Una delegazione di quattro docenti e quattordici studentesse dell’Università berlinese di Humboldt a L’Orientale. La visita (dal 24 al 29 marzo) rientra nell’ambito dei viaggi di formazione all’estero, in parte finanziati dall’università tedesca, destinati a progetti di ricerca di piccoli gruppi ai quali è concessa l’opportunità di lavorare sul campo. Gli ospiti, provenienti dal Dipartimento di Biblioteconomia e Scienza dell’Informazione -che conduce ricerche sulla progettazione e costruzione di biblioteche in tutte le parti del mondo, il loro arredamento e le loro attrezzature al fine di stabilire un contatto tra le Lettere e l’Architettura –, hanno visitato, come previsto dal fitto itinerario, la Biblioteca Civica di Ponticelli, la Mediateca di Santa Sofia, la Biblioteca Nazionale, il Goethe-Institut, il Museo Archeologico di Napoli e la Biblioteca Europa de L’Orientale a Palazzo Santa Maria Porta Coeli, dove è custodito, dal 2008, “il Fondo Goethe, composto da seimila volumi”, spiega il prof. Sergio Corrado, docente di Letteratura tedesca e Critica letteraria. I docenti tedeschi “si sono interessati ai sistemi di archiviazione e al rapporto tra spazio e libri nella nostra città. Hanno portato le loro studentesse nelle biblioteche, negli archivi e nei musei napoletani. Noi abbiamo delle condizioni diverse da quelle tedesche: se in Germania sono costruiti edifici appositi per conservare i libri, qui invece sono allocati nelle strutture antiche”, sottolinea il prof. Corrado. Il metodo di ricerca del Dipartimento berlinese segue un orientamento empirico basato su lavori di gruppo e progetti da eseguire all’estero nei luoghi di studio interessati. “Un progetto che non aveva nulla a che fare con il programma Erasmus, ho tentato di aprirlo perché sono molto affezionato alla Humboldt in termini di germanistica. Ma non è sempre facile, soprattutto adesso in Germania ho l’impressione che selezionino molto e che aprano meno accordi con le università straniere rispetto a noi”, aggiunge il prof. Corrado.
Sebbene le università tedesche siano più mirate nella scelta degli accordi con le università partners, L’Orientale è convenzionata con più di venti Atenei della Germania. Il prof. Corrado è referente per le università di Aquisgrana, Bayreuth, Friburgo, Colonia e Lipsia: “ogni anno la conferma degli accordi è automatica, a meno che non vi sia una richiesta esplicita di uscire dal programma, cosa che non è mai avvenuta. Io ho ereditato molti di questi scambi, ma personalmente ne ho attivati solo due, uno ad Atene e l’altro a Basilea. Purtroppo, quest’anno Basilea esce dal progetto per i noti motivi svizzeri, però si sta studiando una tipologia di scambio Svizzera-Europa, che non sia prettamente Erasmus. Tengo molto all’università svizzero-tedesca di Basilea, perché è di un livello altissimo. Ritengo che gli accordi Erasmus andrebbero curati, essere vivi e non restare sulla carta. Sarebbe importante aprirne altri con nazioni più centrali: nel 2015 entrerà il Lussemburgo, paese con il quale noi non abbiamo accordi, strategicamente importante per motivi comunitari perché è la sede di istituzioni europee e per la questione del trilinguismo (francese, tedesco e lussemburghese)”.
