“Siamo al quinto anno. Abbiamo tirocinio, tesi e, in molti casi, esami da recuperare. Non vedo perché costringerci alla frequenza in aula”. Il segno X scorre nelle caselle del foglio Excel per segnare le presenze in aula. L’appello non è un dettaglio al corso di Tecnologia e legislazione farmaceutiche II del professor Francesco Barbato, insegnamento previsto al quinto anno di Farmacia. L’importanza di seguire non è in discussione. Però, a far storcere il naso agli studenti, ormai in dirittura d’arrivo, è un calendario didattico che li porta a via Montesano tre volte a settimana (lunedì, martedì e giovedì) per seguire unicamente dalle 15 alle 17. Due ore che, considerando i vari spostamenti, spezzano in due la giornata. Un problema per i laureandi alle prese con tirocinio, tesi e, in molti casi, esami arretrati. “L’orario della lezione è problematico per noi studenti, ma il docente tiene alla presenza in aula, quindi dobbiamo adattarci”, afferma Ciro, che prosegue: “il calendario impostato così spezza la giornata. Sarebbe stato preferibile concentrare il corso la mattina”. Un possibile compromesso: “si potrebbe almeno ridurre la percentuale di presenza. Il professore ci ha parlato di una frequenza obbligatoria di almeno l’80% del corso, quindi le assenze concesse sono poche”. D’accordo con lui, Serena: “a mio avviso le soluzioni sono due. Togliere l’obbligo di frequenza o distribuire diversamente gli orari per ridurre il più possibile le perdite di tempo. Così si spezza la giornata e in questo momento ogni minuto è fondamentale”. Uno studente che preferisce rimanere anonimo: “Per chi viene da lontano, tra pranzo e spostamenti, per due ore di corso si perde mezza giornata. Fissare le lezioni di mattina sarebbe stata la soluzione migliore”. Più agevole il cammino di Antonio: “a me non sta creando problemi questa lezione perché sono in regola con gli esami, quindi ho impegni minori rispetto ad altri colleghi”. La sua organizzazione: “la mattina lavoro alla tesi, il pomeriggio seguo il corso. Poi c’è il tirocinio, che mi impegna tre volte a settimana in una farmacia che mi garantisce una certa flessibilità. L’importante è organizzarsi”. Con lui in aula Laura la cui agenda rischia di diventare infuocata: “il problema per me è doppio perché studiando al Conservatorio ho ulteriori impegni personali extra Università. Però capisco la posizione del professore nel pretendere la presenza in aula”. Spostamento minimo per un’altra studentessa: “la frequenza in aula non mi crea particolari problemi perché sto lavorando alla tesi sperimentale, quindi sono qui in sede tutti i giorni”. Per lei gli altri impegni aggiuntivi sono il tirocinio e un arretrato terribile, Farmaceutica II: “è la preoccupazione numero uno per molti di noi perché è un esame vasto e richiede tanta memoria”.