Erasmus a Napoli: quanti problemi

Silvia Handke è una giovane, biondina, studentessa tedesca di Dusseldorf. È arrivata a Napoli 6 mesi fa, con il progetto Erasmus, per studiare “la letteratura italiana, la linguistica italiana, la traduzione”. Andrà via in questi giorni, “piuttosto delusa”.
Parla abbastanza bene l’italiano e ci racconta: “sono venuta qui per studiare ed imparare ed invece ho trovato tante difficoltà”. E giù a snocciolare: “dalle aule molto affollate, mentre in Germania i corsi sono piuttosto contenuti, ci si conosce tutti e i rapporti con il docente sono diretti”; alla disorganizzazione: “professori che parlano senza microfono in aule affollate, e talvolta in dialetto; assenza di un tutor o un referente, per i corsi e per le informazioni di prima necessità o anche utili a vivere in una grande città come Napoli”. Ma la cosa “che mi ha fatto più incazzare è la mancanza di rispetto degli orari da parte dei docenti” e talvolta “il loro assenteismo a lezione”. Aspetti “impensabili in Germania”. Altra difficoltà, gli esami: “quasi esclusivamente orali. Solo una prova scritta finale, per ogni materia. In Germania, invece, per la mia materia, ci sono solo esami scritti e molto spazio è dato alla traduzione”. E poi, i crediti. “A Dusseldof non esistono. E dunque ho avuto difficoltà con il riconoscimento nel mio paese degli esami sostenuti. Anche perché, mentre in Italia ci sono le lauree triennali, da noi c’è una laurea di 4 anni e mezzi; e solo ora si sta avviando la sperimentazione triennale”. Ancora: la lunghezza dei programmi. “In Letteratura Italiana, a Dusseldorf, si studia un autore, ad esempio Sciascia, un inquadramento generale dei principali autori dell’800 ed eventualmente un periodo letterario. In Italia, invece, si studiano tutti gli autori dell’800 e si memorizzano parti di opere che dopo l’esame non si ricordano più. Insomma, non ho mai studiato tanto quanto in Italia”. In Germania si privilegia invece il ragionamento e la traduzione. “Oltre ai programmi, spesso non corrispondevano neppure gli esami. Alla fine mi sono recata direttamente dai docenti, che mi hanno in parte aiutato”. Altre difficoltà nel rapporto con la città: “ho abitato nel centro storico, in appartamenti fittati a studenti, dove ognuno di noi ha subito qualche furto. A me è sparito il telefonino. E poi la sera non puoi uscire, per mancanza di sicurezza. Ma questo non si può cambiare: è la povertà il problema di Napoli”. “Peccato, perchè la città invece è bella. Come anche le feste nei locali del centro, organizzate per gli studenti Erasmus”.
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