Date d’esame accavallate, un grosso problema per gli studenti

Impossibile non sapere che ci sono gli esami ad Economia. Nelle aule studio, ci sono solo poche persone, tutte a studiare o a ripetere. La folla si concentra nei corridoi dei Dipartimenti, o davanti alle aule in cui si svolgono le prove scritte. Tutti si accalcano in questi punti nevralgici, passare significa farsi strada a forza in una muraglia umana. Tutti hanno la testa altrove e quasi nessuno ha voglia di fermarsi a parlare di altro. “Qui si sta bene, la struttura è bella. Il Corso di Laurea in Economia delle Imprese e dei Mercati ha pochi iscritti e ora che non dobbiamo più seguire insieme agli altri va molto meglio. Quello che veramente non va è il calendario d’esami. È impossibile, ci sono anche dieci esami fissati nello stesso giorno. In un mese, ci sono si e no due o tre date utili e poi basta. Senza l’appello di aprile sarebbe una tragedia. È un peccato perché i professori sono bravi e pure molto disponibili” dice Roberta, mentre ripete seduta sulle scale nell’unico posticino lasciato libero, Economia Regionale. Maria Luisa Buttiglio viene da Avellino con l’auto e si lamenta dei parcheggi: “la capienza è minima rispetto all’utenza. Siamo costretti a venire alle 8 anche se il corso comincia ore dopo. Oppure dobbiamo pagare un euro al parcheggiatore abusivo per sostare l’auto dove non sarebbe permesso”. Maria Luisa studia al terzo anno del corso in Imprese e Mercati, ma non segue tutti i corsi: “solo quelli più applicativi scegliendo, semestre dopo semestre, quali seguire e quali dare in base al calendario. Le date si accavallano ed è impossibile sostenerli tutti insieme, perciò ho la mia strategia. Nonostante tutto, in questa sessione ho sostenuto due esami un giorno dopo l’altro. Certe volte la strategia diventa inutile, perché spostano le date”. Il suo collega, Massimiliano Sarno, studente alla specialistica in Economia e Commercio parla della riforma universitaria: “non sono contrario perché è necessario un riassetto generale dell’università. La Federico II per esempio ha delle spese enormi. È necessaria una riforma. Il problema non è tanto mandare via le persone, quanto assumerle a suo tempo. Forse il modo è sbagliato, ma le spese devono essere ridotte. Ad esempio, so che verrà inserito un docente per ogni cinque che vanno via, questa mi sembra una buona cosa. Spese così elevate rappresentano un danno anche per noi studenti, perché si finisce per non avere servizi e avere tanti ricercatori che non possono lavorare a pieno, perché mancano le strutture. E’ anche quello uno spreco”. 
Andrea Trupeano è matricola ad Economia Aziendale e sta per sostenere il primo esame: Economia: “non provengo dalla Ragioneria ma mi sono appassionato alla materia. Sono contento. Però ho avuto problemi ad iscrivermi all’esame perché il servizio era sovraccarico. Sono dovuto venire in Facoltà per verificare se ho superato uno scritto che ho sostenuto una settimana fa. Sono della provincia di Avellino e un link in rete mi avrebbe fatto comodo”. Alfonso Avitabile è iscritto a Scienze del Turismo, si ferma a parlare un po’ prima di entrare in aula per affrontare Museologia, un esame a scelta del secondo anno. “Ho scelto questi studi perché sono intriganti, mi interessa il mondo del turismo. Sono contento, è un bel Corso” e sottolinea la difficoltà comune: le date d’esame accavallate. Parla anche dei tagli all’università e delle conseguenze che ci saranno: “l’anno prossimo alcuni miei docenti non ci saranno più e perciò non potrò sostenere con loro gli esami così come me li ero organizzati”. Anche Giovanni Sperti, giocatore di calcio a cinque di serie C1, è iscritto al secondo anno di Scienze del Turismo: “un settore che va forte e mi piace. Ho accettato anche la sfida delle lingue che per me sono uno scoglio. Anche l’organizzazione è buona, se un esame slitta è sempre una cosa di pochi giorni. Per questo riesci a stare al passo e i professori sono tutti ottimi docenti”. 
“Questi studi sono molto interessanti. Però manca un po’ il contatto con l’attualità. I nostri professori si lamentano con noi perché non conosciamo dei termini di derivazione inglese entrati a far parte del linguaggio tecnico. Dicono che se leggessimo i giornali li conosceremmo. Ammetto di essere tra le persone che non leggono molto, però nemmeno qui all’università siamo invogliati ad interessarci all’attualità. C’è una crisi in atto e nessuno ci ha ancora spiegato in cosa consista effettivamente”, dice velocemente Giacomo, studente al secondo anno di Imprese e Mercati mentre scappa via al colloquio con un professore. 
Simona Pasquale
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