Vita dura per gli studenti di Economia

Nelle aule studio, di solito molto rumorose, c’è silenzio. Tra i banchi, teatro delle corse al posto, si contano molti sedili vuoti. C’è un po’ di movimento la mattina, ma alle tre del pomeriggio i corridoi di una Facoltà sempre molto movimentata sono quasi deserti. Si studia in attesa di sostenere un esame, poi si va subito a casa. 
Rosa Pecora, prossima alla laurea in Economia Aziendale di primo livello, non segue più le lezioni ma soffre lo stesso della ristrettezza dei tempi della finestra d’esame. “Nel giro di una settimana ci sono da affrontare due lingue. Ad Inglese sono stata bocciata perché, pur avendo svolto bene due parti su tre del compito, la terza non era sufficiente. Devo ripeterlo fra una settimana, ma cosa può cambiare in così poco tempo? Spagnolo, invece, prevede fra una data e l’altra uno stacco di venti giorni”. Scappare è la prima cosa cui Rosa pensa quando le si chiede del dopo laurea. “Non c’è proporzione fra la mole di studio e i crediti previsti. Economia prima già prevedeva venti esami e molto meglio organizzati”. Sottolinea una amenità: “il materiale dei corsi che i docenti forniscono lezione dopo lezione, l’ho ritrovato l’altro giorno sulla piattaforma on-line Federica. C’è una incoerenza di fondo: si trova su internet materiale che i docenti non rendono disponibile ai corsisti”. E poi: “ho amici in altre sedi universitarie dove ci si laurea con la metà degli esami e delle difficoltà”.
“E’ la quarta volta che non prendo 
Commerciale”
Fra le lamentele degli studenti figurano sempre più o meno gli stessi esami, quelli che, vuoi la difficoltà della materia, vuoi l’affollamento in aula, diventano carichi che gli studenti si trascinano per mesi, a volte per anni. “Non è possibile che sia riuscito a superare tutti gli esami fino ad ora con una buona media ed è invece la quarta volta che non riesco a prendere Diritto Commerciale. Non è possibile che su cinquanta esaminandi siano promossi solo in tre o quattro. Sembra che a certi docenti faccia piacere bocciare”, dice Pasquale Pepe. “Microeconomia è un esame troppo impegnativo per essere collocato al primo anno, quando di economia non capisci niente”, dice ancora Rosa, toccando uno degli spauracchi degli studenti. E aggiunge: “Molti professori sembra non abbiano voglia di insegnare. Si capiscono da soli”. Eleonora Salvato, Teresa Rainone e Dario Scarpato, secondo anno di Economia Aziendale, al primo semestre sono riusciti a seguire solo tre dei cinque corsi previsti e recriminano lo ‘scippo’ della sessione di novembre. “Il periodo che va da settembre a dicembre è praticamente morto, senza appelli. Si segue solo e gli esami si accumulano. Ci hanno tolto novembre all’improvviso, perché i docenti non volevano si interrompessero le lezioni”, dice Eleonora. “La sessione di novembre non andava eliminata, anche se capisco le preoccupazioni dei professori. Anche ad aprile, per consentire lo svolgimento degli esami, si interrompono le lezioni e due volte in un anno è un po’ troppo. Però chi è all’ultimo anno ha bisogno di questa possibilità in più, non basta aprire solo a chi si laurea a dicembre”, sottolinea Dario. 
La sessione 
invernale 
è un suicidio
Risultato? La sessione invernale è un ‘suicidio’, le date si accavallano e bisogna scegliere quale esame dare. Tutti e tre i ragazzi hanno superato Microeconomia, la bestia nera di tanti studenti. “È importante seguire sempre e studiare giorno per giorno. Ci si può anche arretrare un po’ nelle altre materie, ma se si perde una lezione di Microeconomia dopo non si recupera più. Noi siamo stati fortunati. Siamo capitati con la prof.ssa Colonna: è molto chiara a lezione e sempre disponibile in Dipartimento. Al corso di Economia e Gestione siamo capitati nel gruppo del prof. Stampacchia: fa sostenere le prove intercorso che agevolano molto”, sottolinea Teresa. Ma è l’organizzazione del calendario d’esame il vero problema che i tre studenti sottolineano: “per Statistica abbiamo dovuto rinunciare ad un altro esame perché erano in concomitanza. Poi due giorni dopo la fine della sessione d’esame ricominciano i corsi. Anche ad aprile abbiamo due esami in due giorni. Così non va”. Qualcosa da dire anche sugli esami di Diritto, articolati “come se fossimo in una Facoltà di Giurisprudenza” e “bocciano tantissimo”. “Abbiamo iniziato a studiare a novembre, per questo ci siamo un po’ arretrati, però la Facoltà è bellissima e le difficoltà sono proporzionali alla bellezza. C’è poco tempo per studiare, ma non te ne rendi conto dall’inizio. Ci siamo concentrati prima sugli esami più impegnativi, Matematica ed Economia Aziendale, rimandando Diritto Privato ad aprile”, dicono Enrico Perillo e Cristina Braco, matricole ad Economia Aziendale.  
