Tutti pronti per l’Erasmus. Il bando per l’anno 2009/10, scaricabile dal sito www.uniparthenope.it, scade il 22 giugno. Chi supererà la selezione trascorrerà in un’università europea un periodo di studi da un minimo di 3 a un massimo di 12 mesi. L’Unione Europea mette a disposizione una borsa di studio di 230 euro mensili, cui solitamente si aggiungono contributi integrativi del Miur e della stessa Università Parthenope. Germania, Francia, Spagna, Svezia, Portogallo, Austria, Polonia, Lituania, Regno Unito, Romania, Bulgaria, Slovacchia sono tra le destinazioni possibili. L’esperienza Erasmus è arricchente sia dal punto di vista culturale che umano, tutti coloro che l’hanno fatta ne parlano con entusiasmo. Abbiamo raccolto alcune testimonianze tra gli ex studenti Erasmus Parthenope.
Ugo Gargiulo è stato il primo studente di Giurisprudenza a partire, nel 2006/07, per l’Université de Savoie–Chambéry. Aveva appena iniziato il terzo anno del corso di laurea triennale in Giurisprudenza, e rimandò la partenza per la Francia di 15 giorni, pur di essere sicuro di poter sostenere tutti gli esami che aveva in mente: Filosofia del diritto, Diritto internazionale, Diritto privato comparato, Diritto internazionale privato, Storia del diritto medievale e moderno, Lingua francese. Ugo ha il pallino del diritto internazionale, e fin da quando era una matricola progettava di sostenere degli esami all’estero. Tutto calcolato dall’inizio. “Siccome per noi di Giurisprudenza il ventaglio di esami che si possono fare durante l’Erasmus è limitato, ho pensato di ‘conservare’ alcuni insegnamenti da dare in Francia. Non ho avuto alcun problema né con i programmi né con la convalida degli esami, perché prima di partire ho parlato con tutti i docenti per confrontare i programmi e analizzare il sistema di conversione dei voti”. Il primo consiglio che Ugo dà agli aspiranti borsisti, dunque, è quello di stabilire da prima, insieme ai professori, quale programma di esami svolgere durante il periodo di mobilità. Il secondo, è di rispettare quel programma. “Non si deve pensare all’Erasmus come ad una vacanza. So che è difficile. Anch’io il primo mese studiai poco, mi lasciai prendere dalla novità. Però poi mi misi sotto a studiare. Anche perché l’Erasmus comporta un sacrificio economico: la borsa di studio è minima. Si tratta di sostenere delle spese, bisogna far sì che ne valga la pena”. Di certo ne vale la pena per tutte “le amicizie, le conoscenze e gli scambi culturali” che la mobilità studentesca permette. Rendere fruttuosa l’esperienza dal punto di vista dello studio significa viverla al massimo. Ugo, napoletano di formazione francese (ha frequentato le scuole al Grenoble), ha vissuto all’Università di Chambéry dall’ottobre 2006 al marzo 2007 e si è trovato molto bene grazie all’ottima conoscenza della lingua. “E’ un requisito di importanza fondamentale. Se non si conosce la lingua si fa fatica a seguire i corsi e a rapportarsi con un sistema universitario diverso. A Chambéry, ad esempio, le lezioni si riferivano poco ai testi, consistevano per lo più nell’esame di casi giurisprudenziali. Inoltre abbiamo vissuto vari momenti didattici fuori dall’aula, tra cui una visita alla sede ONU di Ginevra, dove abbiamo partecipato a una conferenza tenuta da diplomatici. Per me che capisco il francese come l’italiano è stato tutto molto proficuo”.
