Fisica: “il nostro è un Dipartimento accogliente”

Originario di Ferrara, fisico teorico che insegna da sempre nell’Ateneo fridericiano Fisica Generale e Metodi Matematici della Fisica, il prof. Rodolfo Figari è di recente stato eletto coordinatore della Didattica per la Laurea Triennale in Fisica. “Tentiamo da molti anni di migliorare l’organizzazione dei corsi ma non abbiamo mai potuto farlo perché il Legislatore cambiava ogni anno proposte e regolamenti. Per molti anni, così, siamo stati presi più da problemi burocratici che di contenuto”. 
Quali motivazioni deve avere chi sceglie questi studi e quali sono le prospettive per i laureati del settore? Lo studente che si iscrive a Fisica, sottolinea il professore, è, in genere, estremamente motivato mentre il laureato “ha gigantesche possibilità. Sa formalizzare problemi quasi di qualunque genere, ricavandone modelli e programmando le soluzioni. Purtroppo, la professionalità è qualcosa che il mondo esterno deve volere e il contesto italiano non ne richiede. Quelli che si dedicano alla ricerca vanno all’estero dove la loro professionalità è riconosciuta. Più in generale, fuori dall’Italia quella del fisico resta una professione richiesta”.
Si studia in un ambiente ‘familiare’ con intensi scambi fra docenti e studenti, facilitati da un numero d’immatricolazioni che, negli ultimi anni, si è aggirato intorno alle novanta unità. Conferma il prof. Figari: “il nostro è un Dipartimento accogliente nel quale gli studenti possono incontrarsi e sviluppare un senso di coesione che aiuta a stabilire un legame con la materia. Non vedo altrove i ragazzi vivere l’università come se fosse un posto loro”.
I primi semestri sono i più difficili e le matricole possono risentire dell’impatto iniziale. “L’università va avanti come se niente fosse cambiato, gli insegnamenti sono rimasti quelli di molti anni fa. Si parte dall’assunto che ci siano cose che è impossibile non sapere. Adesso, invece, la multimedialità e la cultura dell’analogia e del doppio click hanno introdotto nuovi metodi dei quali, forse, gli insegnamenti in Fisica dovrebbero tener conto. Le conoscenze di base sono ‘obiettivamente’ diminuite e la fragilità nella preparazione è aumentata. È un processo in atto da sempre, anche mio nonno era più colto di me, pur avendo frequentato lo stesso indirizzo di studi. In passato, i giovani venivano imbottiti di nozioni, ora basta andare in rete per reperire la data di un evento storico. Non è un caso che altrove gli esami del primo anno siano solo scritti. Da noi lo scritto fa moltissima paura ma è all’orale che bisogna sapersi vendere, io non ci rinuncerei mai ma non tutti sanno affrontarlo”.
Il consiglio ai neo iscritti: “va sfruttata l’offerta di tutorato. Bisogna evitare di ritirarsi nel silenzio perché, nonostante la tendenza ad insegnare come una volta, c’è, da parte dei docenti, la voglia di capire i problemi. Le soluzioni esistono e vanno cercate insieme”.
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