Commerciale, una disciplina complessa con un linguaggio molto specifico

È una materia del secondo anno dei percorsi di laurea di ambito economico comunemente considerata ‘tosta’. Diritto Commerciale affronta lo studio dell’impresa, della concorrenza, del patrimonio, approfondendo le varie tipologie di azienda. Tema importantissimo sono i contratti. Nonostante l’approccio non sempre sereno, gli studenti la considerano una disciplina molto bella e affascinante perché aiuta a costruire ragionamenti ad ampio respiro sulle società e la loro organizzazione, rappresentando un momento di sintesi importante delle conoscenze acquisite fino a quel momento in campo giuridico e aziendale. Antonio Nappo, secondo anno di Economia e Commercio, ha appena cominciato a  seguire i corsi ed è entusiasta: “è una bella disciplina, apre nuove prospettive sull’economia. Riprende alcuni argomenti affrontati in Economia e Gestione, grazie alla quale si comincia a capire come funzioni il mercato e come si effettuino gli investimenti. Con Diritto Commerciale si allargano ulteriormente gli orizzonti e si scopre, attraverso la legge e la legislazione del nostro paese, come le piccole e medie imprese nascano e si inseriscano nel mercato. Avevo già incontrato questa materia al quarto anno dell’Istituto Tecnico Commerciale e mi era piaciuta, ma adesso mi sta appassionando lezione dopo lezione”. “Mi interessa tutto quello che riguarda le società, dai bilanci, alla loro costituzione – confessa Roberta Porcaro, stesso anno di iscrizione e Corso di Laurea – Per affrontare Diritto Commerciale – che ha un ampio ventaglio di collegamenti – è utile aver studiato bene non solo le materie giuridiche ma anche quelle aziendali”. È uno degli esami che, da quando è stata introdotta la riforma dei cicli, risulta tra i più impegnativi, tanto per la vastità del programma, quanto per complessità degli argomenti affrontati che, a detta degli studenti, hanno il vantaggio di essere però collegati in una logica consequenziale molto forte. “Gli esami di Diritto vanno analizzati singolarmente, ma non trovano alcun collegamento con le materie di tipo economico dell’ambito, per esempio della Politica Economica. Però Diritto Commerciale, a differenza del Diritto Pubblico e Privato, sviluppa collegamenti logici ed anche interessanti. Sono esami utili per chi vuole diventare commercialista o avviare una attività propria, non per chi, invece, intende fare il manager, il contabile o gestire l’organizzazione. La realtà è che in Facoltà sono previsti troppi esami di Diritto, a discapito delle materie economiche e strategiche”, sottolinea Gennaro Giamundo, studente di Economia Aziendale. Andrea Rei, laureando dello stesso Corso, la prima volta è stato bocciato perché aveva studiato solo dalle dispense: “dopo ho capito che bisognava approfondire con il libro”. Commerciale “insegna ad osservare il mercato e le imprese ed è utile soprattutto per coloro che intendono intraprendere la libera professione. Aiuta a comprendere il significato delle etichette, cos’è una società per azioni, come funzionano i Consigli di Amministrazione e perché sono importanti. Ha molti collegamenti interessanti con la realtà e l’attualità. La crisi libica, per esempio, ha come conseguenza il blocco dei fondi della famiglia al potere depositati presso le banche italiane ed è importante capire il perché di queste azioni. È un esame complesso, ma basta capire quanti tipi di imprese esistano e si supera. Comunque è molto più difficile Diritto Privato, che incontri quando ancora non hai imparato come si studia all’università”. Per Valerio Conta, iscritto ad Economia Aziendale, “è una materia che bisogna studiare per bene se ci si vuole laureare con un bel voto”. La sua difficoltà, “comune a tutte le materie giuridiche, è l’impatto con il linguaggio molto specifico. Affronta temi e termini che non si incontrano tutti i giorni e non risultano subito molto chiari. Anche i libri non aiutano in questo senso”.
Simona Pasquale
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