A Scienze del Turismo gli esami di Diritto sono un vero problema

È una modifica del piano di studi apportata un paio d’anni fa ma sta causando notevoli disagi agli studenti di Scienze del Turismo. Da quando, cioè, per ottemperare alle indicazioni ministeriali sui crediti minimi di Diritto da garantire nel percorso di studio ed ai settori scientifico-disciplinari da ricoprire per conservare l’incardinamento nella classe di appartenenza, è stata varata un’organizzazione che assegna, al primo ed al secondo anno, dieci crediti ciascuno di Diritto. Il sistema prevede un unico corso che accoppia fra loro due discipline giuridiche secondo lo schema: Diritto Privato e Diritto del Lavoro al primo anno, Diritto Pubblico e Diritto della Navigazione al secondo anno. Ognuno con un carico assegnato di cinque crediti. Impostazione che si è rivelata ingestibile se l’anno scorso su duecentotrenta immatricolati, solo nove hanno sostenuto l’esame al primo appello e, a distanza di un anno, la situazione si presenta ancora molto critica. Gli studenti sono molto arrabbiati ed hanno le idee molto chiare. “I corsi sono integrati secondo una logica errata dal punto di vista culturale perché se c’è qualche affinità fra Privato e Lavoro, fra Pubblico e Navigazione non ve n’è alcuna. Quest’ultimo, infatti, appartiene al settore del Diritto Commerciale che noi non affrontiamo – dice Federico – Quindi, abbiamo il doppio carico di studiare argomenti che non sono correlati fra loro in poco tempo, dovendo rispettare dei programmi che solo nominalmente sono da cinque crediti. Nei fatti, invece, hanno un peso di gran lunga maggiore. Diritto della Navigazione si contiene entro le trecento pagine circa, ma per Diritto Privato dobbiamo studiare più di ottocento pagine”. “La cosa incredibile è che tre anni fa non era così, c’erano due esami separati di Diritto Privato e Diritto Pubblico da dieci crediti l’uno e gli altri esami giuridici erano a scelta. Nostri colleghi più grandi di noi solo di un anno o due non hanno mai avuto questo problema – interviene Chiara che non riesce proprio a digerire questo stato di cose e sente di aver subito un’ingiustizia – Dicono che dall’anno prossimo tornerà la vecchia organizzazione. E noi? Non si può fare niente per chi si è trovato in questa situazione?”.
Gli studenti hanno un quadro chiaro dei problemi che affliggono il Corso, in maniera non settoriale. “Quando hanno ridisegnato i piani di studio non sono intervenuti solo sugli insegnamenti giuridici ma anche su quelli economici. Per esempio, hanno eliminato Economia Aziendale 2, un intervento del quale non si capisce il senso perché il nostro profilo risulta incompleto. Noi per primi ce ne rendiamo conto”, sottolinea Alessia. “Un piccolo vantaggio lo abbiamo avuto quest’anno perchè, alla fine del corso di Diritto Pubblico, abbiamo svolto una prova intercorso che ci ha permesso di ricapitolare il programma e fare il punto della preparazione. Un’altra assurdità di quest’impostazione è che gli esami dei due corsi devono essere sostenuti lo stesso giorno. A discrezione del Presidente della Commissione si possono dividere gli appelli. Qualche volta è accaduto perché è impensabile poter affrontare due esami lo stesso giorno. Il rischio è che questi si sovrappongano ad altri esami, ed anche questo è successo”, conclude Antonio.
Un docente “Come faccio a ridurre la
Costituzione?”
“Il Corso di Laurea ha deciso di impostare in questo modo i corsi di Diritto, con il voto contrario di tutti i giuristi presenti in Consiglio. Ora stiamo cercando di ragionare intorno alla possibilità di riportare la situazione all’origine perché non è possibile accorpare fra loro materie che appartengono ad ambiti così diversi fra loro e pensare di ridurre dei programmi che sono strutturati in un certo modo per loro natura. Come faccio a ridurre la Costituzione o a spiegare meno articoli?”, sostiene al riguardo il prof. Renato Briganti, titolare della cattedra di Diritto Pubblico, che, a fine novembre, ha svolto un colloquio di fine corso.
A prescindere da questa specifica criticità, anche studenti iscritti alla Magistrale in Progettazione e Gestione dei Sistemi Turistici lamentano la scarsa vicinanza dei corsi di Diritto alla principale vocazione del Corso. “Ricordo che durante il corso di Privato dedicammo una sola lezione al Turismo e che tante bocciature erano imputate al linguaggio giuridico non appropriato. Se noi siamo qui, è perché vogliamo occuparci di gestione alberghiera. Non vogliamo fare i giuristi, c’interessa l’applicazione della legge al nostro campo”, sostengono Roberta Lieto e Laura Ricci. “La mia tesi Triennale affrontava proprio questioni inerenti il Diritto del Lavoro, con un intero capitolo sul turismo che, in sede di discussione, è stato completamente ignorato”, ricorda Arianna Esposito.
“La scarsa aderenza fra l’impostazione di un corso e l’orientamento dell’intero percorso di studi deriva dalle ragioni per le quali Scienze del Turismo è nato: non come progetto culturale, ma per impegnare fondi disponibili. C’è differenza fra la lezione di una persona esperta al tempo stesso di una disciplina e della sua applicazione al Turismo, ed una, pur molto preparata, a cui manca quest’ultimo requisito. D’altronde, non si può negare l’impegno del Presidente del Corso di Laurea, che si è sempre speso molto per la qualità di questo percorso di formazione. Essendo un ricercatore di Geografia Economica, ha sempre avuto bene presente quale potesse esserne lo scopo culturale”, spiega il rappresentante degli studenti Gianni Cigliano, iscritto proprio a Scienze del Turismo, reduce dal primo incontro della Commissione Paritetica in seno al Dipartimento di Scienze Economiche e Statistiche che si è svolto lunedì due dicembre.
Simona Pasquale
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