Veronica Pezzella, secondo anno di Economia delle Imprese Finanziarie, e Debora Stabile, secondo anno di Economia Aziendale, vengono da Caserta e fanno le pendolari. Hanno molta voglia di parlare della loro vita universitaria e la disamina della Facoltà è lunga, vasta ed a tutto campo. “Il mese di gennaio è saltato, perché con così poco tempo a disposizione si tende a dare un unico esame a febbraio. C’è più tempo per prepararsi e comunque, in caso di bocciatura a gennaio, non puoi ripetere l’esame il mese dopo. Noi siamo del Nuovissimo Ordinamento, quest’anno è anche soppresso l’appello di novembre, con due esami già programmati che sono slittati. Insomma, una tragedia. Senza contare che spesso ti dovresti duplicare, se non triplicare, visto che spostano le date senza preavviso e ti ritrovi ad avere due esami fissati nello stesso giorno”. Le due ragazze ce l’hanno un po’ anche con gli assistenti, in particolare di Diritto. “Alcuni ricordano perfettamente cosa significhi essere studente, altri fanno di tutto per mettere in difficoltà i ragazzi da cui li separano, a volte, pochi anni di differenza”. E poi pongono una domanda: “perché dopo aver sostenuto l’esame con un assistente si deve passare con il professore, magari dopo  ore di attesa? In questo modo le sedute durano dodici ore e molti studenti vengono rimandati al giorno dopo”. Qualche critica anche sul modo in cui si svolgono gli esami. Alcuni, come Microeconomia e Metodi Matematici, possono essere superati anche solo con lo scritto, per il quale viene però stabilito un voto massimo di 24-25 (27 per Matematica Finanziaria). Chi vuole di più deve presentarsi anche all’orale, “dove però di solito ti bocciano”, dicono le ragazze. “Credo che l’applicazione pratica della conoscenza sia più importante della conoscenza teorica, perciò non capisco il perché di un limite allo scritto”, dice Veronica. 
Nelle aule 
studio si gela
L’affollamento delle aule, uno dei problemi più annosi della Facoltà. “Il primo anno alle aule T si riesce a trovare una sistemazione, anche se è capitato di seguire seduti a terra. Ma nelle aule A si scoppia, abbiamo dovuto abbandonare dei corsi perché era impossibile seguire. Ma all’esame i non corsisti sono penalizzati”. Nella rosa degli esami ‘impossibili’, che bloccano la carriera degli studenti, figurano insegnamenti diventati ormai familiari: Microeconomia, Diritto Commerciale, Metodi Matematici, che ha la triste fama di esame che si ripete anche sette- dieci volte. “Io l’ho fatto cinque volte. Se esegui bene due esercizi su tre, non puoi avere più del minimo (il massimo ammesso è 24). Ma se la scala va da 18 a 30, perché non posso aspirare ad un voto più alto? Perché ci si deve accontentare di una media bassa? Spesso le domande poste all’esame sono così vaghe che non si comprende nemmeno l’argomento”, sottolinea Debora. “A me la Matematica piace molto, la studio volentieri, ma mi sono dovuta accontentare di un 18. Il metodo di valutazione è sbagliato”, aggiunge Veronica. 
Assenza dei docenti al ricevimento, irreperibilità del materiale in rete, la Facoltà offre pochissimi servizi agli studenti e certamente questo scoraggia. “Viene voglia di abbandonare”. Citano poi un esempio positivo: “L’anno scorso il professore di Organizzazione Aziendale aveva aperto addirittura un blog esterno sul corso e rispettava sempre l’orario di ricevimento. Alla fine, la materia te la faceva apprezzare”. Raccontano la storia di una loro amica: “Il professore di Inglese è andato in pensione. È rimasta un’assistente che però è irreperibile, non risponde ai messaggi, e lei non sa con chi deve sostenere l’esame. Ha deciso di presentarsi il giorno della prova e vedere con chi capita”. 
La struttura. A Monte Sant’Angelo, nell’aulario inaugurato nel ’90, il riscaldamento è inattivo da mesi per lavori di ristrutturazione. Nelle aule studio si gela. Sono stati impiantati dei termosifoni, ma sono spenti perché mancano le autorizzazioni. “Il riscaldamento dovrebbe finalmente partire entro marzo”, rassicura Giulio Condolea, rappresentante degli studenti al Polo delle Scienze Umane e Sociali, ma il danno è comunque fatto. 
“La verità è che se fregano degli studenti”, commentano le ragazze con amarezza, al termine di un lunghissimo sfogo.
Simona Pasquale 
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