A Chimica Generale arriva la prof.ssa Filomena Rossi

Filomena Rossi. Ha un volto nuovo il Corso di Laurea in Biotecnologie per la salute. Napoletana, classe ‘59, la docente insegnerà alle matricole Chimica Generale, subentrando alla prof.ssa Alessandra Romanelli, trasferitasi all’Università di Milano. Il curriculum da docente associato parla di esperienze didattiche al Dipartimento di Farmacia, al Corso di Laurea in Scienze Biologiche e a Biotecnologie Biomolecolari e Industriali. Il 2 ottobre l’inizio della nuova avventura. Ci arriva con “voglia di far bene ed entusiasmo e con alle spalle la forza di una materia straordinaria che è la Chimica”. Non le manca
familiarità con la sede di via De Amicis: “ho insegnato lì per un anno prima che il Corso di Biotecnologie industriali fosse trasferito a Monte Sant’Angelo. La sede è sicuramente molto buona. Le aule sono ariose. C’è decoro in una struttura nella quale studenti e docenti sono rispettati. L’ambiente ovviamente
condiziona, ma non è tutto. Il riferimento principale resta la materia che affronto con entusiasmo. Spero di riuscire a trasferire ai ragazzi la passione per qualcosa che arricchisca poi il profilo professionalizzante”. Ad attendere i futuri biotecnologi è una Chimica da 9 crediti formativi affrontata con “ragionamento, logica, uso della matematica necessario per capire e risolvere problemi pratici”. In poche parole con metodo scientifico, acquisito step by step: “tutti i professori di Chimica partono dall’atomo. Non si dà nulla per scontato. La materia è diversa da quella affrontata al Liceo, può sortire entusiasmo o scoraggiare. Al primo anno di Università si sconta il non avere le idee chiare”. Come affrontare lo studio per non lasciarsi abbattere? “Vorrei inculcare negli studenti l’idea che non si tratta di una materia mnemonica. Anche se all’inizio può risultare più difficile, è molto meglio cercare di capire
piuttosto che memorizzare un libro di mille pagine”. Nei limiti del possibile un aiuto può arrivare dalle esercitazioni pratiche: “la Chimica è una scienza sperimentale e, come tale, parte da realtà di laboratorio. La reazione non è una fantasia, ma è qualcosa che va affrontato tenendo presente il materiale che si vuole trasformare”. Ovviamente gran parte del lavoro, se non tutto, resta in aula: “porterei fin da subito gli studenti in laboratorio, ma c’è una numerosità da rispettare. Non è possibile far entrare più di venticinque persone per volta, quindi i frequentanti andrebbero suddivisi in tanti gruppi. Il laboratorio è importante, ma non può creare tempi lunghi”. Il progetto: “li porterò in laboratorio sicuramente almeno una volta. Se possibile, anche di più, per poterli coinvolgere”. Sulla parte teorica: “c’è totale sinergia con la prof.ssa Stefania Galdiero (insegna Chimica generale alle matricole pari) su programmi e libri. È importante che i ragazzi non sentano disparità fra matricole pari e dispari e capiscano che ci sono obiettivi condivisi”. In aula adotterà “il Power Point dei libri che metterò a disposizione degli studenti”. A loro, tornati a casa, tocca “prendere in mano il libro. ‘Il libro è un’arma’, diceva Brecht, purtroppo gli studenti di questo secolo non sempre lo sanno. Hanno perso l’uso di un’arma potentissima, preferendo delle scorciatoie che, di fronte a una disciplina come la Chimica, non servono”. Diversi i momenti per testare la preparazione: “ci saranno esercizi di autovalutazione di volta in volta. È un modo per verificare come stanno assimilando i concetti. Seguiranno poi due prove intercorso”. Chi le supera dovrà affrontare a gennaio soltanto l’orale. Chi non le supera, invece, affronterà uno scritto, composto da cinque domande, e un orale. A lezione saranno molti i riferimenti alla realtà: “gli studenti spesso vedono la Chimica come qualcosa di astratto, ma non c’è niente che facciamo, pensiamo e respiriamo che non sia Chimica”.
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