Economia dell’ambiente, un corso che riscuote interesse

Quanto vale un paesaggio? È possibile inserire le risorse ambientali e naturali nel bilancio delle attività economiche? Queste e molte altre domande sono al centro della seconda edizione del corso di Economia dell’Ambiente, insegnamento a scelta per gli studenti della Magistrale in Economia e Commercio, svolto dal ricercatore di Politica Economica Edoardo Di Porto, che sottolinea il notevole interesse degli studenti per questa proposta didattica: “su una media di circa centocinquanta iscritti alla Magistrale, l’anno scorso abbiamo avuto una quarantina di corsisti, quest’anno più di sessanta”. La disciplina si occupa dell’impatto che le attività economiche hanno sull’ambiente e descrive il ruolo che questo ha nel processo di produzione di beni e servizi, analizzando i modi attraverso i quali raggiungere un bilanciato equilibrio tra obiettivi sociali ed economici. L’approccio didattico è  quantitativo e attinge alle conoscenze pregresse di Economia Politica (Microeconomia e Macroeconomia): “dal momento che ci rivolgiamo a studenti che hanno già delle basi, lavoriamo molto sui dati, svolgendo anche una piccola introduzione all’Econometria per quanti provengono da altri percorsi Triennali”. Esistono tante metodologie e tanti fattori da prendere in considerazione per quantificare un bene ambientale, dal prezzo delle abitazioni, stabilito in base a innumerevoli fattori, come servizi e qualità del contesto, ai costi di viaggio e del biglietto che si è disposti ad affrontare per visitarlo. “Se c’è una domanda, bisogna capire come soddisfarla – prosegue il ricercatore – In questo momento una nostra studentessa, originaria di un paesino del Sannio colpito dall’alluvione di questo autunno, sta svolgendo una tesi per capire se, dopo il disastro ambientale, le persone sono disposte a ricorrere ad un’assicurazione privata o a pagare una tassa comunale, per tutelarsi in caso di danni. Rappresenta un tema di grande interesse anche per le assicurazioni”. Le attività didattiche hanno un taglio applicativo: “lavoriamo molto con i dati reali, dai quali invito i ragazzi a trarre delle valutazioni sensate. In aula si discute anche molto cercando di evitare la politica e i suoi limiti. Quello che mi interessa è che i ragazzi capiscano che fuori di qui c’è un mondo, che si può uscire a prendere dati e creare una metodologia di lavoro adatta alle condizioni che si presentano. Ci sarà sempre più lavoro per chi affronta queste tematiche, un percorso del genere offre degli strumenti per proporsi. Verso la fine del corso, quindi, invitiamo in aula realtà esterne per le testimonianze. L’anno scorso, per esempio, è intervenuta Legambiente”, conclude il dott. Di Porto. Le attività didattiche si svolgono anche con il contributo volontario della ricercatrice Carla Guerriero. 
Simona Pasquale
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