Di Nocera: più fondi per le escursioni, valorizzare i tirocini

“Credo che l’alternanza nella gestione sia importante. Non sono mai stato molto attivo nell’attività istituzionale, ma ormai ho raggiunto un’età matura e penso sia arrivato il momento di dare il mio contributo. La scelta era tra un giovane che avrebbe sacrificato le sue ricerche ed un anziano che tra qualche anno concluderà la sua carriera e farà da tramite”, afferma il prof. Silvio Di Nocera, 65 anni, nuovo Presidente del Corso di Laurea in Scienze Geologiche, geologo e speleologo che da anni si dedica all’aggiornamento delle carte geografiche. Tutti i suoi progetti sono rivolti agli studenti. “Il nostro Corso di Laurea prevede molti laboratori esterni. Negli anni i fondi destinati alle escursioni sono diventati sempre di meno. Penso che il Senato Accademico dovrebbe essere sensibilizzato su questo punto”. Altra questione importante, favorire l’ingresso degli studenti nel mondo del lavoro, valorizzando i tirocini. “Sono partiti un po’ in sordina ma ora abbiamo un lungo elenco di società convenzionate e l’ufficio tirocini funziona molto bene. Quando vanno all’esterno i giovani crescono e, spesso, chiedono di prolungare il periodo. Chiediamo loro anche di scrivere una tesina, da inserire nel curriculum”. L’obiettivo è migliorare i rapporti con chi pratica la professione del geologo. “Alcune aziende hanno assunto dei laureati triennali con contratti part-time, affinché tornassero a studiare e si specializzassero. Una cosa bellissima”. 
Il prof. Di Nocera ha scelto la sua strada l’ultimo anno del liceo scientifico, ‘folgorato’ da un’escursione al Vesuvio con la scuola. “Non era la mia prima scalata, ma prima avevo fatto solo passeggiate. In quell’occasione, grazie ai miei professori, guardai i fenomeni con occhi diversi.  Un’esperienza determinante che mi spinse a intraprendere questi studi. Il tempo ha confermato la mia scelta. Sono stato fortunato”. Dopo la laurea conseguita nel ’70, “ebbi l’occasione di lavorare con una società petrolifera in Abruzzo e in Lucania. Incontrai molti geologi, in quel periodo imparai molto. Poi i relatori della mia tesi, i professori Torre e Ippolito, mi offrirono di restare all’università ed io accettai. Certo è stato un sacrificio economico, ma la mia famiglia mi è stata molto vicina”. Una scelta coraggiosa. “In azienda raccoglievamo i dati che andavano al centro studi interno. Tutto finiva lì, non c’era alcuna partecipazione, eravamo pedine. All’università, invece, lavoravi con dei professori che ti rendevano partecipe della loro ricerca e ti davano fiducia”. Ha avuto poche esperienze all’estero e non ha mai pensato di trasferirsi. “La voglia può nascere quando conosci l’ambiente e la situazione. Poi, in questi anni di attività, si è formato un gruppo di giovani ricercatori. Non si può lasciare tutto di punto in bianco”. Quello che l’appassiona della sua attività di docente è portare gli studenti in campagna geologica. “È il momento in cui i ragazzi capiscono quello che si è detto in aula. Così si verifica se gli sforzi sono andati a segno, è molto gratificante”. 
Mentre dal cortile di San Marcellino arriva l’eco della protesta contro la legge 133 – è il 12 novembre, c’è il pranzo sociale – le ultime parole del professore sono per gli studenti. “Ci hanno risvegliato. Non è la prima volta che ci tagliano dei fondi e ogni volta ci siamo adattati e, nel tempo, assuefatti. Questo movimento ci ricorda che esistono settori, come la formazione, che lo Stato non può mettere sullo stesso piano degli altri, altrimenti il futuro non sarà certamente migliore”.
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