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Edoardo Savarese si è iscritto a novembre al terzo anno di Giurisprudenza; a dicembre ha completato gli esami del secondo anno. La sua media: tutti 30 ed un ventotto. E pensare che voleva iscriversi a Lettere: “Giurisprudenza è stata una scelta pratica”. Lorenzo Scirocco è un suo collega di cattedra e di anno di immatricolazione; anche lui ha concluso perfettamente in regola gli esami del secondo anno, sostenendo e superando a febbraio Economia Politica. I suoi voti: tutti trenta, un ventotto in Costituzionale con il professor Vincenzo Cocozza ed un 24 in Economia Politica con il professor Marco Pagano. Entrambi avevano conseguito il diploma con 60 sessantesimi. Sulla scia del caso di Raffaele Manfrellotti, una laurea in Giurisprudenza con 110 e lode conseguita a giugno, in tre anni ed una sessione, prosegue il viaggio attraverso gli studenti particolarmente brillanti della facoltà del preside Luigi Labruna (27.000 iscritti).
Presto e
bene: si può
bene: si può
“Laurearsi in Giurisprudenza in tempo e con buoni voti si può”: lo sostengono all’unisono Edoardo e Lorenzo. “Il segreto principale reputo che sia la costanza e l’autodisciplina”, sostiene quest’ultimo. “Consiglio di frequentare quanto più è possibile e poi di studiare a casa, sempre, quelle venti, venticinque pagine alla volta. Io il primo anno ho seguito tutto, ad eccezione di Filosofia del Diritto. Al secondo anno non ho frequentato le lezioni di Economia Politica ed ho incontrato qualche difficoltà”. Gli fa eco Eduardo: “anche io, tra i corsi del primo anno, ho saltato soltanto Filosofia del Diritto. Poi il secondo anno ho frequentato tutte le lezioni. E’ essenziale studiare in maniera costante anche due o tre esami alla volta. Se lo si fa dall’inizio è possibile”.
Il ritmo
giusto
giusto
La principale insidia che incombe sul capo della matricola di Giurisprudenza, sottolineano Lorenzo ed Eduardo, è appunto la perdita di tempo iniziale, quel far poco o nulla che fa sì che si dilapidino mesi preziosi, tra novembre e gennaio, febbraio. “E’ fondamentale mantenere il ritmo”, spiega Savarese. “Purtroppo il neodiplomato non è in grado di autodisciplinarsi. Ecco perché sarebbe importante, a mio avviso, che i docenti interrogassero durante il corso, prevedessero prove intercorso, incentivassero a studiare con costanza”. E cita l’esempio di un esame tosto, quello di Rascio. “L’assistente ci interroga durante il corso, settimanalmente. In questo modo ti trovi a fine corso che hai studiato tutto il programma senza accorgertene”. Fare più esami subito. “La sessione estiva del primo anno deve essere sfruttata bene, sostenendo almeno tre esami, due dei quali fondamentali”. Quali? “Personalmente, quando sento che qualcuno inizia con Privato resto sorpreso. Meglio gli esami romanistici: Istituzioni del Diritto romano e Storia del Diritto romano. Questo come regola generale, poi dipende anche dal docente. Ho sostenuto a maggio Storia del diritto romano con Francesco Amarelli ed ho sperimentato che è particolarmente ben disposto con coloro i quali seguono e danno subito l’esame. Si ricorda di te, la tensione si stempera ed il programma da portare è meno pesante. Discorso analogo per chi segua il seminario tenuto da Basile, l’assistente di Settimio Di Salvo. Può chiedere a maggio di sostenere l’esame proprio con Basile. Al contrario, una collega alla quale avevo consigliato di iniziare con Storia del Diritto Romano si è presa 18 con Lucio De Giovanni. So come era preparata; forse non da trenta, ma almeno un 24 – 25 poteva averlo. E’ un professore che fa un bellissimo corso, ma all’esame crea problemi. Una mia amica, forse non lo sapeva, ha rifiutato con lui ventiquattro; ancora non è riuscita a prendersi questo esame. Seguire, lo ripeto, è essenziale. Io a Privato avevo il professor Fernando Bocchini. L’ho dato a novembre, quindi non in prima sessione, tuttavia l’ho preparato in un mese e mezzo”.
