Arte e scienza, incontro possibile

È possibile far incontrare la scienza con l’arte? La risposta affermativa l’hanno fornita le trecentocinquanta presenze registrate ad “Art and Science across Italy”, l’iniziativa organizzata il 2 aprile presso i Dipartimenti di Ingegneria e di Scienze e Tecnologie al Centro Direzionale. Promossa dalla prof.ssa Camilla Di Donato, si è rivolta agli studenti dei Licei di Napoli e provincia. Lo scopo: guidare i giovani alla ricerca di una contaminazione tra scienza ed arte. “Art and Science è una bellissima iniziativa che, in origine, nasce nel contesto della fisica. Possiamo dire che la sua durata sia di un anno. Gli studenti che hanno partecipato all’incontro hanno ricevuto degli stimoli che convoglieranno nella realizzazione di un progetto che presenteranno tra un anno. Ci sarà un premio regionale e nazionale”, spiega il prof. Maurizio Migliaccio. Quale l’idea alla base dell’evento? “Come la scienza può servire l’arte, l’arte può servire per la scienza. Cosa vuol dire che la scienza può avere effetti sull’arte? Le nuove tecnologie hanno sempre portato un’innovazione nelle forme espressive artistiche. L’innovazione scientifica e tecnologica ha contribuito all’arte e alle nuove forme d’arte, pensiamo al cinema, alla fotografia con i droni”. Ma il contrario, ovvero che l’arte possa dare un contributo alla scienza, sembra meno ovvio. Prosegue il docente: “Il fine dell’arte è creare rapporti simbiotici di collegamento tra un soggetto e un oggetto. L’arte è ricerca della bellezza, è passione, ma anche ingegno. E questi sono gli ingredienti anche della scienza”. Non è solo questione di metodo: “Facciamo un esempio. In un bravo scrittore si combinano metodologia e rigore nel raccogliere appunti. Ma se fosse solo questo sarebbe un archivista e non uno scrittore. Per essere tale, deve introdurre uno spunto innovativo e appassionante. Lo stesso vale per la scienza: ci sono delle procedure, ma non solo quelle, perché altrimenti l’uomo potrebbe essere sostituito da un computer. Quel quid che rende l’arte veramente arte, che la rende unica, è la spinta a cercare qualcosa che nessuno ha mai visto prima. Ed è lo stesso per la scienza”. La risposta degli studenti è stata entusiasta: “I ragazzi si sono mostrati interessati e curiosi. L’obiettivo dell’incontro era anche invitarli a guardarsi intorno con gli occhi di un bambino e meravigliarsi. Tra un anno, nei loro progetti, vedremo i risultati degli stimoli che hanno ricevuto”.
Un altro motivo di soddisfazione per il Dipartimento di Ingegneria: la pubblicazione sulla prestigiosa rivista Nature Communications dell’articolo “Magnetization reversal driven by low dimensional chaos in a nanoscale ferromagnet”, frutto di una ricerca nata da un lungo lavoro guidato dai professori Massimiliano d’Aquino della Parthenope e Claudio Serpico del Dipartimento di Ingegneria Elettrica e delle Tecnologie dell’Informazione della Federico II in collaborazione con la University of California Irvine (UCI).Il lavoro riguarda i magneti e le strutture microscopiche dei magneti viste come un modello caotico. Un esempio tratto dal mondo reale per comprendere meglio il campo di applicazione di questa ricerca: gli hard disk dei computer o le memorie dei cellulari che il mercato richiede di dimensioni sempre più piccole, ma capaci di contenere sempre più informazioni.
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