Scade il 31 marzo il termine per concorrere ad Erasmus+, il programma che da anni permette agli studenti universitari di svolgere un periodo di studio all’estero. “Con l’Erasmus+ si aprono importanti scenari per i nostri ragazzi – spiega il prof. Girolamo Tessuto, docente di Lingua Inglese e delegato d’Ateneo alla Mobilità Studenti – con possibilità di studio nei Paesi dove abbiamo degli accordi, in una dimensione dove la lingua, e soprattutto l’inglese, che è veicolo di comunicazione internazionale, assume un ruolo centrale”.
Le destinazioni tra le quali poter scegliere sono diverse e comprendono i 27 Stati membri dell’Unione Europea, i 3 Paesi dello Spazio Economico Europeo (Islanda, Liechtenstein e Norvegia), i Paesi candidati all’adesione (Turchia, l’ex Repubblica Iugoslava di Macedonia), più la Svizzera che aderisce attraverso il Swiss European Mobility Programme.
“Sono previste anche nuove convenzioni per estendere le attività di scambio, al di là dell’Erasmus, anche a Paesi extra europei, come gli Stati Uniti e l’Australia – anticipa il prof. Tessuto – ma queste sono ancora in fase embrionale. Sicuramente testimoniano la grande importanza che il nuovo Rettore Paolisso dà all’internazionalizzazione, e di cui il programma Erasmus+ ne è un’espressione”.
Sono numerosi gli studenti che presentano domanda ogni anno, partendo anche, sostiene il docente che si occupa di seguire i ragazzi nei test linguistici, da una buona conoscenza linguistica di base. “Per accedere al programma i ragazzi vengono selezionati in base ai titoli (esami sostenuti) e ad un test di lingua (inglese, francese, spagnolo e tedesco in base alla destinazione scelta) che, devo dire, ha una media di valutazione molto buona”. Le destinazioni più ambite dai giovani “si dividono equamente tra paesi anglofoni e non anglofoni. Chi ha un’ambizione in particolare per la Gran Bretagna, che resta tra le più gettonate, dovrà avere delle conoscenze linguistiche superiori, richieste per accedere in questo Paese. L’inglese però si può studiare anche in Paese non nativi anglofoni, dove le conoscenze di accesso richieste sono inferiori. Ad esempio, andare a studiare inglese in Germania richiede delle conoscenze di lingua meno esigenti in termini di comunicazione”. I consigli su come operare la scelta: “Sicuramente la scelta della meta deve avvenire sulla base di esigenze di studio e di orientamento linguistico. Non in base ad una moda momentanea o ad esperienze altrui. L’esperienza Erasmus+ è del tutto personale, e dev’essere di miglioramento e di maggiore apertura dei propri orizzonti culturali e personali”.
Bisogna cercare di cogliere il massimo, quindi, da questo soggiorno, che può essere di tre mesi fino ad un massimo di un anno, e per il quale le parole chiave, afferma il prof. Tessuto, devono essere: motivazione, ambizione e traguardi. “I ragazzi si devono prefiggere degli obiettivi da raggiungere durante la permanenza all’estero e devono cercare di toccarli grazie alla giusta motivazione e determinazione. Insomma, devono avere una ‘Energetic Attitude’ rispetto agli obiettivi prefissi. Così potranno trarre il meglio da questa importante esperienza”.
Rientra nell’ambito delle iniziative volte a favorire l’internazionalizzazione anche il bando per Visiting professor, in scadenza il 7 aprile. “Il Visiting ha uno scopo diverso dall’Erasmus – spiega il prof. Tessuto – ma entrambi rientrano in quel focus di incentivazione alla mobilità internazionale in entrata ed in uscita che rappresenta una parte importante della politica del rettorato della Sun. Il bando per venti contributi per visiting professor si inserisce in una dimensione molto importante che ci permette di accogliere studiosi di alto profilo internazionale i quali vengono ad offrire le loro esperienze scientifiche nel nostro Ateneo, con un scambio proficuo per tutti e che va sempre più stimolato”.
Valentina Orellana
Le destinazioni tra le quali poter scegliere sono diverse e comprendono i 27 Stati membri dell’Unione Europea, i 3 Paesi dello Spazio Economico Europeo (Islanda, Liechtenstein e Norvegia), i Paesi candidati all’adesione (Turchia, l’ex Repubblica Iugoslava di Macedonia), più la Svizzera che aderisce attraverso il Swiss European Mobility Programme.
“Sono previste anche nuove convenzioni per estendere le attività di scambio, al di là dell’Erasmus, anche a Paesi extra europei, come gli Stati Uniti e l’Australia – anticipa il prof. Tessuto – ma queste sono ancora in fase embrionale. Sicuramente testimoniano la grande importanza che il nuovo Rettore Paolisso dà all’internazionalizzazione, e di cui il programma Erasmus+ ne è un’espressione”.
Sono numerosi gli studenti che presentano domanda ogni anno, partendo anche, sostiene il docente che si occupa di seguire i ragazzi nei test linguistici, da una buona conoscenza linguistica di base. “Per accedere al programma i ragazzi vengono selezionati in base ai titoli (esami sostenuti) e ad un test di lingua (inglese, francese, spagnolo e tedesco in base alla destinazione scelta) che, devo dire, ha una media di valutazione molto buona”. Le destinazioni più ambite dai giovani “si dividono equamente tra paesi anglofoni e non anglofoni. Chi ha un’ambizione in particolare per la Gran Bretagna, che resta tra le più gettonate, dovrà avere delle conoscenze linguistiche superiori, richieste per accedere in questo Paese. L’inglese però si può studiare anche in Paese non nativi anglofoni, dove le conoscenze di accesso richieste sono inferiori. Ad esempio, andare a studiare inglese in Germania richiede delle conoscenze di lingua meno esigenti in termini di comunicazione”. I consigli su come operare la scelta: “Sicuramente la scelta della meta deve avvenire sulla base di esigenze di studio e di orientamento linguistico. Non in base ad una moda momentanea o ad esperienze altrui. L’esperienza Erasmus+ è del tutto personale, e dev’essere di miglioramento e di maggiore apertura dei propri orizzonti culturali e personali”.
Bisogna cercare di cogliere il massimo, quindi, da questo soggiorno, che può essere di tre mesi fino ad un massimo di un anno, e per il quale le parole chiave, afferma il prof. Tessuto, devono essere: motivazione, ambizione e traguardi. “I ragazzi si devono prefiggere degli obiettivi da raggiungere durante la permanenza all’estero e devono cercare di toccarli grazie alla giusta motivazione e determinazione. Insomma, devono avere una ‘Energetic Attitude’ rispetto agli obiettivi prefissi. Così potranno trarre il meglio da questa importante esperienza”.
Rientra nell’ambito delle iniziative volte a favorire l’internazionalizzazione anche il bando per Visiting professor, in scadenza il 7 aprile. “Il Visiting ha uno scopo diverso dall’Erasmus – spiega il prof. Tessuto – ma entrambi rientrano in quel focus di incentivazione alla mobilità internazionale in entrata ed in uscita che rappresenta una parte importante della politica del rettorato della Sun. Il bando per venti contributi per visiting professor si inserisce in una dimensione molto importante che ci permette di accogliere studiosi di alto profilo internazionale i quali vengono ad offrire le loro esperienze scientifiche nel nostro Ateneo, con un scambio proficuo per tutti e che va sempre più stimolato”.
Valentina Orellana