Quali scambi potrà portare? Che benefici? Rappresenterà una reale apertura verso la Persia? È ancora presto per definire quali ricadute pratiche avrà. Di sicuro, però, la visita della delegazione italiana a Teheran per il primo Iran-Italy Science, Technology and Innovation Forum, tenutosi tra il 19 e il 20 aprile, si può definire una svolta storica nei rapporti con quelle accademie per anni chiuse in una strettissima sorveglianza istituzionale. Dei circa 600 partecipanti al Forum, oltre 100 erano in rappresentanza dell’Italia, tra cui il Ministro dell’Università Valeria Fedeli. Nutrita la delegazione campana, tra gli altri l’Assessore regionale all’Innovazione Valeria Fascione e docenti de L’Orientale, del Sannio, della Federico II e il delegato all’internazionalizzazione
dell’Università Vanvitelli prof. Sergio Minucci. “Si è trattato del primo Forum che si è avuto dopo tanti anni – commenta Minucci – Si può registrare come una sorta di apertura verso l’Europa e con l’Italia, in particolare, per iniziare a individuare azioni congiunte non
solo sul piano accademico, ma anche imprenditoriale”. Il Forum è, infatti, la più grande manifestazione europea dedicata all’internazionalizzazione dei sistemi di ricerca e innovazione e rappresenta anche la piattaforma per rilanciare gli scambi scientifici economici e culturali tra Italia e Iran. Proprio con l’Università di Sharif, l’assessore Fascione e il Segretario generale di Città della Scienza Vincenzo Lipardi sono entrati
in contatto per sviluppare progetti congiunti a favore delle startup e dell’accelerazione d’impresa, in sinergia con il nuovo incubatore certificato Campania NewSteel. “La prima giornata – racconta il prof. Minucci – ha visto un primo incontro tra il nostro Ministro Fedeli e il Ministro iraniano Mohammad
Farhadi, a cui sono seguiti una serie di otto seminari tematici, durante i quali c’è stato uno scambio su attività imprenditoriali e industriali italiane
ed iraniane. Nel pomeriggio ci sono stati degli incontri one-to-one durante i quali si è proceduto alla proposta di accordi sia di tipo industriale che accademico per il trasferimento di tecnologie. Inoltre, si sono svolte due tavole rotonde, tra cui una sull’Education, a cui hanno partecipato le accademie presenti, e si sono messe in evidenza le eccellenze di ognuna e i punti su cui si potevano creare accordi e scambi”. Un primo passo verso accordi futuri. “Mi è sembrato di percepire un grosso interesse da parte dei colleghi iraniani. Come Università Vanvitelli ho partecipato alla visita di un Centro di Ricerca dell’Università di Teheran specializzato nella preparazione di prodotti estratti da piante che possono servire ad uso medicinale e come trial clinici. Ho potuto notare l’avanzato livello dello stato della ricerca. Abbiamo prodotto dei primi accordi con questa sede e speriamo che si continui in questo senso”. E sono proprio gli aspetti medici quelli sui quali la Vanvitelli avrà maggiore possibilità di stringere accordi, ma non solo. “Siamo orientati ad instaurare collaborazioni per quei settori nei quali possiamo dare di più. Sicuramente c’è tutta l’area medica: anche in Iran è presente il problema dell’infertilità maschile su cui noi abbiamo svolto importanti studi, così come sulle tematiche dell’alimentazione possiamo fare molto. Ma c’è anche tutto il settore del fashion e del disegno industriale. Per non parlare della preservazione dei beni architettonici e culturali. Su questo tema troviamo molte analogie:
loro hanno aree come quella di Persepoli che necessita di interventi di conservazione, così come la nostra Pompei. È un tema, quindi, su cui abbiamo una lunga esperienza. La Vanvitelli è aperta al vaglio di tutte le possibilità e spero che nel corso di quest’anno, di concerto con il Rettore, si possa stilare un piano di accordi”. Tra gli obiettivi, attivare “dei double degree, che permetterebbero scambi di studenti in maniera sistematica. Mi ha fatto piacere notare l’interesse degli studenti iraniani a trascorrere dei periodi di studio presso il nostro Ateneo e in Italia in generale. Ho dato loro consigli su come accedere ai nostri corsi in lingua inglese, ai quali tra l’altro è già iscritto un loro connazionale”. Il prossimo anno la delegazione iraniana è attesa in Italia. Molto probabilmente proprio a Napoli. In quella occasione si spera di firmare i primi accordi.
