Laurea in Scienze Filosofiche e dottorato in Bioetica. Sono questi i punti cardine del curriculum di Ciro Incoronato, ex studente della Federico II, trasferitosi negli Usa per un dottorato alla Duke University, dove conta di approfondire i suoi studi sul pensiero marxista. Dopo otto mesi “di esilio”, il ritorno alla Federico II: “la trovo immutata nel bene e nel male”.
Lo scorso 21 maggio la tappa a via De Amicis in occasione del seminario “Redesigning human beings: the future of Anthropos”, organizzato dalla prof.ssa Alessandra Scotti, docente di Bioetica, che ha spiegato: “partendo da una prospettiva filosofica, l’obiettivo è di introdurre gli studenti non solo alle tematiche del potenziamento dell’umano, ma pure della sua ibridazione e ridesigning, attraverso una indagine interdisciplinare. Al secondo anno gli studenti sono dei biotecnologi già formati, eppure mostrano di essere molto interessati”. Con gli studenti della Magistrale in Biotecnologie Mediche (canale inglese), il relatore ha riflettuto sul rapporto tra evoluzione scientifica e pensiero filosofico: “non mi piace l’idea che uno studioso di filosofia possa essere chiamato a intervenire in campo bioetico per la ‘predicozza morale’. Non mi hanno insegnato a fare questo. Cerco di lavorare sulle strutture di pensiero, di conseguenza mi sono interessato dei movimenti post-umanisti non molto noti in Italia”. Autore nel 2016 del libro Homo artificialis, Ciro, così preferisce essere chiamato, è attento agli scenari etici e teoretici dettati dallo sviluppo delle biotecnologie. L’obiettivo: “far emergere in che modo l’Ingegneria genetica e le Biotecnologie non siano scollegate dal contesto storico-filosofico. C’è un lungo processo che poi ha portato le Biotecnologie a ricoprire un ruolo centrale nella società attuale”. Un discorso centrato su ieri e oggi. Ma qual è il futuro delle Biotecnologie? “Credo bisogna concentrarsi sul ruolo che possono avere all’interno di un mercato economico globale. Gli scienziati già oggi possono fare cose eccezionali, ma non bisogna considerare soltanto cosa è consentito e cosa non lo è. È importante vedere anche cosa è richiesto. Su questo bisogna concentrarsi”.
Ciro Baldini
Lo scorso 21 maggio la tappa a via De Amicis in occasione del seminario “Redesigning human beings: the future of Anthropos”, organizzato dalla prof.ssa Alessandra Scotti, docente di Bioetica, che ha spiegato: “partendo da una prospettiva filosofica, l’obiettivo è di introdurre gli studenti non solo alle tematiche del potenziamento dell’umano, ma pure della sua ibridazione e ridesigning, attraverso una indagine interdisciplinare. Al secondo anno gli studenti sono dei biotecnologi già formati, eppure mostrano di essere molto interessati”. Con gli studenti della Magistrale in Biotecnologie Mediche (canale inglese), il relatore ha riflettuto sul rapporto tra evoluzione scientifica e pensiero filosofico: “non mi piace l’idea che uno studioso di filosofia possa essere chiamato a intervenire in campo bioetico per la ‘predicozza morale’. Non mi hanno insegnato a fare questo. Cerco di lavorare sulle strutture di pensiero, di conseguenza mi sono interessato dei movimenti post-umanisti non molto noti in Italia”. Autore nel 2016 del libro Homo artificialis, Ciro, così preferisce essere chiamato, è attento agli scenari etici e teoretici dettati dallo sviluppo delle biotecnologie. L’obiettivo: “far emergere in che modo l’Ingegneria genetica e le Biotecnologie non siano scollegate dal contesto storico-filosofico. C’è un lungo processo che poi ha portato le Biotecnologie a ricoprire un ruolo centrale nella società attuale”. Un discorso centrato su ieri e oggi. Ma qual è il futuro delle Biotecnologie? “Credo bisogna concentrarsi sul ruolo che possono avere all’interno di un mercato economico globale. Gli scienziati già oggi possono fare cose eccezionali, ma non bisogna considerare soltanto cosa è consentito e cosa non lo è. È importante vedere anche cosa è richiesto. Su questo bisogna concentrarsi”.
Ciro Baldini