Allenare la mente prima di andare a letto migliora la qualità del sonno

“Fino a poco tempo fa c’era l’idea che le persone insonni non dovessero fare cose attivanti la sera, prima di andare a dormire. Niente giochi, né schermi luminosi interattivi. Dalla ricerca effettuata viene fuori che questa credenza popolare non è affatto vera. Le persone con sonno disturbato, se allenano la mente poco prima di andare a letto, hanno un miglioramento della qualità del sonno. L’allenamento cognitivo aiuta a mantenere il sonno rendendolo più regolare”, il prof. Gianluca Ficca, Direttore Laboratorio del Sonno Dipartimento di Psicologia dell’Università Vanvitelli, spiega i risultati ottenuti da uno studio svolto in collaborazione con il Dipartimento NEUROFARBA (Dipartimento di Neuroscienze, Psicologia, Area del Farmaco e Salute del Bambino) di Firenze. Insonni senza speranza, a dispetto di quanto dicevano le mamme, cimentarsi in giochi come Ruzzle prima di andare a dormire aiuta e migliora la qualità del nostro sonno. “L’esperimento è avvenuto in Laboratorio e ha interessato la parte del riposo diurna. 38 studenti universitari (23 donne, 15 uomini) in buona salute hanno effettuato sonnellini pomeridiani dopo aver giocato a qualche sessione di Ruzzle. C’è chi dorme abitualmente e quindi il sonno risulta continuo. Quelli che invece non lo fanno di base hanno un sonno frammentario, discontinuo, superficiale”. Su questo sonno discontinuo: “si è cercato di capire se un nostro intervento potesse avere un impatto sul sonno. Far eseguire delle sessioni di Ruzzle intensivo ha portato miglioramenti. Lavoriamo sull’idea che quando il cervello dorme, quest’ultimo continua a riposare in modo intelligente”. Le informazioni ricevute in veglia di fatto vengono integrate con quelle preesistenti in un sistema utile: “Per far avvenire questo meccanismo, il sonno deve essere continuo. Se si imparano cose prima dell’addormentamento queste poi vengono rielaborate e riprocessate dal cervello”. Un po’ come ci dicevano a scuola: ripetere la poesia poco prima di andare a letto per ricordarla meglio il giorno dopo. “Il Ruzzle determina un apprendimento motorio, si innescano strategie per comporre le parole con le lettere che valgono di più. Il sonnellino preceduto dal training è caratterizzato da un aumento della durata totale di sonno, accompagnato da una riduzione della latenza di sonno (il tempo impiegato ad addormentarsi dopo lo spegnimento della luce) e da un aumento dell’efficienza, dovuto alla riduzione della frequenza dei risvegli. La durata del sonno aumenta in media di 17 minuti in 31 soggetti (circa il 20 per cento in più) mentre il tempo impiegato a riaddormentarsi, detto “latenza di sonno” è ridotto in media di 4’10” (circa il 25% in meno)”. La scoperta dei ricercatori dell’Ateneo Vanvitelli è stata pubblicata sulla rivista internazionale Behavioral Sleep Medicine. Una migliore qualità del sonno contribuisce a migliorare la qualità della vita, tanto che la scoperta sta andando avanti nella controparte notturna. “Se le sessioni di training funzionano di pomeriggio – continua Sicca – funzioneranno anche di notte, per chi ha un sonno disturbato”. In quel caso il Protocollo cambia: anziché studiare i soggetti in Laboratorio, si studia ognuno a casa propria nella tranquillità del proprio letto. “Gli studenti sono stati dotati di un poligrafo, una sorta di registratore portatile da usare a casa. I soggetti attualmente sono in fase di sperimentazione (sempre fra Napoli e Firenze), a breve speriamo di poter pubblicare anche i dati della seconda fase”. 
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