Ugo Gargiulo è stato il primo studente di Giurisprudenza a partire, nel 2006/07, per l’Université de Savoie–Chambéry. Aveva appena iniziato il terzo anno del corso di laurea triennale in Giurisprudenza, e rimandò la partenza per la Francia di 15 giorni, pur di essere sicuro di poter sostenere tutti gli esami che aveva in mente: Filosofia del diritto, Diritto internazionale, Diritto privato comparato, Diritto internazionale privato, Storia del diritto medievale e moderno, Lingua francese. Ugo ha il pallino del diritto internazionale, e fin da quando era una matricola progettava di sostenere degli esami all’estero. Tutto calcolato dall’inizio. “Siccome per noi di Giurisprudenza il ventaglio di esami che si possono fare durante l’Erasmus è limitato, ho pensato di ‘conservare’ alcuni insegnamenti da dare in Francia. Non ho avuto alcun problema né con i programmi né con la convalida degli esami, perché prima di partire ho parlato con tutti i docenti per confrontare i programmi e analizzare il sistema di conversione dei voti”. Il primo consiglio che Ugo dà agli aspiranti borsisti, dunque, è quello di stabilire da prima, insieme ai professori, quale programma di esami svolgere durante il periodo di mobilità. Il secondo, è di rispettare quel programma. “Non si deve pensare all’Erasmus come ad una vacanza. So che è difficile. Anch’io il primo mese studiai poco, mi lasciai prendere dalla novità. Però poi mi misi sotto a studiare. Anche perché l’Erasmus comporta un sacrificio economico: la borsa di studio è minima. Si tratta di sostenere delle spese, bisogna far sì che ne valga la pena”. Di certo ne vale la pena per tutte “le amicizie, le conoscenze e gli scambi culturali” che la mobilità studentesca permette. Rendere fruttuosa l’esperienza dal punto di vista dello studio significa viverla al massimo. Ugo, napoletano di formazione francese (ha frequentato le scuole al Grenoble), ha vissuto all’Università di Chambéry dall’ottobre 2006 al marzo 2007 e si è trovato molto bene grazie all’ottima conoscenza della lingua. “E’ un requisito di importanza fondamentale. Se non si conosce la lingua si fa fatica a seguire i corsi e a rapportarsi con un sistema universitario diverso. A Chambéry, ad esempio, le lezioni si riferivano poco ai testi, consistevano per lo più nell’esame di casi giurisprudenziali. Inoltre abbiamo vissuto vari momenti didattici fuori dall’aula, tra cui una visita alla sede ONU di Ginevra, dove abbiamo partecipato a una conferenza tenuta da diplomatici. Per me che capisco il francese come l’italiano è stato tutto molto proficuo”.
Elvira, in Svezia
anche per il
tirocinio
anche per il
tirocinio
Elvira Buonocore, 26 anni, iscritta alla Specialistica di Scienze Ambientali, è stata in Svezia da settembre 2007 a gennaio 2008. Entusiasta, ha successivamente scelto di partecipare anche alla selezione per il programma Erasmus Placement, che consente agli studenti di svolgere un periodo di tirocinio all’estero. Così in Svezia ci è tornata, stavolta per lavorare in un’azienda universitaria di ricerca, da aprile a settembre 2008. “Quando sono partita la prima volta”, spiega, “avevo da poco preso la laurea triennale. La mia tesi riguardava la valutazione energetica, un campo in cui gli svedesi sono molto avanti. Ho fatto un solo esame, un insegnamento opzionale che qui potrebbe essere indicato come Management delle risorse naturali. Sono rimasta molto soddisfatta e ho raggiunto l’obiettivo di migliorare il mio inglese, la lingua in cui ho seguito il corso e sostenuto l’esame. Se potessi tornare indietro, però, proverei a imparare anche un po’ di svedese. Dell’Erasmus si deve approfittare, traendone il massimo”. Elvira dice di essere stata seguita splendidamente dall’Ufficio Erasmus della Parthenope, di cui è responsabile la dott.ssa Maria Grasso. “La dottoressa Grasso è stata sempre attenta e disponibile. Fu lei a farmi conoscere la possibilità di partecipare anche all’Erasmus Placement”.
Marco Barbieri, 21 anni, iscritto al terzo anno di Economia Aziendale con indirizzo Business Management, ha partecipato alla selezione Erasmus appena ne ha avuto l’opportunità. Difatti è partito per Vienna quando aveva solo 19 anni. Vi è rimasto da settembre 2007 a gennaio 2008, ma quasi non voleva più tornare a casa. “La prima settimana è la più difficile, ci si deve ambientare, ci si può sentire un po’ spaesati. Per non parlare della settimana che precede la partenza: devi fare duemila cose, soprattutto adempimenti burocratici. Dopo che sei partito e ti sei ambientato, però, capisci che ne è valsa la pena e dimentichi tutte le seccature. Quando è il momento di tornare in Italia ti dici: ma come, è già finita?”. Marco voleva spostarsi in un paese dove si parlasse inglese, per migliorarlo. “A Vienna tutti parlano in inglese, anche il salumiere sotto casa. Il posto mi ha sorpreso per il calore della gente. I primi giorni camminavo con una cartina in mano e venivo fermato da persone che mi chiedevano se avevo bisogno di aiuto. Perfino anziani”. Gran bel bottino di esami a Vienna, per Marco: Microeconomia; Corporate Finance; International Finance; European Law and Economics; Lingua Tedesca. Molto pratici i consigli per chi vuole lanciarsi nell’avventura Erasmus: “Fare bene attenzione al Learning Agreement, cioè la lista di esami da sostenere all’estero, che deve essere approvata dal docente. Ci sono anche docenti che non ammettono che il loro insegnamento sia affrontato durante l’Erasmus, anche se il programma è uguale. Si deve parlare con tutti i professori delle materie che interessano e analizzare bene i programmi. Inoltre, una volta partiti, è bene evitare di fare gruppo solo con gli italiani, altrimenti l’esperienza non forma. Erasmus dà la possibilità di confrontarsi con tutte le culture del mondo, non si deve essere timidi o aver paura”.
