È fatta: la SUN cambia nome

“Il nome che è stato scelto è Università della Campania – Luigi Vanvitelli”. L’annuncio che ha scosso la Seconda Università è arrivato dalla conferenza stampa convocata dal Rettore Giuseppe Paolisso nella sede casertana del Rettorato, proprio all’interno della Reggia vanvitelliana, e subito dopo il Senato Accademico del 31 marzo. I senatori hanno accolto a larga maggioranza i risultati della consultazione lanciata dal Rettore nelle settimane precedenti. Sedici i voti favorevoli, due quelli contrari e un solo astenuto. 
La notizia era arrivata circa un mese prima durante l’inaugurazione dell’anno accademico, in cui il Rettore aveva presentato il suo programma annunciando il cambio di denominazione come ciliegina sulla torta, il segnale forte da offrire all’esterno per mettere subito in chiaro il nuovo corso dell’Ateneo sotto la sua guida. Alle parole del Rettore molti avevano sperato nel riconoscimento territoriale alla provincia di Caserta di cui si va parlando fin dalla fondazione stessa della SUN, creata all’epoca per decongestionare la “prima” Università di Napoli, la Federico II, e integratasi sempre di più negli anni invece con il territorio casertano. Dopo l’annuncio del cambio è partita invece una consultazione per determinare il nuovo nome. Tre le possibilità disponibili, e i risultati presentati hanno sorpreso più di una persona: 74% dei voti per il nome vincitore, solo il 6% per la denominazione “Università di Caserta” e 20% di astensione (attribuibile in larga parte ad una resistenza verso il cambio del nome). Nessuno si è detto convinto invece dell’ultima opzione, semplicemente “Università Luigi Vanvitelli”.
 
Un concorso internazionale per il nuovo logo
 
A chi ha espresso dubbi, il Rettore ha risposto così: “In origine questa università si chiamava ‘Seconda’, e non a tutti andava bene. Si chiamava ‘di Napoli’, e a Caserta questo concetto di Napoli non andava bene. Ma questa è una Università che ha una vocazione molto più ampia della sola città di Caserta”. E quindi a Caserta solo il 6%, ma per il Rettore quello portato a casa non è un risultato da poco: “Bisogna rispettare l’autonomia dell’Università, stabilita per legge. Era un passo che da vent’anni si auspicava, e noi l’abbiamo fatto in un mese. Abbiamo cambiato il nome dell’Università, abbiamo tolto Napoli e abbiamo messo Luigi Vanvitelli, una personalità casertana molto conosciuta nel mondo. Per qualcuno il bicchiere non sarà mezzo pieno, ma non si può dire che è un bicchiere vuoto”.
E a chiarire l’importanza storica e artistica dell’architetto Luigi Vanvitelli è stata il ProRettore Vicario Rosanna Cioffi, corettore e storica dell’arte, che ha spiegato anche il perché dell’esclusione di una denominazione da molti auspicata, che tirasse in ballo, per superare il riferimento cittadino a Caserta, la regione di Terra di Lavoro. “L’abbiamo considerato – ha detto la professoressa – Però l’antica provincia borbonica di Terra di Lavoro è un nome che noi conosciamo bene, ma che non è altrettanto conosciuto a livello internazionale. Campania invece è un riferimento alla nostra Campania Felix. Tutta l’Università deve essere fiera di questo riconoscimento ad una tradizione trimillenaria, un risultato che chiaramente è stato anche uno sforzo di sintesi”.
“Vi dico anche – ha aggiunto il Rettore – che procederemo con un’analisi economico finanziaria in vista di un rebranding dell’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’, per dare maggiore slancio al posizionamento tra le università nazionali. Questo è un momento di rinascita, e noi ci auguriamo di dare una nuova forza a questa Università, che ci possa servire per attrarre interessi scientifici, culturali ed economici”. E per il rebranding il Rettorato punta al meglio, considerando aziende importanti e all’avanguardia, in un’operazione che verrà a costare circa 35 mila euro. Un costo che andrà a gravare quasi sicuramente sul bilancio 2016, e a cui bisogneranno aggiungere i costi delle nuove insegne, con un prezzo che oscillerà tra 150 e i 200 mila euro. Infine, altri 30 mila euro costerà il concorso internazionale per il nuovo logo, un processo ideato anche con l’intenzione di diffondere il più possibile la nuova identità d’Ateneo. 
 
