Il senso di appartenenza ad una comunità può passare anche attraverso la condivisione di quattro calci ad un pallone. Soprattutto quando nella quotidianità le occasioni di incontro e di socializzazione sono ridotte al lumicino. Vuoi perché le strutture non lo consentono – i punti di aggregazione sono rari – vuoi perché gli studi, in special modo nelle Facoltà scientifiche, sono totalizzanti – altro tempo non c’è se non quello di dedicarsi a complicati esercizi di funanbolismo tra corsi, laboratori, esami e crediti. Non è un caso dunque se Domenico Giudici, rappresentante degli studenti in Consiglio d’Ateneo, citi la “scarsa interazione tra gli studenti di Veterinaria divisi tra due sedi” (Via Delpino e Via Don Bosco) tra le ragioni dell’iniziativa che ha promosso con i suoi colleghi Claudio Esposito, consigliere di Facoltà, e Lorenzo De Rosa, consigliere di Corso di Laurea: la VetCup 2010. Il torneo di calcio ad otto ha coinvolto nel mese di maggio una cinquantina di studenti e ha fatto da apripista alla partecipazione di altre iniziative (ad esempio un convegno sui rapaci, il 15 marzo, all’Orto Botanico). Quattro le squadre impegnate nella competizione giocata sui campi di Salita Scudillo, una per anno di corso. “Non è stato possibile aggregare una compagine del quinto anno perché gli studenti, in questo periodo, sono tutti in giro a svolgere i tirocini presso le aziende con cui la Facoltà ha stipulato delle convenzioni. Si tratta di esperienze utilissime perché si viene a contatto con realtà presenti sul territorio che, diversamente, non avremmo mai conosciuto”, sottolinea Giudici. Otto in totale gli incontri disputati in quattro pomeriggi, sotto l’occhio attento di un arbitro ufficiale FGCI, l’ultimo il 25, mentre andiamo in stampa. A contendersi la palma del primo posto, le squadre del I e del III anno (nell’incontro di andata le matricole hanno dovuto cedere ai veterani per 6 a 3 ma hanno battuto tutti gli altri). “Tifoseria, striscioni sugli spalti ed anche gruppi su facebook”, per incitare la squadra del cuore. Tanto fair play sul campo… anche la partita tra le squadre di III e IV anno, rivali storiche, si è aperta e chiusa con strette di mano. Manuele Apice (IV anno) con 8 goal, il capocannoniere (al momento). Altri marcatori: Michele Maresca (III anno) con 7 reti e Giudici (IV anno) con 3 centri. Coppe e medaglie per i vincitori. La premiazione in Facoltà con il Preside Luigi Zicarelli e con il prof. Aniello Anastasio, ordinario di Igiene, il quale si è detto disponibile ad arbitrare un’altra promettente tenzone: l’incontro tra gli studenti primi classificati a VetCup versus la “Rappresentativa campana Medici veterinari”, formazione con un ricco palmares anche a livello nazionale. Capitano dei professionisti, il dott. Sante Roperto, ricercatore confermato presso la sezione Malattie Infettive del Dipartimento di Patologia e Sanità Animale, il quale, è notizia di questi giorni, ha potuto brindare per un successo di tutt’altra natura: la pubblicazione sulla prestigiosa rivista PLoS ONE di un importante studio realizzato nell’ambito di un progetto di ricerca di interesse nazionale (Prin 2007), di cui è responsabile scientifico, sugli agenti infettivi e tumori della vescica del bovino.
VetCup non si è ancora chiusa e già si pensa alla prossima edizione. “Una iniziativa da replicare”, dice Giudici. E anticipa: “adotteremo la formula a gironi”. Un incoraggiamento alla squadra che avrà ricevuto in premio, per le sue performance non proprio brillanti, la ‘cucchiarella di legno’, come da tradizione del rugby per il team che perde tutte le partite o arriva in coda al torneo. Il fine di queste iniziative più che vincere è condividere. Sentirsi gruppo più che nomadi. (pa.)
VetCup non si è ancora chiusa e già si pensa alla prossima edizione. “Una iniziativa da replicare”, dice Giudici. E anticipa: “adotteremo la formula a gironi”. Un incoraggiamento alla squadra che avrà ricevuto in premio, per le sue performance non proprio brillanti, la ‘cucchiarella di legno’, come da tradizione del rugby per il team che perde tutte le partite o arriva in coda al torneo. Il fine di queste iniziative più che vincere è condividere. Sentirsi gruppo più che nomadi. (pa.)