Buon piazzamento per gli studenti napoletani alla International Law Moot Court in Grecia

Un ottimo risultato per la squadra federiciana che ha partecipato alla seconda edizione della International Law Moot Court & Conference, tenutasi dal 2 al 6 aprile a Kavala, in Grecia. Il team della Federico II, composto da quattro studenti della Facoltà di Giurisprudenza – due allievi della prof.ssa Carla Masi Doria e due allievi del prof. Cosimo Cascione -, ha ottenuto il terzo posto nella classifica generale, perdendo poi la cosiddetta ‘piccola finale’ contro la squadra di Cambridge e classificandosi dunque quarta. Una sorpresa per Paolo Mammola, Francesco Verrico, Federica Miranda e Marco Salzano de Luna, che non avevano mai preso parte a una manifestazione del genere ed erano consapevoli di partire svantaggiati a causa della scarsa dimestichezza con la lingua ufficiale della competition, l’inglese. “Per noi era tutto nuovo”, dicono, “ma grazie allo studio approfondito abbiamo ottenuto una grande soddisfazione”.
La International Law Moot Court & Conference è una simulazione processuale strutturata secondo lo schema di common law, organizzata come un torneo. Vi partecipano 8 squadre, di cui 4 vengono eliminate da una giuria composta da alcuni degli accademici accompagnatori. Quelle che rimangono vanno alle semifinali e alle finali. Il caso di quest’anno era ambientato in periodo giustinianeo e coinvolgeva diversi istituti del diritto romano. Oxford, Cambridge, Liège, Tubingen, Trier, Vienna e Atene sono le università con le quali la Federico II, unico ateneo italiano all’evento, si è trovata a competere. Gli studenti napoletani hanno mantenuto alto il nome della scuola romanistica federiciana, affermandosi come quelli tecnicamente più preparati. “Sono molto felice e soddisfatta”, dice la prof.ssa Masi Doria, docente di Storia del diritto romano e Direttore del Dipartimento di Studi romanistici. “E’ stata un’esperienza culturalmente ed umanamente molto intensa per i ragazzi, che hanno avuto modo di confrontarsi con studenti di altri paesi europei. E’ stato arricchente anche per noi docenti, spero si possa ripetere”.
“Andavamo lì solo per partecipare”, racconta Francesco Verrico, “quindi non immaginavamo di riportare un risultato così soddisfacente. Durante la simulazione, però, abbiamo capito di essere tra i più preparati in diritto. Per quanto riguarda la conoscenza dell’inglese siamo piuttosto indietro rispetto agli studenti delle altre università europee, però il latino gli altri non sapevano nemmeno dove stesse di casa…”. Federica Miranda, l’unica ragazza del gruppo, sottolinea che le altre squadre erano più preparate anche sotto altri profili. “A differenza nostra, sapevano benissimo cosa dovevano affrontare, perché partecipano molto spesso a manifestazioni del genere”, dice, “la Moot Court Competition non fa parte della nostra cultura e noi non sapevamo nemmeno come ci dovevamo rivolgere ai giudici. Ma siamo stati i più precisi sugli istituti, e questo ci ha premiato. Dobbiamo tutto al lavoro dei professori e degli assistenti che ci hanno seguito durante lo studio del caso e ci hanno aiutato tantissimo”. “All’inizio eravamo un po’ scoraggiati, proprio perché era la prima volta per noi”, racconta ancora Federica, “ma già dopo il primo incontro abbiamo tirato fuori una grinta e una competitività incredibile, su cinque sfide ne abbiamo vinte tre, e siamo arrivati terzi nella classifica generale scavalcando Oxford. Molti professori ci hanno fatto i complimenti”. 
Kavala non è stata soltanto gara. Il contatto con altre realtà e stili di vita universitaria, le escursioni per visitare siti archeologici (la finale si è tenuta nell’antico Foro di Filippi), la cena di gala con la proclamazione dei vincitori sono ricordi che resteranno impressi a lungo nella memoria degli studenti che hanno partecipato. “Tante cose mi hanno colpito”, dice Verrico, “a cominciare dalle tradizioni delle università inglesi: sport, vita comunitaria, esami in toga. La cena di gala è stata per noi la prima uscita in smoking, i ragazzi inglesi invece organizzano serate di questo tipo una volta la settimana. Inoltre è stato molto bello girare lì intorno, ci hanno fatto visitare anche i luoghi del caso oggetto della competition, abbiamo scoperto che si trattava di una doppia vicenda realmente accaduta, in parte in Grecia e in parte in Scozia. Con i professori si è stabilito un ottimo feeling, ci siamo conosciuti meglio. Il professore Cascione, appena rientrati a Napoli, ci ha invitati in aula per parlare della nostra esperienza agli allievi del suo corso”. 
Sara Pepe
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