Alberto Blasco: da Madrid un difensore dal cuore un po’ blanco e un po’ azzurro

Alberto Blasco ha 24 anni. Ha frequentato Giurisprudenza in Spagna per tre anni, prima di abbandonare l’Università e trasferirsi a Londra per migliorare il suo inglese. Adesso è una matricola di Economia Aziendale alla Federico II. Si è trasferito a Napoli da undici mesi per raggiungere la sua giovane fidanzata geometra conosciuta in Inghilterra. Ha il cuore blanco, come la casacca del Real Madrid, ma ammette che prima di conoscere i napoletani non immaginava che un popolo potesse amare in maniera così viscerale una squadra di calcio. Il pallone lo vive da tifoso, ma non solo. Alberto gioca a calcio a 5 dai tempi della scuola media. Un’abitudine che iniziava a mancargli nella sua nuova vita partenopea. Così è arrivato al CUS, dove ha iniziato ad allenarsi due volte a settimana. Alberto, per tre anni hai studiato Giurisprudenza in Spagna. Adesso Economia Aziendale alla Federico II. Come ti trovi qui? “Tra le  due esperienze universitarie c’è stato un anno trascorso a Londra. Mi ero trasferito lì per migliorare l’inglese. In Inghilterra ho conosciuto la mia fidanzata, che è napoletana. Quindi sono arrivato in Italia. ANapoli mi trovo molto bene. All’inizio era difficile seguire i corsi, perché non conoscevo la lingua. Ora, però, va meglio. Al primo semestre ho sostenuto Diritto Privato, Economia Aziendale e Metodi Matematici”. Cosa ti manca di Madrid? “Un po’ l’organizzazione cittadina, soprattutto per quanto riguarda i trasporti. Poi la famiglia”. Di Napoli, invece, cosa ti ha colpito? “I paesaggi. Vivo a Pozzuoli,
vicino al mare. È uno spettacolo”. Paesaggi e basta? “Qui si mangia benissimo. Anche in Spagna a cucina non è male. Anzi, prima di trasferirmi credevo fosse il posto migliore al mondo dove mangiare, poi ho dovuto cambiare idea”. Piatto preferito che hai assaggiato da noi? “La lasagna di mia suocera. È lei che mi ha cucinato cose tipiche del posto come casatiello e salsicce e friarielli”. Non solo cucina. Napoli e Madrid hanno in comune anche la passione per il calcio. Quando inizia la tua avventura da calciatore? “Ho cominciato a giocare a calcio a 5 a sei anni, nella squadra della scuola media. Mi sono fermato soltanto negli ultimi tre anni per esigenze di studio, poi ho deciso di riprendere”. Adesso ti stai allenando al CUS. Come hai conosciuto il Centro di via Campegna? “Stavo parlando di calcio con un mio compagno di Università. Gli ho chiesto se a Napoli ci fosse una squadra con la quale potermi allenare e mi ha presentato questa opportunità. Ho contattato Mister Russo e ho iniziato ad allenarmi. Le strutture sono belle e l’ambiente è molto buono. Non giocavo da un po’ di anni. È stato bello tornare a calcare il campo, anche se diverso da come facevo nel mio paese”.Cioè? “Io sono abituato a giocare
nei palazzetti. Qui, invece, mi alleno all’aperto il martedì e il giovedì, sempre se non gioca il Napoli, altrimenti…”. Altrimenti? “Altrimenti si sposta l’allenamento. Ho visto che la gente, qui, ama la squadra di calcio cittadina in un modo che mai avevo visto prima in vita mia. Io tifo Real Madrid. La mia squadra è molto importante, ha vinto tanto, eppure il bene che i napoletani mostrano verso il Napoli non l’ho mai visto altrove”. Real e Napoli, che nell’ultimo mese si sono sfidate in Champions League, la più importante manifestazione europea. Un derby per te? “Ho tifato Real, sono sincero.
 Ma in Italia la mia squadra è sicuramente il Napoli”. Un giocatore del Real al quale ti ispiri? “Sono difensore da sempre, quindi dico Sergio Ramos. Ma il mio preferito è il centrocampista croato Luka Modric”. Del Napoli, invece? “Koulibaly. Non credevo fosse così forte. È bravissimo come difensore. Poi c’è Mertens che sta facendo molto bene. Al Napoli, però, servirebbe un portiere perché Reina, spagnolo come me, non sempre mostra sicurezza”. Obiettivi per il futuro da calciatore e studente? “Unire il calcio e l’Economia nella professione del futuro. Inoltre, dopo aver vissuto in grandi città come Madrid, Londra e Napoli, non mi dispiacerebbe trasferirmi in un posto più piccolo e meno caotico”.
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