Ad Ingegneria Industriale “numeri da piccolo Ateneo piuttosto che da Dipartimento”

La prof.ssa Rita Maria Antonietta Mastrullo, docente di Fisica Tecnica, dal primo gennaio ha assunto l’incarico di Direttore del Dipartimento di Ingegneria Industriale. È subentrata al prof. Antonio Moccia. Le elezioni si sono svolte ad ottobre e Mastrullo, unica candidata, ha fatto il pieno dei consensi. È andato alle urne il 90% circa degli aventi diritto e, al netto di poche schede bianche, gli elettori hanno indicato tutti il nome della professoressa. Già Direttore di Dipartimento (quello di Energetica e Termofluidodinamica Applicata e Condizionamenti Ambientali) prima della riforma, senatrice accademica, la docente non è nuova ad incarichi istituzionali. “Il nuovo compito – riflette – sarà un onore ed un impegno. La struttura è complessa, basti pensare che quando nacque, sei anni fa, mise insieme cinque dei vecchi Dipartimenti della Facoltà di Ingegneria, ciascuno con una sua specificità e tradizione culturale. Il primo compito di un Direttore, o almeno uno dei primi, è quello di valorizzare le diverse componenti in un quadro unitario. Parto da un contesto favorevole sia per l’ottimo lavoro che ha svolto il mio predecessore Moccia sia perché il risultato elettorale dimostra che c’è stata coesione e concordia sulla mia candidatura”.
Quali parole sintetizzano gli obiettivi del suo mandato?
“Le parole chiave sono partecipazione e condivisione. Sono due concetti che ritengo in generale fondamentali e che diventano tanto più indispensabili quanto più sia necessario governare una struttura complessa”. 
Quali sono i numeri del Dipartimento di Ingegneria Industriale?
“Ne cito alcuni che possono aiutare a comprendere ciò di cui stiamo parlando. Il Dipartimento ha dodici Corsi di Laurea – sei Triennali e sei Magistrali – e gli iscritti alle Lauree Triennali rappresentano il 10% del totale degli studenti della Federico II. Ogni anno si immatricolano in media circa 2000 persone. I docenti sono 125. Quaranta i tecnici e gli amministrativi. Sono numeri da piccolo Ateneo piuttosto che da Dipartimento”. 
Relativamente alla didattica quali sono le priorità da affrontare?
“C’è un dato dal quale non si può prescindere, quello del tasso di abbandono. Tra il primo ed il secondo anno della Laurea Triennale getta la spugna il venti per cento degli immatricolati. Uno su cinque. Rispetto ad alcuni anni fa sono stati compiuti grandi progressi, perché il tasso di abbandono era ancora più alto, ma occorre uno sforzo ulteriore per contrastare l’abbandono. Va fatto in due direzioni. La prima: intensificare i rapporti con le scuole e, se possibile, anticiparli dall’ultimo al penultimo anno delle superiori. I ragazzi delle scuole devono venire da noi e noi dobbiamo andare da loro, nelle aule, per spiegare bene in cosa consista lo studio di Ingegneria, quali competenze richiede e quale impegno. Serve un lavoro continuo e capillare che vada oltre la semplice giornata di orientamento in Ateneo. Per due motivi: da un lato evitare che ci si immatricoli alla leggera, sottovalutando l’impegno, dall’altro mettere in condizione gli studenti del quarto anno che siano davvero determinati a venire da noi, ma hanno lacune serie in alcune materie, per esempio matematica, a moltiplicare gli sforzi nel corso dell’anno scolastico per non trovarsi impreparati quando si immatricoleranno ad Ingegneria”.
Didattica, “individuare
le criticità che possono 
complicare inutilmente
la vita agli studenti”
La seconda direzione: “Migliorare il tutorato nel corso del primo anno universitario. Credo molto in questo strumento perché può davvero aiutare chi è in difficoltà a non sentirsi solo, ad affrontare gli ostacoli senza demoralizzarsi. Una buona guida risulta spesso determinante. Sempre sul versante della didattica, mi riprometto inoltre, con l’indispensabile collaborazione dei colleghi, di avviare un monitoraggio costante dei Corsi di Laurea, per individuare le criticità che possono complicare inutilmente la vita agli studenti. Magari un esame con un carico didattico eccessivo in rapporto ai crediti. Sono situazioni che possono verificarsi ed è bene siano corrette in tempo reale o quasi”. 
Sono stati risolti i problemi di sovraffollamento che, fino a qualche tempo fa, rendevano l’esordio degli immatricolati ad alcuni Corsi di Laurea – per esempio Meccanica e Gestionale – una corsa ad ostacoli per accaparrarsi una sedia ed una postazione decente in aula?
“In gran parte sì, anche per merito dei nuovi spazi che abbiamo avuto nel complesso di San Giovanni a Teduccio, a Napoli est. Non tutto è perfetto, ovviamente, ma la situazione è nettamente migliorata rispetto al recente passato”. 
Quali obiettivi perseguirà il Dipartimento nel prossimo triennio per quanto concerne la ricerca?
“Abbiamo sfiorato la qualifica di Dipartimento di eccellenza l’anno scorso.  È mancato pochissimo. Naturalmente proveremo a conseguire l’obiettivo che non abbiamo raggiunto e sono fiduciosa che possiamo farcela. Sono arrivati ottimi giovani ricercatori, dotati di competenze di eccellenza, i quali, ben guidati e motivati, potrebbero conferire al Dipartimento quel qualcosa in più che ci permetta di raggiungere il traguardo”. 
È un Dipartimento che ha problemi di risorse o quelle che arrivano sono sufficienti a gestire bene la macchina?
“Le risorse sono sempre poche, nel senso che ci si auspicherebbe di averne di più. Mi piacerebbe per esempio avere qualcosa in più alla voce spese del personale per trattenere i giovani bravi, per esempio i dottorandi od i ricercatori di primo livello, che a volte si spostano altrove alla ricerca dei propri spazi e di opportunità. Ciò detto, il Dipartimento riesce ad attrarre importanti risorse e finanziamenti dall’esterno, per esempio attraverso l’attività di ricerca per conto terzi. Siamo una eccellenza e questo ci viene riconosciuto”. 
Vuol rivolgere un saluto agli studenti?
“Con piacere. Tengo a dire loro che saranno sempre centrali nei ragionamenti che faremo nel corso del mio mandato alla guida del Dipartimento. Se proprio devo vedermi in una ottica aziendalista, allora dico che il mio prodotto principale, quello che giustifica il lavoro che svolgo, è il laureato che formo. Ci possono essere valutazioni di qualità positive, premi e brevetti – fanno piacere e sono importanti, non lo nego – ma la migliore gratificazione che possa avere un docente del Dipartimento di Ingegneria Industriale è che i suoi laureati vadano per il mondo e si facciano valere per le competenze acquisite durante il loro percorso universitario. Quando accade – fortunatamente qui ad Ingegneria non succede raramente, tutt’altro – significa che noi docenti abbiamo lavorato bene, abbiamo raggiunto l’obiettivo”. 
Fabrizio Geremicca
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