A ‘Casa Morra’ fruibile dal pubblico una ricerca che ha coinvolto docenti e studenti di Architettura

Una parentesi architettonica da ricostruire e un genio da studiare e ricercare tra le pagine ancora non scritte della storia dell’Architettura a Napoli. Queste le allettanti motivazioni, non solo accademiche, che hanno condotto ad un protocollo di intesa tra Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale di Aversa, diretto dal prof. Luigi Maffei, e la Fondazione Morra, presieduta da Teresa Carnevale, il cui spazio museale, gestito dal gallerista Giuseppe Morra, ha sede nel maestoso Palazzo Cassano Ayerbo D’Aragona di cui fino a pochissimo tempo fa si sapeva molto poco, almeno da un punto di vista architettonico. Grazie ad un lavoro di ricerca coordinato dalla professoressa Ornella Zerlenga, oggi le informazioni riguardanti questo casino di caccia prima e residenza dei principi d’Aragona poi, oggi archivio di arte contemporanea denominato Casa Morra, sono molte di più e rendono giustizia ad una costruzione per tanto tempo accantonata che merita di essere valorizzata proprio in linea con la mission della Fondazione Morra. Un’indagine che è stata racchiusa nelle tesi di laurea di tre studenti di Architettura e che poi non è rimasta intrappolata tra le mura universitarie ma è scesa sul territorio in occasione della seconda mostra di Casa Morra sotto forma di brochure e video con i quali il team di ricerca ha presentato al pubblico i risultati ottenuti nel campo del rilievo e della rappresentazione della scala monumentale del palazzo. “Il nostro lavoro ha ruotato intorno a questa caratteristica scala sia per spazio che per forma e alla sua discussa attribuzione a uno degli architetti più significativi per la città di Napoli dove ha lasciato una impronta indelebile”, spiega la prof.ssa Zerlenga a capo di una squadra in cui gli aspetti strutturali sono stati curati dalla prof.ssa Claudia Cennamo, il coordinamento grafico dal dottorando di ricerca Vincenzo Cirillo, mentre il referente per eccellenza è stato il prof. Alfonso Gambardella, Preside fondatore della Facoltà di Architettura ad Aversa e profondo conoscitore dell’architetto Ferdinando Sanfelice. Ed è proprio intorno alla sua figura di “architetto scenografo e della meraviglia” che si è svolto il lavoro di indagine per le strade e i palazzi di Napoli impreziositi da una progettualità inedita per il secolo che stavano vivendo e da una reinterpretazione degli elementi architettonici che rivelano anche una funzione prettamente urbana, a partire dal Settecento. “Sanfelice aveva la straordinaria capacità di interpretare la geometria in maniera creativa – aggiunge la prof. ssa Zerlenga – e la scala monumentale a pianta esagonale e dalle visioni multiple ne è un esempio perfetto anche se quella di Palazzo Cassano non è mai stata attribuita ufficialmente all’architetto”. Una grande soddisfazione: questa ricerca è diventata, a partire dall’8 ottobre, un prodotto permanente di Casa Morra e fruibile dai visitatori della galleria. “È stato un regalo che abbiamo fatto alla città di Napoli  – afferma il neolaureato Gianluca Delle Rose – con questo lavoro si ricompone e si completa un puzzle dove noi abbiamo inserito le tessere mancanti. Conoscevo già le opere di Sanfelice, che mi hanno sempre molto affascinato, e sapere di realizzare qualcosa che non era mai stato fatto prima mi ha motivato ancora di più”. “La forma esagonale della scala è stata il nostro principale oggetto di studio confrontandola con quelle firmate da Sanfelice e che sono presenti in altre costruzioni, come Palazzo Capuano – continua Gianluca – La mia tesi è incentrata proprio sull’ipotesi avanzata a conclusione della ricerca, approfondendo tutti gli architetti del Settecento che hanno operato a Napoli, come Gaetano Barba, Giuseppe Astarita, Ferdinando Fuga”. Scoprire, dunque, chi fosse il progettista ignoto della scala di Palazzo Cassano è stata forse l’avventura più emozionante per i ragazzi. Lo conferma Gessica Friello che assieme a Brigida Di Costanzo completa la rosa dei laureati con il massimo dei voti all’interno del Laboratorio di Prova Finale. “Ciò che mi ha entusiasmato di più è il lavoro sul campo, passare quindi dalla teoria alla pratica – spiega la neolaureata – Avendo poca esperienza, questa possibilità di un approccio concreto e materiale non ha potuto altro che farmi piacere. Abbiamo utilizzato per la scala tecniche di rilievo tradizionali e poi siamo passati alla fase di riproduzione e di confronto con altre tesi. La soddisfazione è poi arrivata alla fine del percorso quando abbiamo avuto l’occasione di esporre il nostro lavoro negli spazi di Casa Morra”. Ed è proprio in una specifica fase del progetto che è intervenuto il dottorando di Ricerca in Disegno Vincenzo Cirillo: “ho seguito i ragazzi nelle fasi di rilievo e poi in quelle di riproduzione e modellazione per aiutarli ad esprimere graficamente la scala al meglio e far parlare l’architettura attraverso i disegni con l’inserimento di ombre, spessori e sezioni tridimensionali che ci fanno percorrere la scala in prima persona, immaginando anche le modifiche che sono state fatte nei secoli, in quanto il Palazzo è stato a lungo oggetto di restauro”. 
Claudia Monaco
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