Un Laboratorio Linguistico al servizio dell’Università ma anche dei cittadini. Lo scorso 6 giugno, presso l’Aulario (via Perla a Santa Maria Capua Vetere) delle Facoltà di Giurisprudenza e Lettere, alla presenza del Rettore Francesco Rossi e dei professori Giovanni Dotoli (docente presso l’Università degli Studi di Bari) e Jean-Pierre Cuq (Presidente della Federazione Internazionale dei Professori di Francese – FIPF), i Presidi Lorenzo Chieffi e Rosanna Cioffi hanno inaugurato la nuovissima struttura. La realizzazione del Laboratorio è stata resa possibile dalla presentazione, due anni fa, di un progetto presso la Regione Campania che aveva disposto dei fondi a favore delle Università. Per il Preside Chieffi l’ubicazione del Laboratorio di Lingue in una Facoltà di Giurisprudenza è il riflesso del profondo cambiamento che stanno subendo gli studi sul Diritto negli ultimi anni: “la Facoltà di Giurisprudenza sta diventando un punto di riferimento importante per lo studio delle lingue. Pensate che al triennio vi sono ben tre esami di lingua, di cui due obbligatori”. Se si considera, poi, il fatto che la Sun investe molto nella formazione all’estero degli studenti (pensiamo ai programmi Erasmus e non solo), si può comprendere come l’apprendimento delle lingue sia essenziale per un’acquisizione sempre maggiore di competenze. “Ora, usufruendo di questa struttura, possiamo soddisfare tutte le nostre esigenze relative alla formazione universitaria”, aggiunge Chieffi.
Gli interventi degli ospiti Dotoli e Cuq si sono concentrati, rispettivamente, sul rapporto ‘lingua-macchina’ e sul ruolo dell’insegnante nel processo di apprendimento delle lingue straniere. Dotoli spiega che “l’informatica penetra ormai la vita quotidiana. Le professioni stanno mutando intorno alla macchina e l’università non può non adeguarsi a tale processo”; per Dotoli è necessario che l’Università si incammini, con gli strumenti adatti, sulla via dell’elettronica e impari il nuovo ‘lessico’: “le lingue sono il vero futuro del mondo, rappresentano una strada di nuova economia; in una società dell’informazione non si può non puntare sulle lingue che non possono essere escluse dalla modernità”. Il professore attira l’attenzione su come l’introduzione delle macchine abbia modificato il ruolo e, dunque, l’insegnamento delle lingue, sostenendo l’esistenza, oggigiorno, di una ‘era elettronica delle lingue’: “il laboratorio linguistico, nato per scopi militari durante la Seconda Guerra Mondiale, è diventato oggi un centro di ‘didattica in progress’, il cui fulcro è rappresentato degli studenti”. Dotoli, però, sottolinea: “il nostro modello di Università ‘macchina e lingua’ resta quello di Da Vinci e Pascal. Qualsiasi insegnamento, seppur elettronico, non potrà mai prescindere dalla via dell’Umanesimo, che ha al suo centro l’uomo”.
Il prof. Cuq ha focalizzato il proprio intervento su due punti: l’importanza culturale delle lingue ed il cambiamento del ruolo del docente di lingua nell’era delle nuove tecnologie. Cuq sostiene che “al primo posto c’è la cultura” e “noi insegnanti dobbiamo vigilare sulla questione culturale e linguistica. E’ necessaria una coesione planetaria che orienti ad un nuovo culturalismo che deve essere al centro degli scambi internazionali”. Cultura ed apprendimento linguistico vanno di pari passo: “grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie è possibile apprendere in maniera più veloce che in passato una lingua straniera; il laboratorio di lingua è stato ideato per liberare l’insegnante dal compito della ‘ripetizione’”. In passato, però, il laboratorio non veniva visto di buon occhio dai docenti, ancorati ad una metodologia di insegnamento ancora ‘tradizionale’; oggi, invece, “la rivoluzione informatica ha consentito il superamento di questo ‘rifiuto’ modificando il rapporto insegnante-allievo e la conformazione delle classi”.
Il Rettore Rossi si augura “che il Laboratorio Linguistico possa essere solo un primo ‘tassello’ dei progetti che abbiamo intenzione di realizzare a Santa Maria”, affermando come la sua realizzazione abbia rappresentato una sfida vinta. Rossi si augura di riuscire ad aprire la struttura “non solo alla città ma anche a collaborazioni internazionali”. La Preside Cioffi sottolinea come gli studenti possano ampliare le loro conoscenze linguistiche per poter far fronte ad un mondo del lavoro “di respiro sempre più europeo”.
Barbara Leone
Gli interventi degli ospiti Dotoli e Cuq si sono concentrati, rispettivamente, sul rapporto ‘lingua-macchina’ e sul ruolo dell’insegnante nel processo di apprendimento delle lingue straniere. Dotoli spiega che “l’informatica penetra ormai la vita quotidiana. Le professioni stanno mutando intorno alla macchina e l’università non può non adeguarsi a tale processo”; per Dotoli è necessario che l’Università si incammini, con gli strumenti adatti, sulla via dell’elettronica e impari il nuovo ‘lessico’: “le lingue sono il vero futuro del mondo, rappresentano una strada di nuova economia; in una società dell’informazione non si può non puntare sulle lingue che non possono essere escluse dalla modernità”. Il professore attira l’attenzione su come l’introduzione delle macchine abbia modificato il ruolo e, dunque, l’insegnamento delle lingue, sostenendo l’esistenza, oggigiorno, di una ‘era elettronica delle lingue’: “il laboratorio linguistico, nato per scopi militari durante la Seconda Guerra Mondiale, è diventato oggi un centro di ‘didattica in progress’, il cui fulcro è rappresentato degli studenti”. Dotoli, però, sottolinea: “il nostro modello di Università ‘macchina e lingua’ resta quello di Da Vinci e Pascal. Qualsiasi insegnamento, seppur elettronico, non potrà mai prescindere dalla via dell’Umanesimo, che ha al suo centro l’uomo”.
Il prof. Cuq ha focalizzato il proprio intervento su due punti: l’importanza culturale delle lingue ed il cambiamento del ruolo del docente di lingua nell’era delle nuove tecnologie. Cuq sostiene che “al primo posto c’è la cultura” e “noi insegnanti dobbiamo vigilare sulla questione culturale e linguistica. E’ necessaria una coesione planetaria che orienti ad un nuovo culturalismo che deve essere al centro degli scambi internazionali”. Cultura ed apprendimento linguistico vanno di pari passo: “grazie all’utilizzo delle nuove tecnologie è possibile apprendere in maniera più veloce che in passato una lingua straniera; il laboratorio di lingua è stato ideato per liberare l’insegnante dal compito della ‘ripetizione’”. In passato, però, il laboratorio non veniva visto di buon occhio dai docenti, ancorati ad una metodologia di insegnamento ancora ‘tradizionale’; oggi, invece, “la rivoluzione informatica ha consentito il superamento di questo ‘rifiuto’ modificando il rapporto insegnante-allievo e la conformazione delle classi”.
Il Rettore Rossi si augura “che il Laboratorio Linguistico possa essere solo un primo ‘tassello’ dei progetti che abbiamo intenzione di realizzare a Santa Maria”, affermando come la sua realizzazione abbia rappresentato una sfida vinta. Rossi si augura di riuscire ad aprire la struttura “non solo alla città ma anche a collaborazioni internazionali”. La Preside Cioffi sottolinea come gli studenti possano ampliare le loro conoscenze linguistiche per poter far fronte ad un mondo del lavoro “di respiro sempre più europeo”.
Barbara Leone