Delegazione federiciana in Palestina

Scienza e orientamento universitario. Una delegazione federiciana si trova adesso in Palestina (il rientro è previsto l’8 giugno, dopo una permanenza di dodici giorni) per discutere con colleghi e studenti stranieri di Biotecnologie applicate alla medicina, di Biotecnologie industriali e di agricoltura e per presentare l’offerta formativa dell’Ateneo partenopeo. Tre i docenti in mobilità Erasmus KA107, il programma di mobilità internazionale che guarda oltre i confini europei. Sono la prof.ssa di Biochimica Loredana Mariniello, del Dipartimento di Scienze Chimiche, il prof. Rosario Ammendola, che insegna Biochimica al Dipartimento di Medicina molecolare e Biotecnologie mediche, e il prof. Gianluigi Mauriello, docente di Microbiologia agraria al Dipartimento di Agraria. Si scrive così un nuovo paragrafo della storia, lunga tredici anni, del gemellaggio tra la Federico II e l’Università di Nablus An-Najah. Lectio magistralis saranno tenute dai docenti federiciani a Nablus e Tulkarem, nei campus che ospitano i corsi di Biotecnologie e di Architettura. “Parleremo di Biotecnologie in campo industriale, medico e agronomico. Aspetti che maggiormente suscitano il loro interesse”, ha spiegato prima della partenza la prof.ssa Loredana Mariniello, alla sua seconda esperienza in Palestina. Due i focus delle sue lezioni: “gli enzimi applicati in campo alimentare e industriale” e “la ricerca di nuovi materiali biodegradabili e compostabili per contrastare l’inquinamento dovuto alle plastiche tradizionali”. Riflettori puntati poi sui percorsi pre e post laurea della Federico II, ponendo l’accento su indirizzi non presenti nel programma formativo palestinese, come il dottorato in Biotecnologie: “lì il dottorato esiste solo in Chimica. La Palestina punta moltissimo sulle nuove generazioni. Molti docenti sono impiegati fin da giovani, dopo aver dimostrato di aver svolto un percorso formativo forte”. Internazionalizzazione la mission della delegazione: “il nostro obiettivo è cercare di metterla in pratica perché ci crediamo molto”.
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