Dall’assemblea del Parthenope un no alla trasformazione in Fondazione

Un telo nero posizionato all’ingresso a rappresentare il muro che, nel prossimo futuro, dividerà gli studenti dall’Università e una scritta – “Prima rata: 3mila euro, seconda rata: 6mila”- ad indicare il possibile incremento delle tasse nei prossimi anni. Sono gli striscioni issati dagli studenti dell’UDU   (Unione degli Universitari) del Parthenope che indossano t-shirt con la dicitura “Studenti resistenti alla privatizzazione”. E’ il 22 ottobre, sede di via Acton. Nell’assemblea si parla di articolo 16 e della possibilità degli Atenei di trasformarsi in Fondazioni di diritto privato. Così “si rischia di cancellare l’istituzione dell’Università pubblica, l’insegnamento libero, l’idea di studio come diritto per trasformarlo nella concessione di un privato”, dicono all’Udu. Alberto Corona, rappresentante degli studenti in Senato Accademico, afferma “sono ormai dieci anni che si pensa all’Università e alla ricerca come due settori marginali, ma ciò succede anche a causa di noi studenti perché abbiamo abituato tutti ad una nostra forma di disinteresse”. Le conseguenze della trasformazione degli atenei in Fondazioni: un aumento indiscriminato delle tasse e dei corsi di laurea a numero chiuso. “A causa dei tagli di un miliardo  e mezzo che colpiranno l’Università, a partire dal 2009 e fino al 2013, gli Atenei avranno l’opportunità di chiedere fondi alle aziende – sottolinea Corona – il cui interesse, però, sarà quello di formare specifiche professionalità, giusto quelle che occorrono all’interno dell’azienda. I corsi di laurea a numero chiuso aumenteranno, come anche le tasse versate dalle famiglie e dagli studenti i quali, prima di iscriversi all’Università, ci penseranno bene…”. Svantaggiato il Sud: “nel Meridione, eccetto pochi casi, non esistono aziende tanto grosse da investire nell’Università. L’unica speranza di emancipazione per il nostro territorio resta quella di accedere liberamente allo studio, la riforma del Ministro Gelmini ci danneggia gravemente!”. E poi, come se non bastasse, il numero chiuso potrà essere istituito nella maggior parte dei corsi di laurea “per rispettare il rapporto docenti/studenti, a causa della limitazione delle assunzioni del personale a tempo indeterminato, al 20% dei pensionamenti (viene assunto un professore ogni cinque che se ne vanno in pensione)”. Si prospetta un quadro nero. “La conseguenza più incombente per chi frequenta un corso di laurea triennale è il numero chiuso per accedere alla magistrale. Chi, invece, vuole dedicarsi alla ricerca troverà la strada sbarrata dai troppi ricercatori che vivono nel precariato per il blocco delle assunzioni”. Giuseppe Sbrescia, coordinatore dell’UDU Parthenope, afferma: “nel momento in cui i privati faranno parte dei Consigli di amministrazione degli Atenei, verrà a cadere il valore pubblico dell’Università. Questo governo non può pensare di risolvere i problemi del debito pubblico tagliando i fondi alla formazione!”. Fatta eccezione per il prof. Loris Landriani, docente alla Facoltà di Economia, nessun docente ha ritenuto opportuno prendere parte all’assemblea. “Per avere una maggiore partecipazione da parte degli studenti, avevamo chiesto al Preside della Facoltà di Economia di interrompere le lezioni almeno per un’ora – affermano gli studenti dell’UDU – ma non ci è stato concesso. Dopo questo rifiuto, anche alcuni docenti che volevano intervenire, hanno cambiato idea”. Landriani, prima studente, poi ricercatore e docente sempre al Parthenope, sottolinea “oggi siamo costretti a stare nell’atrio perché non abbiamo aule disponibili e di certo non possiamo rubare tempo alla didattica. E’ positivo che, al Parthenope, per la prima volta, stia nascendo un movimento ma se ciò accade è perché siamo stracolmi delle misure penalizzanti del governo”. E rivolgendosi agli studenti presenti: “l’Università non è e non deve essere un esamificio o una struttura da riempire, bisogna partecipare ed esercitare i propri diritti nel rispetto di quelli altrui, chiedere servizi che vi spettano. Per esempio, facciamo in modo che le tasse vengano pagate equamente, con una ripartizione che tiene conto di un giusto carico”. Secondo Landriani per continuare con la protesta, “c’è bisogno di costruire una piattaforma concreta, fare network con gli studenti delle altre città. Dovete lottare e studiare perché abbiamo bisogno di cultura e uomini liberi. L’unica nostra risorsa è il capitale umano”. Interviene Luigi Rovito del personale tecnico-amministrativo: “è importantissimo che ci si impegni nel combattere qualcosa che ha radici profonde!”. 
Le attività didattiche al Parthenope continuano, ma gli studenti progettano altre assemblee e atti di protesta.     
Maddalena Esposito      
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