Creatività e innovazione: progetti e laboratori universitari in vetrina a Futuro Remoto

Scienze, tecnologie, innovazione: a Città della Scienza, dal 21 al 24 novembre, è protagonista Futuro Remoto, il festival che diffonde la cultura scientifica e tecnologica, quest’anno alla sua 33esima edizione titolata ESSERE 4.0: Storie di rivoluzioni e tecnologia, da Leonardo da Vinci ad oggi.
Ricchissimo il programma di eventi: passeggiando tra le esposizioni si può assistere a dimostrazioni, incontri, laboratori, mostre, spettacoli, science show, eventi pensati per gli studenti di tutte le età. Ce n’è per tutti i gusti! Vivacissima la partecipazione degli Atenei campani che, con i loro stand presieduti da studenti e docenti, hanno coinvolto il pubblico in tante attività pratiche e divulgative.
Human Food Evolution è uno degli stand della Vanvitelli. Chiacchierano con i curiosi Rossella Di Maro, Benedetta Cuomo, Margherita Cuomo, Chiara Bottari, Rumeysa Ustucan, studenti del Corso di Design e Comunicazione del Dipartimento di Architettura e Disegno Industriale. Che cosa c’è al loro tavolo? Attirano l’attenzione delle colorate nutraceutic balls. Spiega Rossella: “Queste sfere sono degli snack, 150 chilocalorie per ball, che hanno due obiettivi. Il primo è il riciclaggio alimentare, siamo nell’ottica dell’economia circolare dell’alimentazione. Tutto delle balls si mangia. Qui ne abbiamo una alla zucca e grano saraceno: della zucca abbiamo impiegato tutto, la buccia, i semi che sono stati resi commestibili tramite cottura”. Il secondo obiettivo è di natura scientifico-psicologica “perché vogliamo saziare prima la mente che lo stomaco. Il nostro progetto prevede l’assunzione delle giuste quantità di cibo, nei momenti giusti della giornata e soprattutto degli alimenti che facciano bene a corpo e cervello e che aiutino a prevenire alcune malattie”. Ma come sono realizzate queste balls? Gli studenti hanno progettato una macchina “dal semplice funzionamento e che, se fosse possibile, si potrebbe immettere sul mercato. Insieme alla macchina è previsto un ricettario da cui scegliere in base alle preferenze alimentari. Ci sono anche sezioni per vegetariani e per vegani. Le nostre balls sono un alimento facile e veloce da preparare, sano e sostenibile perché non prevedono alcuno scarto”. Accanto c’è il collega Gaetano Cosenza con 4.0 Evolution Design: “Abbiamo realizzato dei piatti e delle posate con l’intento di migliorare l’esperienza del mangiare, sotto diversi aspetti”. Indica tre piatti in ceramica: “Sono decorati con dei pattern, scanalati, ramificati e punterellati che hanno una duplice valenza: decorativa e funzionale perché raccolgono l’eccesso di oli o di salse contenuto nel cibo”. Altri piatti sono stati costruiti in EVA material: “materiale leggero, anallergico, resistente, facilmente modellabile. Nello specifico, ci occupiamo di design for food, cerchiamo i bisogni dell’utente o ne creiamo di nuovi”.