Le trappole
del primo anno
del primo anno
Circa il fatto che il primo anno di Giurisprudenza celi più di una trappola alla matricola incauta Lorenzo non ha dubbi. “Lo dico per esperienza. Facevo parte di un gruppo di una ventina di ragazzi e ragazze che seguivano. Adesso a frequentare regolarmente siamo rimasti in tre. Che io sappia altri setto, otto colleghi sono rimasti indietro e gli altri hanno abbandonato. Tempo da perdere all’inizio sembra che ce ne sia, ma non è così. I recuperi sono difficilissimi e chi parte male il primo anno poi è costretto a rincorrere sempre, perché sette mesi ininterrotti di studio non ci saranno più in tutta la carriera universitaria. Questo non significa trascorrere la giornata sui libri o studiare fino a sera inoltrata, tutt’altro. Io suono in un gruppo come batterista, seguo un corso di spagnolo, faccio doposcuola ai bambini del mio quartiere, l’Arenella, frequento saltuariamente un gruppo parrocchiale ed ho vari interessi. Mi aiutano a dare il massimo ed a concentrarmi, nelle ore che dedico a studiare. Importante è studiare presto la mattina” –Eduardo, invece, che conosce l’inglese, sta perfezionando il francese ed ha iniziato a studiare il tedesco- Gli esami romanistici costituiscono il miglior viatico per partire con il piede giusto anche secondo Lorenzo. “Mi sono trovato bene e lo consiglio. Se proprio devo dare un altro suggerimento, relativamente al primo anno, direi di studiare insieme più materie (aiuta la mente) e non sottovalutare Costituzionale. Io avevo un libro abbastanza scorrevole – il Martines – ed ho sottovalutato la difficoltà dell’esame. Risultato: la prima volta ho rifiutato un 24; a febbraio ho studiato meglio ed ho avuto 28”. Privato e Costituzionale, secondo Eduardo, vanno dati nella sessione autunnale, per motivi in parte legati alla disciplina, in parte connessi al rapporto con il docente. Spiega: “anche seguendo il corso non è possibile instaurare un rapporto di tipo scolastico con il docente, perché si è in troppi. Dunque dare l’esame subito dopo la fine del corso non serve. In autunno, inoltre, è probabile che si sia già acquisita quella base di linguaggio giuridico essenziale ad affrontare al meglio le discipline in questione”. “Inoltre, ci si presenta già con qualche esame sul libretto e se la media è alta alcuni docenti ne tengono conto e gli esami successivi vanno meglio”.
Le 1400
pagine
di
Commerciale
pagine
di
Commerciale
Gli esami più “tosti” del secondo anno? Nessun dubbio da parte di entrambi gli studenti: Economia politica e Diritto Commerciale. Quest’ultimo, con le sue 1400 pagine, è considerato a Giurisprudenza dai più l’esame “monstre” per eccellenza. E “va sostenuto subito” dice Eduardo, non conservato per ultimo, semmai prima della laurea, perché: “c’è un tempo per ogni cosa, Commerciale a 25 anni, quando la propria testa è altrove è la scelta più sbagliata che si possa fare” con il rischio di non laurearsi più. Potrebbe essere reso un po’ meno pesante, secondo i due studenti modello. “Secondo me i programmi andrebbero snelliti, per focalizzare l’attenzione sui principi essenziali”, spiega Eduardo. “Le mie osservazioni non riguardano solo Commerciale, comunque. Prendiamo il caso di Costituzionale: il professor Cocozza fa portare due parti speciali, la sua e Crisafulli. E’ un carico eccessivo. Idem, ed anzi peggio, per Commerciale. Io ho avuto 28 con il professor Gian Franco Campobasso perché non ho risposto ad una domanda fatta da un assistente esclusivamente per verificare se avevo studiato una per una tutte le 1400 pagine del programma. Qualcosa si potrebbe sfoltire anche ad Economia – i libri sono tre – oppure a Diritto romano, esame per il quale vanno preparate due parti speciali”. Gli fa eco Lorenzo: “lo stesso professor Amarelli, di Storia, aveva espresso il proposito di sfoltire il suo libro, ma credo che ancora non ne abbia fatto nulla. Io Commerciale l’ho studiato bene, ma quello che mi è rimasto non sono certo le eccezioni delle eccezioni. Ricordo bene le nozioni fondamentali, i principi essenziali. Quelli che poi potrebbero tornarmi utili anche in un futuro professionale”.
