Provengo da un istituto tecnico e, nell’albero genealogico della mia famiglia, non c’è neanche un medico. Non è stato facile, il percorso è abbastanza lungo, per cui c’è bisogno di notevoli sacrifici ed energie”. E’ l’esperienza di Giuseppe, 27enne fuori-sede, originario di Procida, laureando in Medicina che vorrebbe diventare pediatra. Lo scoglio del biennio, come per la maggior parte degli studenti: Anatomia. “Il programma è ampio con tante nozioni da memorizzare, e i docenti si basano su un range di voti molto ristretto”. “Quando studio, mi impegno al massimo perché penso che, un giorno, dovrò applicare ciò che leggo a persone malate”, conclude Giuseppe. I primi due anni sono i più duri anche per l’approccio alle materie di base che possono apparire lontane dalle scienze mediche. “Tra Chimica, Fisica e Biologia, all’inizio non sembra nemmeno di essere a Medicina – afferma Angelo Caiazzo, 24 anni di Pomigliano d’Arco, rappresentante degli studenti in Consiglio di Dipartimento – La presenza, poi, è obbligatoria, quindi ogni mattina ci si ritrova in aula più o meno fino alle 15, ma non è finita lì perché è importante studiare quotidianamente. Non nascondo che, sotto esame, cerco di limitare le uscite”. Il consiglio di Angelo alle neo-matricole: “Non c’è bisogno di essere geni per studiare Medicina, ma di passione e costanza nello studio”. Riguardo i test d’ingresso, “è un terno al lotto, dove la componente caratteriale gioca molto, non fatevi prendere dall’ansia!”.
Le lezioni del Corso di Laurea napoletano si tengono nelle strutture di S. Patrizia e S. Andrea delle Dame. “Le sedi sono fatiscenti – afferma Maria Francesca Muscio, laureanda che pensa alla Specializzazione in Ginecologia – non ci sono molti spazi per lo studio. Quando, poi, dal terzo anno, si cominciano le attività professionalizzanti svolte nei reparti di svariati ospedali, sembra di non avere più un punto di riferimento”. I pareri sono discordanti. Secondo Carmine Sellitto, 23enne di Castel S. Giorgio, al quinto anno, “vedere diverse strutture ospedaliere fa accumulare esperienza”. “In reparto, all’inizio impariamo a fare prelievi, l’anamnesi, l’auscultazione e girare tra le strutture ci fa entrare in contatto con realtà diverse”, afferma Carmine, in perfetta regola con gli esami: “Ho cercato sempre di seguire il consiglio dei docenti del primo anno, i quali ci hanno raccomandato di studiare circa otto ore al giorno, comprese le lezioni, quando ci sono. Ed è quello che dovrebbero fare tutti per non avere intoppi”.
Le lezioni del Corso di Laurea napoletano si tengono nelle strutture di S. Patrizia e S. Andrea delle Dame. “Le sedi sono fatiscenti – afferma Maria Francesca Muscio, laureanda che pensa alla Specializzazione in Ginecologia – non ci sono molti spazi per lo studio. Quando, poi, dal terzo anno, si cominciano le attività professionalizzanti svolte nei reparti di svariati ospedali, sembra di non avere più un punto di riferimento”. I pareri sono discordanti. Secondo Carmine Sellitto, 23enne di Castel S. Giorgio, al quinto anno, “vedere diverse strutture ospedaliere fa accumulare esperienza”. “In reparto, all’inizio impariamo a fare prelievi, l’anamnesi, l’auscultazione e girare tra le strutture ci fa entrare in contatto con realtà diverse”, afferma Carmine, in perfetta regola con gli esami: “Ho cercato sempre di seguire il consiglio dei docenti del primo anno, i quali ci hanno raccomandato di studiare circa otto ore al giorno, comprese le lezioni, quando ci sono. Ed è quello che dovrebbero fare tutti per non avere intoppi”.