Una fila di bambini è ferma allo stand Il mestiere dell’Archeologo del Dipartimento di Studi Umanistici della Federico II. Sprofondano con le mani in due grossi vasi di terra a caccia di reperti guidati da Camilla Cittadini (Magistrale in Archeologia e Storia dell’Arte) e Liliana Cuomo (Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici). “La nostra presentazione è articolata in due livelli – precisano le studentesse – C’è una parte divulgativa, un plastico che mostra, in maniera esemplificativa, i livelli stratigrafici del suolo durante uno scavo archeologico, e poi c’è una parte interattiva”. In due grandi vasi di vetro, terreno e segatura riproducono gli strati del terreno “e all’interno ci sono degli oggetti, pezzi di ceramica, di pietra, di mattonelle e monetine che simulano i reperti. I bambini che partecipano al laboratorio possono cercarli usando alcuni degli strumenti che si impiegano nel nostro lavoro come, ad esempio, il trowel. Poi c’è una scheda che possono compilare, che è la stessa che si usa in laboratorio per repertare. In questo modo hanno la possibilità di capire anche come funziona il passaggio dallo scavo al laboratorio”. Parola d’ordine: prevenzione. C’è una fila in attesa per il Dipartimento di Fisica allo stand Occhio allo Schermo. A nome dei colleghi parla Davide Mastronimico, studente di Ottica e Optometria: “Stiamo eseguendo degli screening visivi. Con i macchinari che abbiamo qui misuriamo la gradazione della vista e, quando riscontriamo qualcosa di anomalo, consigliamo una visita oculistica oppure optometrica. In ogni caso non prescriviamo lenti o altro, riscontriamo solo se c’è un problema”. Davide e i suoi colleghi stanno utilizzando anche le sfere di Wolff “che servono per la motilità dell’occhio. Se per inseguire le palline il soggetto muove la testa allora non ha un buon inseguimento. Un altro problema si riscontra se il movimento dell’occhio dal basso verso l’alto o da destra verso sinistra non è fluido”. 
L’idea che c’è alla base di Ri-nnova. Rendere presente il passato del Dipartimento di Scienze formative, psicologiche e della comunicazione del Suor Orsola Benincasa parte da una tesi di laurea che ha come oggetto il biribisso, gioco napoletano diffuso nel ’700. Lo illustrano i professori Ferdinando Calogero e Giorgio Trojsi e le studentesse di Conservazione e Restauro dei beni culturali Maria Libera Rosa, Rachele Ianniello, Roberta Castellano e Marianna Restaino. “Il biribisso è una sorta di roulette con numeri e figure – informano – Era talmente famoso da essere esportato in tutta Europa e divenne gioco di stato a Venezia. Cartesio è stato un grande giocatore di biribisso. Il gioco ha regole simili alla ruoulette: si puntava una somma di denaro su una figura, un numero specifico, oppure su un numero pari o dispari e la vincita era proporzionale alla probabilità che uscisse la casella selezionata”. Al tavolo ci sono due riproduzioni e un biribisso originale con un microscopio collegato al computer “in modo da mostrare anche il lavoro che stiamo conducendo e le tecniche e gli strumenti che utilizziamo”.
Tra gli stand della Parthenope c’è Knowtrack a cura del Dipartimento di Studi aziendali e quantitativi. Che cos’è Knowtrack? È un nuovo acceleratore di idee e di imprese, dei professori Adele Parmentola, Giuseppe Sales, Vincenzo Verdoliva, Giorgia Rivieccio e Giuseppe De Marco. Presentano il progetto i professori Rivieccio e De Marco: “Knowtrack nasce nell’ambito di un più ampio progetto del Disaq, Dipartimento di Eccellenza della Parthenope. Ci rivolgiamo agli studenti che vogliano ideare, agli ideatori per aiutarli a sviluppare l’impresa, ma anche a quelle che sono già start-up”. Due, infatti, le direzioni in cui si muove il nuovo incubatore: “rafforzare la capacità di innovazione perché un’idea astratta si trasformi in un percorso di business e aiutare e favorire la crescita delle attività imprenditoriali già esistenti. Offriamo consulenza gratuita di tipo contabile, legale, informatica e di marketing”. Dal Dipartimento di Ingegneria arriva la dott.ssa Simona Micco con Mobilità Sostenibile e, in esposizione, una Hi-bike e un Hi-scooter: “Sono i nostri prototipi di veicoli elettrici a idrogeno”. Qual è l’idea alla base del progetto? “Superare i limiti dei veicoli elettrici in termini di bassa autonomia e lunghi tempi di ricarica. Parliamo di mobilità sostenibile proprio perché l’idrogeno, disponibile in natura, ha come unica emissione quella di vapore acqueo”.