Marco Barbieri, 21 anni, iscritto al terzo anno di Economia Aziendale con indirizzo Business Management, ha partecipato alla selezione Erasmus appena ne ha avuto l’opportunità. Difatti è partito per Vienna quando aveva solo 19 anni. Vi è rimasto da settembre 2007 a gennaio 2008, ma quasi non voleva più tornare a casa. “La prima settimana è la più difficile, ci si deve ambientare, ci si può sentire un po’ spaesati. Per non parlare della settimana che precede la partenza: devi fare duemila cose, soprattutto adempimenti burocratici. Dopo che sei partito e ti sei ambientato, però, capisci che ne è valsa la pena e dimentichi tutte le seccature. Quando è il momento di tornare in Italia ti dici: ma come, è già finita?”. Marco voleva spostarsi in un paese dove si parlasse inglese, per migliorarlo. “A Vienna tutti parlano in inglese, anche il salumiere sotto casa. Il posto mi ha sorpreso per il calore della gente. I primi giorni camminavo con una cartina in mano e venivo fermato da persone che mi chiedevano se avevo bisogno di aiuto. Perfino anziani”. Gran bel bottino di esami a Vienna, per Marco: Microeconomia; Corporate Finance; International Finance; European Law and Economics; Lingua Tedesca. Molto pratici i consigli per chi vuole lanciarsi nell’avventura Erasmus: “Fare bene attenzione al Learning Agreement, cioè la lista di esami da sostenere all’estero, che deve essere approvata dal docente. Ci sono anche docenti che non ammettono che il loro insegnamento sia affrontato durante l’Erasmus, anche se il programma è uguale. Si deve parlare con tutti i professori delle materie che interessano e analizzare bene i programmi. Inoltre, una volta partiti, è bene evitare di fare gruppo solo con gli italiani, altrimenti l’esperienza non forma. Erasmus dà la possibilità di confrontarsi con tutte le culture del mondo, non si deve essere timidi o aver paura”.
Ilenya, in seduta di
laurea con 113!
laurea con 113!
Ilenya Antonacci, 22 anni, neolaureata triennale in Economia Aziendale, grazie all’Erasmus oggi parla perfettamente lo spagnolo. E’ stata a Barcellona, una città che adora, da gennaio ad aprile 2008 e lì ha superato con ottimi voti gli esami di Statistica e di Distribuzione commerciale. L’essere stata una studentessa Erasmus l’ha fatta partire in seduta di laurea con un punteggio altissimo, oltre la soglia: 113. “I punti in più per il voto di laurea sono solo un particolare”, dice, “l’Erasmus ti fa crescere, ti arricchisce molto. E’ un’esperienza formativa, impossibile da dimenticare. Io farò richiesta anche per partecipare all’Erasmus Placement, che prevede anche una borsa di studio più alta (circa 600 euro al mese, ndr)”. Il mare, i colori, le grandi aule dell’università di Pompeu Fabra sono le immagini che immediatamente sovvengono a Ilenya quando le chiediamo di descriverci il posto in cui è stata. “C’era una biblioteca enorme, aperta tutti i giorni fino alle undici di sera. Non avevo mai visto una cosa simile. E poi una sala computer con 100 postazioni… Durante le vacanze di Pasqua sono rimasta lì in Spagna, ma non mi sono annoiata affatto. L’Università era viva”. Consigli per chi sceglie la Spagna: “C’è qualche difficoltà a trovare casa, l’ideale sarebbe conoscere già qualcuno. E per quanto riguarda i corsi, attenzione alla lingua. Meglio scegliere corsi in spagnolo che in catalano, perché la lingua spagnola può essere più utile per il futuro lavorativo”.
Sara Pepe
Sara Pepe