Una ragazza cammina lungo i corridoi dell’aulario vecchio di Monte Sant’Angelo, guardando attentamente le indicazioni riportate alle pareti. “Scusa, sai dov’è un altro bagno?”. “Più avanti, ma non so dirti niente sulle condizioni”. “Purtroppo è una necessità”. Un semplice scambio di parole basta a fotografare lo stato dei servizi e delle strutture del complesso universitario, dopo vent’anni di onorato servizio. La studentessa si è lasciata alle spalle un bagno con porte divelte e accessi sigillati dal nastro isolante ed in tutta la struttura, tanto nei luoghi comuni, quanto nei Dipartimenti, la situazione non è più rosea. I disagi non si limitano ai soli servizi igienici. Controsoffittature a pezzi, impianti di condizionamento a singhiozzo, banchi rotti o sradicati, sedie mancanti, polvere e insetti ovunque. In queste condizioni hanno svolto le prove di ammissione circa 18mila persone nel mese di settembre. Perché tanto abbandono? “Abbiamo fatto presente, ben quattro mesi fa, che l’impianto di condizionamento non funzionava e abbiamo fatto pressione sui tecnici dell’Ateneo affinché ripristinassero delle condizioni accettabili, nelle aule e nelle biblioteche. Purtroppo sono di competenza del Polo delle Scienze Umane e Sociali (SUS) solo le aule comprese fra la A1 e la A4 e l’edificio in cui si trovano i Dipartimenti di Economia. Tutto il resto è di competenza del Polo delle Scienze e delle Tecnologie. Nonostante questo, l’aria condizionata era stata ripristinata e poi si è di nuovo interrotta”, racconta Gianni Cigliano, rappresentante degli studenti presso il Consiglio del Polo SUS che durante la primavera si è riunito per approvare le gare d’appalto. In particolare, nel corso della seduta dell’8 aprile, ha approvato i bandi relativi agli interventi di manutenzione delle centrali termiche e degli impianti di climatizzazione estiva ed invernale (il termine ultimo per presentare un’offerta è scaduto il 26 settembre, le informazioni sono disponibili sul sito del Polo), degli arredi infissi e impianti igienico-sanitari, dell’importo, rispettivamente, di 150mila, 98mila e 50mila euro circa l’anno ciascuno, per una copertura di quattro anni per il primo e di due per gli altri a partire dal primo novembre di quest’anno. Nel frattempo, dove si renda necessario e possibile, i Dipartimenti provvedono da soli. “Ci sono iniziative da parte del Polo per il potenziamento degli impianti, ma è ovvio che questi vanno visti alla luce delle peculiarità di ciascun Dipartimento – dice il prof. Pasquale Maddalena, Direttore del Dipartimento di Fisica – Nel nostro caso, l’utilizzo di macchinari e la presenza costante di un elevato numero di persone in biblioteca ci ha spinti a potenziare autonomamente l’impianto di condizionamento. Nel caso di studi o laboratori, provvedono direttamente i responsabili dei progetti con fondi propri. Tuttavia il Dipartimento non si può sostituire all’Ateneo, non ne avrebbe nemmeno le capacità economiche”. Per quanto riguarda la pulizia delle strutture, invece, a luglio di quest’anno, il Polo ha aggiudicato gli appalti, per un importo complessivo di circa 16milioni di euro, per gli edifici del centro storico e di Monte Sant’Angelo (notizie reperibili sul sito del Polo). “Un’offerta economica nel complesso più bassa rispetto al passato, con considerevole risparmio per l’Ateneo, con la possibilità di destinare a progetti di formazione e ricerca parte dei fondi destinati alle strutture, una necessità visti i tagli. I tempi, purtroppo, sono lunghi, la procedura burocratica è talmente contorta che nel tempo che passa tra la fine di un contratto ed il subentro di una nuova ditta si rischia di avere delle interruzioni alle quali si ottempera, in genere, prolungando i contratti in emergenza. Di solito si fa di tutto per garantire la non interruzione del servizio”, conclude Maddalena.
