Nominata a dicembre la nuova Commissione Erasmus alla Facoltà di Economia. E’ formata dai ricercatori Carlo Capuano, Amedeo Pugliese e Vincenzo Scalzo. Segni particolari: i membri sono giovani con una lunga esperienza di scambi internazionali all’interno dell’Ateneo e della Facoltà. “In un certo senso chi per anni ha fatto il lavoro sporco, sa come funziona il meccanismo e quali sono i problemi”, dice Pugliese, 29 anni, ricercatore presso il Dipartimento di Economia Aziendale, che in passato ha curato scambi con Polonia, Norvegia, Belgio, Francia e Spagna. “Nel 2001 ho partecipato anch’io ad uno scambio Erasmus in Irlanda e da allora ho imparato quanto sia importante come momento formativo”, aggiunge ancora il ricercatore.
Economia ha bandito l’anno scorso circa 143 borse, a fronte di un numero di richieste pari almeno al doppio. Quest’anno le borse disponibili dovrebbero essere all’incirca 169 e l’intenzione è quella di assegnarle tutte. “Anche se così si va un po’ a scapito della qualità, perché se il ventaglio si allarga non partono solo gli studenti migliori, però la volontà resta quella”, conclude Pugliese. “Lo scambio con altre realtà aiuta ad allargare gli orizzonti”, aggiunge Capuano, 36 anni, piemontese, ricercatore presso il Dipartimento di Economia, laureato in Economia a Napoli e specializzatosi poi in Francia, paese con il quale cura gli scambi con le Università di Montpellier e Paris XII. “Ogni anno il problema è quello di attirare studenti in ingresso. Delle dieci borse a disposizione per andare fuori, ogni anno se ne assegnano almeno otto, ma per quelle in ingresso, che sono altrettante, invece si riesce ad avere al più una richiesta o due”. I motivi: in primo luogo l’italiano è una lingua che gli stranieri non conoscono, in secondo luogo perché l’Italia e Napoli non sono visti come luoghi allettanti per completare la propria formazione. “Siamo periferia del mondo”, sottolinea ancora Capuano.
Importante quindi portare il tema Erasmus e scambi internazionali al centro della vita dell’Ateneo. Chi in questi anni si è impegnato nell’attività di mobilità testimonia che il centro di Ateneo lavora molto bene. Restano i problemi legati all’accoglienza e alla mancanza di un ufficio, o quanto meno di una struttura interna dedicata esclusivamente a questo aspetto. Altrove le Facoltà dispongono di un amministrativo, o di uno studente a contratto part-time che si dedica all’accoglienza degli studenti stranieri. Diversamente, tutto ricade sui docenti promotori che devono farsi carico oltre che del progetto anche di tutta la parte burocratica. Altro punto importante, trovare dei criteri oggettivi, non arbitrari, per selezionare i candidati, come la media o il voto di laurea, e fare dei colloqui per appurare le reali conoscenze linguistiche di chi parte. “Ma anche di chi arriva, perché spesso non solo non conoscono l’italiano, ma hanno difficoltà anche a farsi capire in inglese”, sottolinea Pugliese.
(Si.Pa.)
Economia ha bandito l’anno scorso circa 143 borse, a fronte di un numero di richieste pari almeno al doppio. Quest’anno le borse disponibili dovrebbero essere all’incirca 169 e l’intenzione è quella di assegnarle tutte. “Anche se così si va un po’ a scapito della qualità, perché se il ventaglio si allarga non partono solo gli studenti migliori, però la volontà resta quella”, conclude Pugliese. “Lo scambio con altre realtà aiuta ad allargare gli orizzonti”, aggiunge Capuano, 36 anni, piemontese, ricercatore presso il Dipartimento di Economia, laureato in Economia a Napoli e specializzatosi poi in Francia, paese con il quale cura gli scambi con le Università di Montpellier e Paris XII. “Ogni anno il problema è quello di attirare studenti in ingresso. Delle dieci borse a disposizione per andare fuori, ogni anno se ne assegnano almeno otto, ma per quelle in ingresso, che sono altrettante, invece si riesce ad avere al più una richiesta o due”. I motivi: in primo luogo l’italiano è una lingua che gli stranieri non conoscono, in secondo luogo perché l’Italia e Napoli non sono visti come luoghi allettanti per completare la propria formazione. “Siamo periferia del mondo”, sottolinea ancora Capuano.
Importante quindi portare il tema Erasmus e scambi internazionali al centro della vita dell’Ateneo. Chi in questi anni si è impegnato nell’attività di mobilità testimonia che il centro di Ateneo lavora molto bene. Restano i problemi legati all’accoglienza e alla mancanza di un ufficio, o quanto meno di una struttura interna dedicata esclusivamente a questo aspetto. Altrove le Facoltà dispongono di un amministrativo, o di uno studente a contratto part-time che si dedica all’accoglienza degli studenti stranieri. Diversamente, tutto ricade sui docenti promotori che devono farsi carico oltre che del progetto anche di tutta la parte burocratica. Altro punto importante, trovare dei criteri oggettivi, non arbitrari, per selezionare i candidati, come la media o il voto di laurea, e fare dei colloqui per appurare le reali conoscenze linguistiche di chi parte. “Ma anche di chi arriva, perché spesso non solo non conoscono l’italiano, ma hanno difficoltà anche a farsi capire in inglese”, sottolinea Pugliese.
(Si.Pa.)