La cattedra
‘giusta’
‘giusta’
Programmi troppo pesanti, dunque. E una osservazione frequente, tra gli iscritti a Giurisprudenza, avvalorata adesso dal fatto che ad avanzarla siano due studenti particolarmente meritevoli. Gli esami più abbordabili del secondo anno? Diritto Internazionale e Diritto del Lavoro, secondo Edoardo e Lorenzo. “Forse i colleghi che hanno il professor Mario Rusciano la pensano diversamente perché portano per Diritto del Lavoro un testo più lungo”, aggiunge Savarese. “Queste sperequazioni tra l’uno e l’altro programma non dovrebbero esistere, perché creano disparità tra gli studenti in base a fattori puramente casuali, come la cattedra di appartenenza. Stesso discorso per la concentrazione di professori considerati particolarmente severi in una cattedra piuttosto che nell’altra. Poniamo il caso della terza: hanno Paolo Tesauro per Costituzionale, Lucio De Giovanni per Storia, Nicola Di Prisco per Privato. Poi magari la media si abbassa ed è ingiusto. Anche perché ci sono docenti i quali per principio non mettono più di un tot di trenta e trenta e lode a seduta di esame”. Altra bella questione. Come quella che “alcuni docenti al corso su due libri ne spiegano solo uno”. Perché?
A differenza di Raffaele Manfrellotti, Lorenzo Scirocco ed Edoardo Savarese afferiscono al nuovo ordinamento: 23 esami, tra i quali cinque complementari. “Sono troppi”, sostiene Eduardo. “C’è il rischio che creino disorientamento e che magari lo studente si concentri per un mese a fare un complementare e trascuri i fondamentali, magari solo per dire a casa che ha fatto l’esame. Meglio un corso di laurea che preveda meno esami”. Altra critica didattica ai docenti: “invece di fare lezione agli studenti, tengono le conferenze”. Un grave errore di metodo.
Infine, ecco i loro progetti a breve e media scadenza. Lorenzo: “io sto studiando spagnolo perché mi piacerebbe andare in Spagna nell’ambito del progetto Erasmus. Dopo la laurea vorrei mettere a frutto la mia passione per il Diritto Internazionale, in particolare il Diritto delle Comunità Europee: vorrei collaborare alla costruzione dell’Europa”. Edoardo: “vorrei tentare la strada del concorso in magistratura oppure la carriera universitaria, anche se è difficile. Per il momento lavoro anche alla tesi in Diritto internazionale. É stato il docente stesso a chiedermi se mi interessava ed io ho accettato con entusiasmo”.
Fabrizio Geremicca
A differenza di Raffaele Manfrellotti, Lorenzo Scirocco ed Edoardo Savarese afferiscono al nuovo ordinamento: 23 esami, tra i quali cinque complementari. “Sono troppi”, sostiene Eduardo. “C’è il rischio che creino disorientamento e che magari lo studente si concentri per un mese a fare un complementare e trascuri i fondamentali, magari solo per dire a casa che ha fatto l’esame. Meglio un corso di laurea che preveda meno esami”. Altra critica didattica ai docenti: “invece di fare lezione agli studenti, tengono le conferenze”. Un grave errore di metodo.
Infine, ecco i loro progetti a breve e media scadenza. Lorenzo: “io sto studiando spagnolo perché mi piacerebbe andare in Spagna nell’ambito del progetto Erasmus. Dopo la laurea vorrei mettere a frutto la mia passione per il Diritto Internazionale, in particolare il Diritto delle Comunità Europee: vorrei collaborare alla costruzione dell’Europa”. Edoardo: “vorrei tentare la strada del concorso in magistratura oppure la carriera universitaria, anche se è difficile. Per il momento lavoro anche alla tesi in Diritto internazionale. É stato il docente stesso a chiedermi se mi interessava ed io ho accettato con entusiasmo”.
Fabrizio Geremicca