C’erano anche gli ingegneri navali della Federico II, quest’anno, alla regata 1001 Vela, una competizione tra imbarcazioni progettate e costruite da studenti universitari guidati da un docente. È giunta alla sua decima edizione e ha tra i partecipanti i più prestigiosi Atenei italiani. “Le barche – spiega il prof. Carlo Bertorello, docente di Progetto della Nave a Napoli e di Yacht Design al Politecnico di Milano, che ha coordinato l’equipaggio napoletano, forte tra l’altro dei trascorsi agonistici che lo hanno condotto, circa 30 anni fa, in Australia con Azzurra – “sono skiff
a deriva mobile con due persone di equipaggio entrambi a trapezio. Il regolamento prevede limiti nelle dimensioni principali e nei materiali, ma lascia la massima libertà per forme di scafo e attrezzatura velica”. La regata si è svolta a Venezia dal 15 al 18 settembre. Il gruppo della Federico II, dopo alcuni giorni di allenamento nelle acque partenopee, ha gareggiato a bordo di una barca messa a disposizione dall’Ateneo Roma3: Try Again. Pierluigi Guida e Michele Serrentino, studenti della Magistrale in Ingegneria Navale, hanno condotto l’imbarcazione in regata; Marcello Spagnuolo e Gianluca Iovinella hanno ripristinato lo scafo, che necessitava, prima di tornare a competere, di alcuni interventi. “La competizione veneziana – dice il prof. Bertorello – è stata l’occasione di sperimentarci. Per questo ringrazio i colleghi romani che ci hanno prestato Try Again ed il Circolo Italia, a Napoli, che ha ospitato l’imbarcazione nel suo porticciolo. Ritorneremo il prossimo anno con una barca a vela progettata
e costruita nell’ambito del Dipartimento di Ingegneria industriale della Federico II”. La macchina è già partita, perché Gabriele Foresti e Gabriele Parenti – altri due studenti coinvolti nell’avventura – stanno già procedendo nei rilievi fotometrici che saranno alla base del progetto originale per l’edizione 2017. 1001 VELAcup è un appuntamento nato nel 2007. “All’epoca – ricorda il prof. Bertorello – i prototipi hanno girato tra le boe a largo di Monte Argentario. L’iniziativa didattico-sportiva si chiamava 1001 Vela per l’Università. Era stata ideata dagli
architetti Massimo Paperini e Paolo Procesi. L’iniziativa si è poi strutturata come associazione no profit nel 2011 con il nome abbreviato con cui veniva chiamata dai partecipanti: 1001 VELAcup”. Da quell’esordio, non è saltata una sola edizione. Nell’ultima, quella veneziana, si sono sfidati dieci Atenei, con i loro sailing team a supporto di 15 imbarcazioni di 4,60 metri con 33 metri quadrati di vela ciascuna. È una competizione sportiva e scientifica perché, sottolinea il docente-velista della Federico II, “mette in gara Atenei che nella ricerca applicata e nell’innovazione credono ed investono seriamente”. Sostenuta negli anni da diversi Atenei italiani (Università di Roma Tre, di Palermo, Polo Universitario Marconi della Spezia, Università di Bologna, Università di Padova) e da prestigiosi circoli velici (Yacht Club Santo Stefano, Circolo della Vela Sicilia, Circolo velico della Marina Militare – Comando Alto Tirreno, Club Nautico Rimini, Compagnia della Vela di Venezia), 1001 VELAcup ha avuto, edizione dopo edizione, sempre più adesioni, partecipanti e prototipi realizzati. Ad oggi, per questa competizione, sono state realizzate più di 34 imbarcazioni. “Per essere ammesse alle regate – prosegue Bertorello – bisogna sottostare ad un regolamento di classe, redatto dall’architetto Paperini, che è aggiornato ogni anno, di concerto con gli Atenei, per continuare a stimolare la progettazione sia sul piano dell’innovazione che su quello della sostenibilità ambientale. È previsto infatti che i materiali utilizzati siano biocompatibili e riciclabili. Per spingere le prestazioni al massimo, sono apparsi scafi in composito di lino, canapa, sughero, per il quale sono state utilizzate resine ‘bio’, derivate da frumento e anacardo, e realizzate appendici e timonerie rinforzate con fibra di basalto. Si sono viste architetture avveniristiche con barche strettissime munite di foils (derive in carbonio regolabili n.d.r.), come per gli aliscafi, per far ‘volare’ letteralmente le barche sull’acqua. Non sono nemmeno mancate vele alari, con un’efficienza aerodinamica del 30% maggiore all’equivalente vela tradizionale, e sono stati sperimentati metodi di ricerca che prevedono dispositivi di rilevamento degli sforzi integrati negli scafi e negli armi. Insomma, il regolamento permette di mantenere la flotta competitiva anche rispetto alle ultime tendenze della nautica contemporanea”. Non basta. Prosegue il docente: “Per la progettazione e la realizzazione, le università adottano
sistemi computerizzati di altissimo livello, svolgono prove in vasca navale ed in galleria del vento per mettere
a punto scafi e velature sempre più performanti, e tutto questo con e per gli studenti ai quali viene offerta una occasione eccezionale per crescere professionalmente”. Conclude Bertorello: “1001 VELAcup non è solo barche e competizione, è anche scambio e condivisione dei risultati, attraverso l’organizzazione di convegni, mostre e pubblicazioni,tra le diverse esperienze universitarie. È, in altri termini, un catalizzatore delle energie coinvolte nella progettazione, nella didattica, nell’innovazione e nella ricerca. Parteciparvi è ancora oggi il modo più efficace per una università di mettere in gioco le sue risorse, sia che si tratti delle competenze dei suoi docenti sia che si tratti della passione che riescono a trasmettere ai loro studenti”.
