Per Ismaele, l’io narrante di Moby Dick, il capodoglio era buono e maligno, splendido ed orribile, vulnerabile ed immortale. Achab, il capitano, lo reputava l’incarnazione stessa del male. A padre Mapple quell’enorme cetaceo appariva come uno strumento di Dio, che tramite esso dispensava premi e castighi.
Dalle pagine del romanzo di Herman Melville riecheggia il senso di sacro che caratterizza l’incontro dell’uomo con i grandi abitanti degli abissi. Protagonisti, il 15 ottobre, del convegno promosso alla Facoltà di Veterinaria dall’associazione studentesca Vet in progress.
Paolo De Girolamo, Nicola Maio, Bruno Cozzi, Alessandro Bortolotto ed Enrico Guglielmi hanno raccontato agli studenti i segreti del mondo dei cetacei, il comportamento di questi animali, le patologie delle quali soffrono, l’anatomia che li caratterizza.“Sono animali”, ha detto tra l’altro il professore Cozzi, che insegna all’Università degli studi di Padova ed è uno tra i maggiori esperti italiani di cetacei, “che non stanno mai fermi. Se perdono la forza di muovere la muscolatura dorsale, affondano”. Ha aggiunto: “hanno una cavità addominale molto piccola e una muscolatura ricchissima di mioglobina. La deposizione dei sali di calcio nelle ossa aumenta con l’età ed è un indicatore dell’anzianità dell’animale”. Sono campioni di apnea, i cetacei. Gli zifidi, per esempio, meglio conosciuti come balene con il becco, riescono a scendere fino a 1400 metri di profondità e ci restano anche 40 minuti. I tursiopi solitamente cacciano a 50 metri sotto il livello della superficie marina, ma, in caso di necessità, possono raggiungere anche i 500 metri di profondità.
Il 16 ottobre la manifestazione promossa da Vet in progress è proseguita con gli interventi di esperti in materia di rettili. Le tartarughe di mare, in primis, per tutelare le quali, a Napoli, opera da tempo un centro di recupero e cura gestito dalla stazione zoologica Dohrn ed affidato alla biologa Flegra Bentivegna.
Soddisfatto della partecipazione, Davide Mancuso, rappresentante degli studenti in Consiglio di Ateneo, uno dei ragazzi di Vet in progress i quali hanno organizzato l’iniziativa, attingendo ad un finanziamento dell’università. “Sono stati due giorni estremamente interessanti – dice- Era da tempo che pensavamo a promuovere un incontro come questo, che va nella direzione già indicata dalla riforma dell’ordinamento didattico. Fino all’anno scorso in esso non era previsto lo studio degli animali esotici e non convenzionali. Da circa 4 mesi è cambiato e c’è un corso al quinto anno”. Opportunamente, secondo il Preside della Facoltà, prof. Luigi Zicarelli. “Oggi la professione del veterinario richiede di confrontarsi con nuove attività e nuove competenze. Approfondire lo studio di animali come i delfini, per esempio, consente poi di proporsi ad una serie di istituti, dai delfinari a quelli che operano nel campo della ricerca, fino agli acquari. La professione muta in fretta e non è più come in passato, quando chi conseguiva la laurea in Veterinaria necessariamente apriva uno studio dedicato alla cura dei piccoli animali domestici”.
Fabrizio Geremicca
Dalle pagine del romanzo di Herman Melville riecheggia il senso di sacro che caratterizza l’incontro dell’uomo con i grandi abitanti degli abissi. Protagonisti, il 15 ottobre, del convegno promosso alla Facoltà di Veterinaria dall’associazione studentesca Vet in progress.
Paolo De Girolamo, Nicola Maio, Bruno Cozzi, Alessandro Bortolotto ed Enrico Guglielmi hanno raccontato agli studenti i segreti del mondo dei cetacei, il comportamento di questi animali, le patologie delle quali soffrono, l’anatomia che li caratterizza.“Sono animali”, ha detto tra l’altro il professore Cozzi, che insegna all’Università degli studi di Padova ed è uno tra i maggiori esperti italiani di cetacei, “che non stanno mai fermi. Se perdono la forza di muovere la muscolatura dorsale, affondano”. Ha aggiunto: “hanno una cavità addominale molto piccola e una muscolatura ricchissima di mioglobina. La deposizione dei sali di calcio nelle ossa aumenta con l’età ed è un indicatore dell’anzianità dell’animale”. Sono campioni di apnea, i cetacei. Gli zifidi, per esempio, meglio conosciuti come balene con il becco, riescono a scendere fino a 1400 metri di profondità e ci restano anche 40 minuti. I tursiopi solitamente cacciano a 50 metri sotto il livello della superficie marina, ma, in caso di necessità, possono raggiungere anche i 500 metri di profondità.
Il 16 ottobre la manifestazione promossa da Vet in progress è proseguita con gli interventi di esperti in materia di rettili. Le tartarughe di mare, in primis, per tutelare le quali, a Napoli, opera da tempo un centro di recupero e cura gestito dalla stazione zoologica Dohrn ed affidato alla biologa Flegra Bentivegna.
Soddisfatto della partecipazione, Davide Mancuso, rappresentante degli studenti in Consiglio di Ateneo, uno dei ragazzi di Vet in progress i quali hanno organizzato l’iniziativa, attingendo ad un finanziamento dell’università. “Sono stati due giorni estremamente interessanti – dice- Era da tempo che pensavamo a promuovere un incontro come questo, che va nella direzione già indicata dalla riforma dell’ordinamento didattico. Fino all’anno scorso in esso non era previsto lo studio degli animali esotici e non convenzionali. Da circa 4 mesi è cambiato e c’è un corso al quinto anno”. Opportunamente, secondo il Preside della Facoltà, prof. Luigi Zicarelli. “Oggi la professione del veterinario richiede di confrontarsi con nuove attività e nuove competenze. Approfondire lo studio di animali come i delfini, per esempio, consente poi di proporsi ad una serie di istituti, dai delfinari a quelli che operano nel campo della ricerca, fino agli acquari. La professione muta in fretta e non è più come in passato, quando chi conseguiva la laurea in Veterinaria necessariamente apriva uno studio dedicato alla cura dei piccoli animali domestici”.
Fabrizio Geremicca