Il dissenso del territorio casertano
 
Forti le reazioni dal territorio casertano. Il sindaco di Caserta Del Gaudio ha affidato ai social network il suo sfogo. “Oltraggio alla nostra storia ed alla nostra cultura”, così ha definito l’atto proveniente dal Senato Accademico. Accanto a lui nel dissenso il sindaco di Santa Maria Capua Vetere Di Muro, che ha invitato il mondo della politica locale a prendere una posizione contraria a ciò che sta accadendo. E non ha tardato ad arrivare l’appello al Ministro dell’Istruzione dal Comitato pro Università di Caserta, lo storico movimento d’opinione riunitosi da oltre vent’anni attorno alla figura del vescovo Raffaele Nogaro, per il quale questo triste epilogo rappresenterebbe la beffa al termine di una lunga battaglia.
“La discussione è avvenuta in un tempo brevissimo, e c’erano alcuni Dipartimenti in cui non si sapeva nulla della questione”. È Francesca Del Prete che parla, una delle organizzatrici di una petizione che sta spopolando on line, dove viene chiesto di firmare contro il cambio di denominazione della SUN. “Su un gruppo facebook di Giurisprudenza fu postato un articolo che riportava i commenti di alcuni esponenti politici su un possibile cambio nome. C’era stata anche una raccolta firme del Sindaco di Caserta Del Gaudio in favore della denominazione ‘Università di Caserta’. È tra i commenti di quel post che è nata l’idea di una contro-petizione, questa volta contro il cambio nome”. Il Comitato nasce dal Dipartimento di Giurisprudenza, con un nucleo forte di una decina di persone, e adesso, sulla scia del successo raccattato on line, si sta allargando agli altri Dipartimenti della Seconda Università. Il gruppo sta ottenendo molti consensi e sta organizzando anche azioni informative al di fuori dei gruppi facebook in cui è nato. “Se avessimo ritenuto che la SUN fosse stata solo una succursale – fa notare Francesca – ci saremmo direttamente iscritti alla Federico II. Invece noi questa università l’abbiamo scelta, e per noi Napoli non indica un territorio, ma una tradizione culturale a cui ci sentiamo di appartenere”. Altre preoccupazioni degli studenti riguardano i costi dell’operazione e la perdita di un nome legato comunque a un prestigio costruito negli ultimi venticinque anni. “Siamo fiduciosi, perché i giochi non sono ancora fatti e le nostre firme possono pesare al Ministero”. I primi animatori del movimento sono semplici studenti, e ci tengono a precisarlo: “Siamo un gruppo apolitico, e anzi questa iniziativa nasce anche in contrapposizione all’azione dei rappresentanti. Ci siamo trovati con un muro di fronte, senza l’appoggio di alcun rappresentante di Giurisprudenza. Magari hanno anche chiesto sui social network un parere sul cambio di denominazione, ma non credo che facebook sia il canale adatto per dibattere una cosa del genere, anche perché quel post non aveva avuto alcuna visibilità. Ci aspettavamo banchetti e materiale informativo, azioni che vengono organizzate per cose molto meno importanti di questa. Quando creammo il gruppo per la petizione fummo contattati dai rappresentanti, che a dire la verità sembravano anche un po’ risentiti per questa nostra iniziativa. Abbiamo chiesto di portare in Consiglio di Dipartimento il nostro dissenso insieme alla proposta di un referendum. Ci è stato risposto che non c’era più niente da fare, e che si poteva solo scegliere quale nome adottare”. 
 
Le rappresentanze studentesche
 
A voler essere precisi anche nella galassia della politica universitaria è possibile individuare delle differenziazioni. Tra le file dei contrari al cambio nome si è schierata con un comunicato l’UDU, sindacato studentesco presente nel Consiglio di Corso di Laurea a Scienze Politiche. Si sono astenuti in varie occasioni, invece, i rappresentanti appartenenti all’associazione Ateneo SUN; prima nel Consiglio degli Studenti (CdS) che ha approvato il nome vincitore a maggioranza, facendo registrare in quella occasione sette astensioni – unico gruppo a non allinearsi al rettorato – e poi nel Senato Accademico decisivo del 31 marzo, dove l’unica astensione è stata quella di Luigi Ciardulli, senatore organico all’associazione: “È stato un processo lampo, quindi la maggior parte degli studenti a stento ha letto la notizia on line. Per questo motivo abbiamo proposto prima in CdS e poi in Senato di istituire un referendum a costo zero tramite la piattaforma di Ateneo. La proposta però ci è stata rifiutata”. La richiesta era quindi quella di cercare un più ampio consenso nell’università prima di procedere con la modifica del nome, ritenendo non sufficiente la consultazione sui tre nomi deliberata nel precedente Senato. Ciardulli riguardo quella procedura aveva votato a favore, “ma non credevo che la consultazione fosse limitata a soli tre nomi”. Alcune critiche sono piombate sull’associazione per questa questione, altre perché il nome di Ateneo Sun era apparso in precedenza collegato ad un’iniziativa del sindaco Del Gaudio, una raccolta firme che mirava a fare pressione sugli organi universitari perché si optasse per un riconoscimento nel nome al territorio di Caserta. “È una falsità – commenta Enrico Di Rienzo, membro del CdS e del Consiglio di Dipartimento di Economia – Noi di Ateneo Sun non abbiamo mai preso firme per cambiare il nome e non capisco come il sindaco Del Gaudio possa aver interpellato noi”. Enrico del resto ha le idee molto chiare sulla questione: “È una vergogna: cambiamo un nome senza passare la volontà degli studenti e senza neanche dare il riconoscimento ad un territorio. In Consiglio degli Studenti siamo stati l’unico gruppo che si è astenuto sulla questione, perché pensiamo che prima di poter cambiare il nome bisogna interpellare la parte attiva dell’Università, ovvero gli studenti”.
“Adesso continueremo con questa battaglia – continua Ciardulli – ma come i semplici studenti che siamo, senza sigle di associazioni politiche universitarie. Portando però tutte le nostre potenzialità: tramite il nostro consigliere nazionale proveremo ad organizzare un incontro sulla questione con il Ministero dell’Università”.
Di fatto adesso tocca al Ministro Giannini esprimersi su quanto deliberato dal Senato Accademico. Solo dopo l’Università potrà portare in Gazzetta Ufficiale il nuovo nome. Un iter burocratico che porterà i tempi del cambio nome ad allungarsi, secondo una stima del Rettore, come minimo fino al prossimo autunno, e quindi al prossimo anno accademico. Da lì in poi partirà l’affiancamento del vecchio e del nuovo logo, così da assicurare la riconoscibilità del continuum che va dalla SUN all’Università della Campania. E se il primo passo ha generato una contrarietà così forte, c’è da pensare che la strada da battere per il Rettorato non sarà priva di difficoltà.
Valerio Casanova
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