Intanto, nell’interregno fra un regime e l’altro, chi frequenta il campus soffre. Serena Velotti studia alla Facoltà di Economia: “le condizioni sono indecenti. In alcuni bagni manca perfino la luce e nelle aule fa caldissimo e piove. Per seguire il corso di recupero di Microeconomia ci siamo dovuti trasferire dalle aule A alle T”. “I condizionatori funzionano al contrario, d’inverno raffreddano e in estate sono spenti”, sottolinea Mina Cerbone, studentessa di Economia Aziendale. Serena Majorana e Chiara Grangio sono iscritte a Scienze del Turismo e apprezzano abbastanza la sede universitaria che frequentano: “ne conosciamo di molto peggiori, però dipende anche dalle aule. Le A sono abbastanza areate, lasciando aperte le porte si riesce a stare abbastanza bene. Nelle B, invece, non c’è lo stesso ricambio d’aria e, come se non bastasse, ci sono delle vetrate esposte al sole, che creano una specie di effetto serra. In compenso nelle aule T, d’inverno, fa freddo”. Altro discorso, invece, per quanto riguarda la pulizia dei bagni. “Non ci sono commenti – proseguono le ragazze – tentiamo di evitare quelli delle aree comuni e ne cerchiamo altri, più riservati e meno frequentati”. Francesco Ruggiero studia Economia Aziendale: “il condizionamento non funziona, in aula fa caldo e quando si è in molti a seguire le porte restano aperte. Anche i professori hanno difficoltà a fare lezione”. “Siamo rovinati – dice senza mezzi termini Valentina Campo, iscritta ad Economia Aziendale – Il primo anno pioveva in aula e non c’erano finestre. La pulizia è fatta bene, se i bagni e gli spazi sono sporchi e vandalizzati è più che altro colpa dei ragazzi”. Un richiamo che anche Gianni, da rappresentante, sente di dover fare: “sicuramente, una parte della responsabilità dello stato in cui versano le strutture è anche degli studenti”. (Simona Pasquale)
Intanto, nell’interregno fra un regime e l’altro, chi frequenta il campus soffre. Serena Velotti studia alla Facoltà di Economia: “le condizioni sono indecenti. In alcuni bagni manca perfino la luce e nelle aule fa caldissimo e piove. Per seguire il corso di recupero di Microeconomia ci siamo dovuti trasferire dalle aule A alle T”. “I condizionatori funzionano al contrario, d’inverno raffreddano e in estate sono spenti”, sottolinea Mina Cerbone, studentessa di Economia Aziendale. Serena Majorana e Chiara Grangio sono iscritte a Scienze del Turismo e apprezzano abbastanza la sede universitaria che frequentano: “ne conosciamo di molto peggiori, però dipende anche dalle aule. Le A sono abbastanza areate, lasciando aperte le porte si riesce a stare abbastanza bene. Nelle B, invece, non c’è lo stesso ricambio d’aria e, come se non bastasse, ci sono delle vetrate esposte al sole, che creano una specie di effetto serra. In compenso nelle aule T, d’inverno, fa freddo”. Altro discorso, invece, per quanto riguarda la pulizia dei bagni. “Non ci sono commenti – proseguono le ragazze – tentiamo di evitare quelli delle aree comuni e ne cerchiamo altri, più riservati e meno frequentati”. Francesco Ruggiero studia Economia Aziendale: “il condizionamento non funziona, in aula fa caldo e quando si è in molti a seguire le porte restano aperte. Anche i professori hanno difficoltà a fare lezione”. “Siamo rovinati – dice senza mezzi termini Valentina Campo, iscritta ad Economia Aziendale – Il primo anno pioveva in aula e non c’erano finestre. La pulizia è fatta bene, se i bagni e gli spazi sono sporchi e vandalizzati è più che altro colpa dei ragazzi”. Un richiamo che anche Gianni, da rappresentante, sente di dover fare: “sicuramente, una parte della responsabilità dello stato in cui versano le strutture è anche degli studenti”. (Simona Pasquale)