Le mete preferite dai germanisti sono ovviamente i paesi di lingua tedesca: “sarebbe importante sfruttare l’Erasmus in termini di scoperta e scegliere destinazioni più esotiche, che danno il senso di un’Europa che si è aperta. È mia intenzione aprire un Erasmus a Malta o Cipro”, aggiunge il prof. Corrado. Ci sono studenti che, invece, prediligono una vita studentesca più concentrata e tranquilla: “ci sono gli affezionati di Bayreuth, ad esempio, che è una cittadina tedesca immersa nel verde, molto famosa per Wagner, la cui università è piuttosto recente. Le università di Göttingen, Lipsia o la FU (Freie Universität) di Berlino restano le più richieste. Proprio adesso è tornata una studentessa da Lipsia che sta lavorando ad una tesi sulla letteratura della ex Germania est. Tra l’altro, Lipsia sta diventando una scelta molto ambita, perché è una città economica, sede di un’ottima università e di centri di cultura secolari, basti pensare che nel ‘700 Goethe ha studiato lì. Inoltre, la città sta diventando alla moda come dépendance da Berlino, perché è ad un’ora di treno ed è molto vicina all’aeroporto”. La scelta della città è importante soprattutto ora che l’Erasmus+ si è aperto anche al primo anno: “L’Erasmus è un’esperienza di studio, ma a 19-20 anni non si hanno le competenze linguistiche tali da poter apprezzare veramente un’università straniera. Ho studenti molto bravi i quali sostengono che partire abbia causato dei rallentamenti nella carriera. Il rallentamento va bene se ne guadagni in esperienza, ma bloccarsi un anno è un vero peccato. È impensabile studiare all’estero comportandosi come se si fosse nella propria città: se bisogna star chiuso tutto il tempo per fare gli esami, non si conosce il posto e ha poco senso il viaggio”, conclude il prof. Corrado.
Sabrina Sabatino
Sebbene le università tedesche siano più mirate nella scelta degli accordi con le università partners, L’Orientale è convenzionata con più di venti Atenei della Germania. Il prof. Corrado è referente per le università di Aquisgrana, Bayreuth, Friburgo, Colonia e Lipsia: “ogni anno la conferma degli accordi è automatica, a meno che non vi sia una richiesta esplicita di uscire dal programma, cosa che non è mai avvenuta. Io ho ereditato molti di questi scambi, ma personalmente ne ho attivati solo due, uno ad Atene e l’altro a Basilea. Purtroppo, quest’anno Basilea esce dal progetto per i noti motivi svizzeri, però si sta studiando una tipologia di scambio Svizzera-Europa, che non sia prettamente Erasmus. Tengo molto all’università svizzero-tedesca di Basilea, perché è di un livello altissimo. Ritengo che gli accordi Erasmus andrebbero curati, essere vivi e non restare sulla carta. Sarebbe importante aprirne altri con nazioni più centrali: nel 2015 entrerà il Lussemburgo, paese con il quale noi non abbiamo accordi, strategicamente importante per motivi comunitari perché è la sede di istituzioni europee e per la questione del trilinguismo (francese, tedesco e lussemburghese)”.
Le mete preferite dai germanisti sono ovviamente i paesi di lingua tedesca: “sarebbe importante sfruttare l’Erasmus in termini di scoperta e scegliere destinazioni più esotiche, che danno il senso di un’Europa che si è aperta. È mia intenzione aprire un Erasmus a Malta o Cipro”, aggiunge il prof. Corrado. Ci sono studenti che, invece, prediligono una vita studentesca più concentrata e tranquilla: “ci sono gli affezionati di Bayreuth, ad esempio, che è una cittadina tedesca immersa nel verde, molto famosa per Wagner, la cui università è piuttosto recente. Le università di Göttingen, Lipsia o la FU (Freie Universität) di Berlino restano le più richieste. Proprio adesso è tornata una studentessa da Lipsia che sta lavorando ad una tesi sulla letteratura della ex Germania est. Tra l’altro, Lipsia sta diventando una scelta molto ambita, perché è una città economica, sede di un’ottima università e di centri di cultura secolari, basti pensare che nel ‘700 Goethe ha studiato lì. Inoltre, la città sta diventando alla moda come dépendance da Berlino, perché è ad un’ora di treno ed è molto vicina all’aeroporto”. La scelta della città è importante soprattutto ora che l’Erasmus+ si è aperto anche al primo anno: “L’Erasmus è un’esperienza di studio, ma a 19-20 anni non si hanno le competenze linguistiche tali da poter apprezzare veramente un’università straniera. Ho studenti molto bravi i quali sostengono che partire abbia causato dei rallentamenti nella carriera. Il rallentamento va bene se ne guadagni in esperienza, ma bloccarsi un anno è un vero peccato. È impensabile studiare all’estero comportandosi come se si fosse nella propria città: se bisogna star chiuso tutto il tempo per fare gli esami, non si conosce il posto e ha poco senso il viaggio”, conclude il prof. Corrado.
Sabrina Sabatino