dell’Università Vanvitelli prof. Sergio Minucci. “Si è trattato del primo Forum che si è avuto dopo tanti anni – commenta Minucci – Si può registrare come una sorta di apertura verso l’Europa e con l’Italia, in particolare, per iniziare a individuare azioni congiunte non
solo sul piano accademico, ma anche imprenditoriale”. Il Forum è, infatti, la più grande manifestazione europea dedicata all’internazionalizzazione dei sistemi di ricerca e innovazione e rappresenta anche la piattaforma per rilanciare gli scambi scientifici economici e culturali tra Italia e Iran. Proprio con l’Università di Sharif, l’assessore Fascione e il Segretario generale di Città della Scienza Vincenzo Lipardi sono entrati
in contatto per sviluppare progetti congiunti a favore delle startup e dell’accelerazione d’impresa, in sinergia con il nuovo incubatore certificato Campania NewSteel. “La prima giornata – racconta il prof. Minucci – ha visto un primo incontro tra il nostro Ministro Fedeli e il Ministro iraniano Mohammad
Farhadi, a cui sono seguiti una serie di otto seminari tematici, durante i quali c’è stato uno scambio su attività imprenditoriali e industriali italiane
ed iraniane. Nel pomeriggio ci sono stati degli incontri one-to-one durante i quali si è proceduto alla proposta di accordi sia di tipo industriale che accademico per il trasferimento di tecnologie. Inoltre, si sono svolte due tavole rotonde, tra cui una sull’Education, a cui hanno partecipato le accademie presenti, e si sono messe in evidenza le eccellenze di ognuna e i punti su cui si potevano creare accordi e scambi”. Un primo passo verso accordi futuri. “Mi è sembrato di percepire un grosso interesse da parte dei colleghi iraniani. Come Università Vanvitelli ho partecipato alla visita di un Centro di Ricerca dell’Università di Teheran specializzato nella preparazione di prodotti estratti da piante che possono servire ad uso medicinale e come trial clinici. Ho potuto notare l’avanzato livello dello stato della ricerca. Abbiamo prodotto dei primi accordi con questa sede e speriamo che si continui in questo senso”. E sono proprio gli aspetti medici quelli sui quali la Vanvitelli avrà maggiore possibilità di stringere accordi, ma non solo. “Siamo orientati ad instaurare collaborazioni per quei settori nei quali possiamo dare di più. Sicuramente c’è tutta l’area medica: anche in Iran è presente il problema dell’infertilità maschile su cui noi abbiamo svolto importanti studi, così come sulle tematiche dell’alimentazione possiamo fare molto. Ma c’è anche tutto il settore del fashion e del disegno industriale. Per non parlare della preservazione dei beni architettonici e culturali. Su questo tema troviamo molte analogie:
loro hanno aree come quella di Persepoli che necessita di interventi di conservazione, così come la nostra Pompei. È un tema, quindi, su cui abbiamo una lunga esperienza. La Vanvitelli è aperta al vaglio di tutte le possibilità e spero che nel corso di quest’anno, di concerto con il Rettore, si possa stilare un piano di accordi”. Tra gli obiettivi, attivare “dei double degree, che permetterebbero scambi di studenti in maniera sistematica. Mi ha fatto piacere notare l’interesse degli studenti iraniani a trascorrere dei periodi di studio presso il nostro Ateneo e in Italia in generale. Ho dato loro consigli su come accedere ai nostri corsi in lingua inglese, ai quali tra l’altro è già iscritto un loro connazionale”. Il prossimo anno la delegazione iraniana è attesa in Italia. Molto probabilmente proprio a Napoli. In quella occasione si spera di firmare i primi accordi.