Enologia e agricoltura biologica nel futuro di Agraria

Importanti novità in cantiere ad Agraria, dove è stato presentato ed approvato un piano di programmazione triennale 2016-2019 di ampio respiro e il cui intento è promuovere lo sviluppo di didattica, ricerca scientifica e terza missione. Si apre un triennio di grande slancio per il Dipartimento di Portici che, partendo dall’offerta formativa, vede l’attivazione di due nuovi percorsi di studio. “Stiamo lavorando per potenziare il Polo di Avellino, che diventerà un vero centro di eccellenza nell’enologia, il più importante del Meridione”, annuncia il prof. Matteo Lorito, Direttore del Dipartimento. Verrà attivata, per l’anno 2016-2017, la Magistrale in Viticoltura ed Enologia. “Gli attuali laureati Triennali sono enologi a tutto tondo, con la Magistrale ci si specializzerà e ci si aprirà alla ricerca e alla possibilità di accogliere studenti e docenti dall’estero, potenziando gli scambi internazionali, ad esempio con Bordeaux”. Il progetto vede l’attiva partecipazione della provincia di Avellino, con un finanziamento per 8 milioni di euro: “Sono previsti una serie di interventi che porteranno all’ampliamento della sede attuale e all’attivazione di un Centro per la vinificazione, di più laboratori attrezzati, un’aula magna e altre aule per la didattica. Insomma, quella di Avellino non sarà solo una sezione distaccata del Dipartimento, ma un vero Polo enologico, pronto ad accogliere studenti e ricercatori, a sviluppare rapporti con altre realtà scientifiche e aziendali europee, nazionali e regionali, in stretta sinergia con il territorio campano”. Seconda novità, che però partirà dall’anno accademico 2017-2018, è quella dedicata all’agricoltura bio. “Il Ministro Martina ha previsto nel piano nazionale per l’agricoltura strumenti che danno un forte impulso all’agricoltura biologica e la realizzazione in Italia di due centri di formazione in questo campo. Il
primo è stato già individuato ed è Milano. Abbiamo avanzato la nostra candidatura per essere l’altro centro italiano. La Campania, a differenza di quanto si può credere, è tra le prime regioni per numero di coltivazioni sostenibili, sia per volume che per quantità”. È una realtà poco nota, ma che potrebbe fare da leva per la candidatura di Napoli: “Il nostro Dipartimento ha tutti i requisiti: oltre la componente scientifica che lavora da anni in questo settore (anni fa avevamo attivato un Master in Agricoltura biologica), abbiamo anche nelle sedi periferiche il giusto apporto di spazi. L’azienda sperimentale Lama e quella di Castelvolturno ci forniscono oltre 130 ettari dove poter incardinare tutte le attività legate a questi studi. Inoltre, il lavoro di anni ci ha portato ad avere contatti importanti con le tante aziende regionali che fanno biologico ormai da decenni”. Ancora non si sa se quello che partirà sarà una Laurea Magistrale o un Master, naturalmente calibrato sulle tecniche più innovative e sugli studi all’avanguardia, ma certo è che, al di là del finanziamento che potrà arrivare dal Ministero e dall’investitura a Centro di formazione, è ferma volontà del Direttore far partire un progetto formativo in questo settore. “Sicuramente si tratterà di un percorso di specializzazione di agronomi per il biologico. È, infatti, questa la figura che richiede il mercato. Con i piani nazionali, voluti dall’Europa, che impongono che la pratica agricola usi sempre più metodi biologici, ci sarà sempre più richiesta da parte di aziende agricole non solo degli agronomi classici, ma anche di quelli specializzati in questo tipo di colture”. Terza novità, che collega ricerca e rapporti con il territorio, è l’accordo operativo con la Soprintendenza regionale per i beni archeologici di Pompei ed Ercolano, nell’ambito della convenzione quadro firmata lo scorso anno dalla Federico II. “Ci stiamo configurando come referenti per attività di ricerca ed espositiva
di reperti biologici provenienti dagli scavi di Pompei e di Ercolano, come ad esempio pani, semi, residui vegetali, legni, che ad oggi non sono stati ancora studiati né musealizzati”. Il trasporto dei reperti da Pompei ed Ercolano è uno dei primi passi su questa strada: “Noi abbiamo già una piroga preistorica su cui stiamo lavorando e la messa a dimora di altre due piroghe in un’area della Reggia. Da noi ci sono tutte le competenze per poter studiare il materiale biologico presente negli scavi, per capire le tecniche culturali e di trasformazione alimentari degli antichi romani. C’è un tesoro di informazioni nascosto nei reperti di Pompei ed Ercolano che noi possiamo scovare”. E tra gli obiettivi c’è anche quello di portare a Portici una Scuola di restauro limitata, naturalmente, alla componente agraria. “Grazie alla stretta collaborazione con il soprintendente Massimo Osanna – aggiunge Lorito – pensiamo anche di potenziare la presenza di docenti di Tecnologia del legno, proprio per dare maggiore impulso a questo filone di studi”. Un museo degli scavi, dove saranno esposti i reperti biologici, è un altro elemento di questo
progetto, che si inserisce nei già numerosi e frequentatissimi eventi organizzati dal Dipartimento per dare ancora più stimolo alla vocazione turistica e divulgativa del sito.
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