Fabrizio Geremicca
a deriva mobile con due persone di equipaggio entrambi a trapezio. Il regolamento prevede limiti nelle dimensioni principali e nei materiali, ma lascia la massima libertà per forme di scafo e attrezzatura velica”. La regata si è svolta a Venezia dal 15 al 18 settembre. Il gruppo della Federico II, dopo alcuni giorni di allenamento nelle acque partenopee, ha gareggiato a bordo di una barca messa a disposizione dall’Ateneo Roma3: Try Again. Pierluigi Guida e Michele Serrentino, studenti della Magistrale in Ingegneria Navale, hanno condotto l’imbarcazione in regata; Marcello Spagnuolo e Gianluca Iovinella hanno ripristinato lo scafo, che necessitava, prima di tornare a competere, di alcuni interventi. “La competizione veneziana – dice il prof. Bertorello – è stata l’occasione di sperimentarci. Per questo ringrazio i colleghi romani che ci hanno prestato Try Again ed il Circolo Italia, a Napoli, che ha ospitato l’imbarcazione nel suo porticciolo. Ritorneremo il prossimo anno con una barca a vela progettata
e costruita nell’ambito del Dipartimento di Ingegneria industriale della Federico II”. La macchina è già partita, perché Gabriele Foresti e Gabriele Parenti – altri due studenti coinvolti nell’avventura – stanno già procedendo nei rilievi fotometrici che saranno alla base del progetto originale per l’edizione 2017. 1001 VELAcup è un appuntamento nato nel 2007. “All’epoca – ricorda il prof. Bertorello – i prototipi hanno girato tra le boe a largo di Monte Argentario. L’iniziativa didattico-sportiva si chiamava 1001 Vela per l’Università. Era stata ideata dagli
architetti Massimo Paperini e Paolo Procesi. L’iniziativa si è poi strutturata come associazione no profit nel 2011 con il nome abbreviato con cui veniva chiamata dai partecipanti: 1001 VELAcup”. Da quell’esordio, non è saltata una sola edizione. Nell’ultima, quella veneziana, si sono sfidati dieci Atenei, con i loro sailing team a supporto di 15 imbarcazioni di 4,60 metri con 33 metri quadrati di vela ciascuna. È una competizione sportiva e scientifica perché, sottolinea il docente-velista della Federico II, “mette in gara Atenei che nella ricerca applicata e nell’innovazione credono ed investono seriamente”. Sostenuta negli anni da diversi Atenei italiani (Università di Roma Tre, di Palermo, Polo Universitario Marconi della Spezia, Università di Bologna, Università di Padova) e da prestigiosi circoli velici (Yacht Club Santo Stefano, Circolo della Vela Sicilia, Circolo velico della Marina Militare – Comando Alto Tirreno, Club Nautico Rimini, Compagnia della Vela di Venezia), 1001 VELAcup ha avuto, edizione dopo edizione, sempre più adesioni, partecipanti e prototipi realizzati. Ad oggi, per questa competizione, sono state realizzate più di 34 imbarcazioni. “Per essere ammesse alle regate – prosegue Bertorello – bisogna sottostare ad un regolamento di classe, redatto dall’architetto Paperini, che è aggiornato ogni anno, di concerto con gli Atenei, per continuare a stimolare la progettazione sia sul piano dell’innovazione che su quello della sostenibilità ambientale. È previsto infatti che i materiali utilizzati siano biocompatibili e riciclabili. Per spingere le prestazioni al massimo, sono apparsi scafi in composito di lino, canapa, sughero, per il quale sono state utilizzate resine ‘bio’, derivate da frumento e anacardo, e realizzate appendici e timonerie rinforzate con fibra di basalto. Si sono viste architetture avveniristiche con barche strettissime munite di foils (derive in carbonio regolabili n.d.r.), come per gli aliscafi, per far ‘volare’ letteralmente le barche sull’acqua. Non sono nemmeno mancate vele alari, con un’efficienza aerodinamica del 30% maggiore all’equivalente vela tradizionale, e sono stati sperimentati metodi di ricerca che prevedono dispositivi di rilevamento degli sforzi integrati negli scafi e negli armi. Insomma, il regolamento permette di mantenere la flotta competitiva anche rispetto alle ultime tendenze della nautica contemporanea”. Non basta. Prosegue il docente: “Per la progettazione e la realizzazione, le università adottano
sistemi computerizzati di altissimo livello, svolgono prove in vasca navale ed in galleria del vento per mettere
a punto scafi e velature sempre più performanti, e tutto questo con e per gli studenti ai quali viene offerta una occasione eccezionale per crescere professionalmente”. Conclude Bertorello: “1001 VELAcup non è solo barche e competizione, è anche scambio e condivisione dei risultati, attraverso l’organizzazione di convegni, mostre e pubblicazioni,tra le diverse esperienze universitarie. È, in altri termini, un catalizzatore delle energie coinvolte nella progettazione, nella didattica, nell’innovazione e nella ricerca. Parteciparvi è ancora oggi il modo più efficace per una università di mettere in gioco le sue risorse, sia che si tratti delle competenze dei suoi docenti sia che si tratti della passione che riescono a trasmettere ai loro studenti”.
Fabrizio Geremicca