Intrecci e creazioni: l’inglese incontra le lingue indigene del mondo con il gruppo del Dipartimento di Studi letterari, linguistici e comparati de L’Orientale. Incontrano il pubblico la prof.ssa Anna Mongibello e la dott.ssa Arianna Grasso. Spiega la prof.ssa Mongibello: “Illustriamo parte dei contenuti del nostro insegnamento di lingua inglese, in particolar modo spieghiamo come le lingue indigene dei paesi che hanno vissuto la colonizzazione incontrano la lingua inglese dando origine ad intrecci linguistici e creazioni”. Contenuti multimediali, attività interattive e questionari sono stati utilizzati per sensibilizzare gli studenti in merito alla tutela delle lingue indigene. “Parliamo soprattutto delle lingue indigene del Canada, il mio campo di specializzazione, con un esempio relativo alla lingua Cree, in particolar modo il Creenglish, e delle lingue indigene degli Stati Uniti”. Arrivano ancora dallo stesso Dipartimento de L’Orientale i dottorandi di Unior Nlp Research Group. Il gruppo, nato un anno fa e guidato dalla prof.ssa Johanna Monti, conta 12 membri tra docenti, post doc, ricercatori e dottorandi e si occupa di linguistica computazionale di base e trattamento automatico del linguaggio (NLP). Suddivisi su più stand, i dottorandi coinvolgono studenti di tutte le età con diverse attività laboratoriali connesse alla loro attività di ricerca. Laboratorio di digital storytelling e gaming per l’apprendimento della lingua inglese è guidato dalla dott.ssa Annalisa Raffone che collabora con l’azienda E-voluzione: “abbiamo sviluppato un software grazie al quale ho prodotto una serie di giochi per l’apprendimento della lingua inglese con l’uso degli smartphone”.  Destinati a studenti di scuole medie e superiori, “si tratta di storie originali, ideate da me, accompagnate da immagini, testo, musica, suoni. In classe, i ragazzi seguono la storia con la LIM, poi con gli smartphone si connettono al software e hanno delle domande a cui rispondere. Sono indirizzate anche all’apprendimento di un particolare tipo di elemento linguistico che sono le multi-word-expressions, generalmente più difficili per un italiano che apprende l’inglese”. Segue Il mago della Ghigliottina con Unior4nlp, risolutore automatico del famoso gioco del programma televisivo L’Eredità, con i dottori Antonio Pascuccio e Federico Sangati: “Risolve automaticamente il gioco della Ghigliottina grazie ad un approccio linguistico computazionale. Vincitore del task NLP4FUN organizzato nell’ambito di EVALITA2018, è in grado di risolvere l’80% delle ghigliottine che gli vengono sottoposte”. È disponibile su Twitter (@UNIOR4NLP), Telegram (Ghigliottina Solver) e Amazon Alexa. Ancora il dott. Pascuccio con il collega Raffaele Manna, in collaborazione con l’azienda Expert System, propongono Intelligenza Artificiale per scoprire casi di malessere indotto dal cyberbullismo: “Abbiamo implementato un sistema di NLP per scoprire casi di malessere indotti da insulti e attacchi di cyber bulli. I testi vengono analizzati tramite stilometria computazionale, al fine di individuare i diversi gradi di malessere attraverso lo stile dell’autore dei testi”. Infine, la dott.ssa Giulia Speranza presenta le app degli studenti de L’Orientale nell’ambito del progetto Apple Foundation Program. Di che applicazioni si parla? “Una permette di visualizzare percorsi culturali ed esperienziali per accompagnare i turisti alla scoperta del centro storico di Napoli; Deathly, invece, è un raccoglitore di storie horror legate alla Napoli mistica ed esoterica; Easy Write, infine, è una guida per gli studenti nella scrittura di email formali e informali per ogni occasione”.
Carol Simeoli
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