“Giurisprudenza è un lavoro a tempo pieno. Richiede impegno, responsabilità e una buona dose di pazienza. Se non si è disposti a ‘familiarizzare’ con libroni enormi, codici e quant’altro, meglio lasciar perdere. La quotidianità del diritto, alla lunga, stanca. Quindi se non si è fortemente motivati, meglio cambiare strada”, dice Ludovica D’Antonio, 23 anni, studentessa all’ultimo anno di corso. Laureanda ad ottobre, con una tesi in Diritto Privato Comparato, relatore il prof. Antonino Procida Mirabelli Di Lauro, Ludovica sa cosa vuol dire dover affrontare 27 esami giuridici. “Devo sostenere ancora Diritto dell’Unione Europea e l’insegnamento di Filosofia a scelta – racconta – Poi potrò finalmente scoprire cosa mi aspetta al di fuori. La conclusione degli studi è arrivata al momento giusto. Il mio entusiasmo si è smorzato, verso la fine si fa fatica ad andare avanti. A volte, ad esempio, a furia di ripetere sempre le stesse cose, dà fastidio pure la propria voce”. Invece da matricola: “le aspettative e l’entusiasmo sono maggiori, c’è tanta voglia di crescere, c’è incoscienza. Quando si comincia a frequentare le lezioni, si ha un impatto forte che lascia perplessi. Giurisprudenza a 19 anni può essere destabilizzante, va presa a piccole dosi. All’inizio ti senti in un frullatore, c’è il rischio di disperdere in modo infruttuoso l’energia, se non si capisce bene come comportarsi”. E quando arriva un manuale da più di 1000 pagine: “Occorre un compagno di studi con cui condividere paure e nozioni. Per fortuna ho sempre usato ‘il metodo dell’assegno’. Ogni giorno mi do un tot di pagine da studiare e cerco di non restare mai indietro”.
L’esame più difficile? “Diritto Commerciale, bello ma molto complicato. Ho avuto 19, al colloquio il prof. Carlo Di Nanni voleva conoscere gli aspetti pratici della disciplina. Io che venivo da mesi indefiniti di studio, pensavo solo a ricordare. Diciamo che in quel frangente non ci fu uno scambio equo. Io non sapevo proprio da che parte cominciare”. Interessante Procedura Civile e Diritto Penale: “In assoluto le discipline che mi sono piaciute di più, nessuna bocciatura, per fortuna. In tutta la mia carriera, sono stata bocciata una sola volta: in Diritto Civile. Però lo meritavo, andai all’esame giusto per provarlo”. La materia più formativa: “Un complementare: Diritto Penale dell’Economia. Mi ha insegnato il metodo per analizzare il codice”. La studentessa ammette di non avere una media alta: “Se vuoi restare nei 5 anni, è il dazio da pagare. Però sono molto soddisfatta del mio percorso, le aspettative iniziali non sono state deluse e a breve potrò immettermi nel mercato del lavoro”. Progetti futuri? “Mi sono iscritta a Giurisprudenza perché voglio fare il notaio. So che è difficile, il prossimo anno mi aspetta un duro lavoro. Credo che i giochi inizino ora, dopo la laurea”. Perché: “Una volta arrivati al traguardo cambia la prospettiva. All’inizio quello che più ti spaventa sono gli esami. Quando ci sei dentro, ti accorgi che le cose sono più semplici di come pensavi. Poi c’è la paura del futuro. Cominci a chiederti se raggiungerai mai quell’obiettivo che rincorri da anni”. Difficoltà, quindi, riscontrate all’inizio e alla fine della carriera. Ma come si sopravvive durante? “Con una buona educazione universitaria. Il percorso in sé non è difficile, però è lungo e faticoso. Per questo, andare avanti significa aver trovato il modo più congeniale per restare a galla, fra esami ostici e difficoltà d’adattamento”. Una volta compreso il sistema: “Diventa tutto più semplice, e il fare e l’agire, in determinati ambiti, risulteranno quasi in modo automatico. L’importante è rispettare se stessi, i propri ritmi d’apprendimento e le proprie ambizioni. Il resto, prima o poi, verrà da sé”.
L’esame più difficile? “Diritto Commerciale, bello ma molto complicato. Ho avuto 19, al colloquio il prof. Carlo Di Nanni voleva conoscere gli aspetti pratici della disciplina. Io che venivo da mesi indefiniti di studio, pensavo solo a ricordare. Diciamo che in quel frangente non ci fu uno scambio equo. Io non sapevo proprio da che parte cominciare”. Interessante Procedura Civile e Diritto Penale: “In assoluto le discipline che mi sono piaciute di più, nessuna bocciatura, per fortuna. In tutta la mia carriera, sono stata bocciata una sola volta: in Diritto Civile. Però lo meritavo, andai all’esame giusto per provarlo”. La materia più formativa: “Un complementare: Diritto Penale dell’Economia. Mi ha insegnato il metodo per analizzare il codice”. La studentessa ammette di non avere una media alta: “Se vuoi restare nei 5 anni, è il dazio da pagare. Però sono molto soddisfatta del mio percorso, le aspettative iniziali non sono state deluse e a breve potrò immettermi nel mercato del lavoro”. Progetti futuri? “Mi sono iscritta a Giurisprudenza perché voglio fare il notaio. So che è difficile, il prossimo anno mi aspetta un duro lavoro. Credo che i giochi inizino ora, dopo la laurea”. Perché: “Una volta arrivati al traguardo cambia la prospettiva. All’inizio quello che più ti spaventa sono gli esami. Quando ci sei dentro, ti accorgi che le cose sono più semplici di come pensavi. Poi c’è la paura del futuro. Cominci a chiederti se raggiungerai mai quell’obiettivo che rincorri da anni”. Difficoltà, quindi, riscontrate all’inizio e alla fine della carriera. Ma come si sopravvive durante? “Con una buona educazione universitaria. Il percorso in sé non è difficile, però è lungo e faticoso. Per questo, andare avanti significa aver trovato il modo più congeniale per restare a galla, fra esami ostici e difficoltà d’adattamento”. Una volta compreso il sistema: “Diventa tutto più semplice, e il fare e l’agire, in determinati ambiti, risulteranno quasi in modo automatico. L’importante è rispettare se stessi, i propri ritmi d’apprendimento e le proprie ambizioni. Il resto, prima o poi, verrà da sé”.