Eletto il Senato Accademico del Federico II

Nomi nuovi ma anche molti uscenti riconfermati; una particolare partecipazione al voto da parte dei ricercatori; il bottino di Scienze che si aggiudica, per quanto riguarda la componente dei ricercatori,  ben tre dei sette seggi disponibili. E’ il quadro che si delinea dai risultati del voto per il rinnovo del Senato Accademico del Federico II. 
Eletti – in due tornate (la consultazione era stata sospesa a Monte Sant’Angelo per la concomitante mobilitazione contro la legge 133)- per il triennio 2008/11, tre direttori di Dipartimento – uno per Polo- (Raffaele Landolfo, Massimo Chiariello, Adele Nunziante Cesaro),  quattordici professori di ruolo (Giovanni Miano, Vincenzo Altieri, Armando Carravetta, Marisa Tortorelli, Pasquale Lombardi, Roberto Vona, Paolo Pollice, Simonetta Bartolucci, Enrica Amaturo, Marco Napolitano, Marco Lapegna, Adriana Pignani, Alessandro Iannace, Francesco Ruffo), sette ricercatori (Luigi Sivero, Antonino Squillace, Mario Varcamonti, Angelo Puglisi, Mauro Mori, Alessandro Pezzella, Giuliana Fiorillo), un rappresentante per il personale tecnico-amministrativo (Luigi Guerriero).
Fondi e carriere
Ha votato circa il 60 per cento dei ricercatori. “Il dato che forse colpisce di più sono i tre ricercatori eletti a Scienze”, commenta Mario Varcamonti,  senatore uscente riconfermato con 85 voti. E motiva: “nella nostra Facoltà c’è stata una forte partecipazione alla protesta contro la 133 e questo ha avuto come effetto anche un rinnovato interesse per la politica universitaria. A Scienze rientrano cinque aree CUN diverse e quindi più di un terzo sul totale delle quattordici aree: tre ricercatori su sette equivale a un po’ più di un terzo”. Taglio dei fondi, turn over, meccanismi concorsuali: i temi inevitabilmente ricorrenti. “Ci batteremo perché, almeno a livello locale, il nostro status giuridico venga equiparato a quello dei docenti –sottolinea Varcamonti- Siamo consapevoli che nei prossimi anni saranno pochissime le opportunità di fare carriera e quindi vorremmo che venissero, comunque, sfruttate le potenzialità dei ricercatori più attivi e capaci, attraverso modifiche dei regolamenti di Ateneo, dove è possibile, per aprirci la strada a cariche istituzionali – ad esempio la direzione dei Dipartimenti- che oggi ci sono precluse”. Sul versante economico: “siamo sempre per l’utilizzo dei fondi per le supplenze retribuite in favore delle attività didattiche dei ricercatori”. I ricercatori si batteranno per la piena applicazione dell’articolo 72 legge 133, che, se permette il pre-pensionamento del personale tecnico-amministrativo e dei ricercatori che abbiano raggiunto i 40 anni di anzianità di servizio, lascia anche all’Ateneo la possibilità di non rinnovare per un altro biennio l’attività dei docenti che hanno raggiunto il settantesimo anno di età. “Ci sembra opportuno applicare l’articolo per intero, in tutti i suoi commi, perché in questo modo si può operare più rapidamente un ricambio generazionale”.
Parla di un periodo difficile per associati e ricercatori anche il prof.Armando Carravetta, riconfermato con 71 voti, docente di seconda fascia ad Ingegneria. “Bisogna rivedere il nostro ruolo e attribuirgli un’importanza maggiore. Devono essere premiate le persone che più si impegnano, indipendentemente dal loro ruolo, anche perché nei rapporti con gli studenti e con il mondo produttivo, noi che rientriamo nella fascia d’età compresa tra i 30 e 50 anni,  siamo quelli che possono esprimersi al meglio. Se non si lascia spazio ai giovani si finirà per bruciare un’intera classe dirigente solo perché si è trovata in un momento di crisi economica”, dice il prof. Carravetta. E aggiunge: “il nostro contributo sarà anche quello di controllo perché la riforma del 270 possa diventare uno strumento per rendere più efficiente la didattica”. Inoltre: “si deve lavorare per favorire l’innovazione e l’attività di brevettazione, perché i risultati della ricerca vengano trasferiti nel mondo imprenditoriale”. Sulle recenti contestazioni al ruolo delle rappresentanze studentesche, afferma “credo che, dopo gli ultimi avvenimenti, vada rivisto qualcosa. E’ importante favorire un dialogo e capire cosa spinge componenti diverse a mettere in dubbio la rappresentanza”.
Attenzione alla ricerca e alla distribuzione delle risorse. Un tema su cui insiste il prof. Giovanni Miano, primo degli eletti per i professori di ruolo (124 voti), uscente riconfermato: “sono convinto che in futuro dovremo intraprendere iniziative su due aspetti che si coniugano: valorizzare al meglio le risorse disponibili e premiare il merito. Se il trend è quello attuale, il sistema andrà al collasso. Quindi abbiamo bisogno di una svolta. Io sono tra coloro che sostengono che tutto vada coniugato con un modo nuovo di gestione e di valutazione distribuendo le risorse non a pioggia, ma per merito. In questo modo si potrebbe arrivare, tra qualche anno, ad un miglioramento del sistema”.
La 133 e la difficile situazione in cui versa l’Università italiana sono al centro di ogni questione anche per il prof. Massimo Chiariello di Medicina, eletto per il secondo mandato in rappresentanza dei Direttori di Dipartimento afferenti al Polo delle Scienze della Vita. “La questione fondamentale da affrontare è come si pone il nostro Ateneo rispetto alla 133 che rende problematica la vita dell’università italiana. La legge ci pone di fronte a scelte di strategie non facili da digerire ed io credo che noi dovremmo adoperarci per ritagliarla in maniera diversa, per consentire almeno agli atenei virtuosi di svilupparsi e non più solo di sopravvivere. Il problema sta in cosa si intende per ‘virtuosi’: la Federico II deve riservare una grossa quota del Fondo di Finanziamento Ordinario agli stipendi, perché è un Ateneo antico e ha molto personale anziano, che costa di più. La 133, se modificata in maniera da renderla più adeguata alla situazione reale degli atenei italiani, può rappresentare uno stimolo importante”.
Valentina Orellana 
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