Il Clima: un bene comune, di tutti e per tutti

Ogni tanto fa bene uscire dalle aule accademiche e dai suoi laboratori ed invadere pacificamente le strade della città in cui si fa ricerca. È quello che hanno fatto docenti, ricercatori e studenti del Polo Scientifico di Caserta dell’Università Vanvitelli che il 21 aprile, nel giorno precedente all’Earth Day 2017,
hanno deciso di ‘Cambiare Marcia’ e organizzare un corteo fino alla Reggia per unirsi con questo evento satellite, riconosciuto a livello globale, alla ‘March of Science’ in programma il 22 aprile a Washington, Roma e in tutto il mondo. “La lettura di alcuni recenti articoli sulla stampa internazionale e nazionale, dal The Guardian a Il Fatto Quotidiano, che danno risalto alle teorie di uno sparuto gruppo di scienziati o riportano dichiarazioni del nuovo capo dell’Agenzia per l’Ambiente statunitense, secondo il quale l’emissione di C02 non sarebbe la causa del riscaldamento globale, ci fa temere una nuova escalation della diffusione delle teorie di negazionismo climatico oltre che negli Stati Uniti anche nel nostro Paese, già poco sensibile e poco informato su queste tematiche”, spiegano dal comitato organizzativo composto da cinque studiosi, Mauro Rubino, Luisa Stellato, Antonio Petraglia, Fabio Marzaioli e Carmina Sirignano. In difesa, dunque, della cultura scientifica, caposaldo e unica direzione per formulare teorie valide sulla salute del Pianeta – la scienza
deve pur contare qualcosa nelle decisioni politiche – il gruppo di scienziati casertani ha coinvolto studiosi provenienti da tutta Italia per avvalorarle sulla base di prove ed evidenze scientifiche che nulla hanno a che vedere con le recenti ipotesi legate a discorsi forse più politici che scientifici. Ma a qualcosa siamo giunti dopo il Protocollo di Kyoto. Si chiama ‘The Paris Agreement’. “Finalmente, nel dicembre 2015, durante la Conferenza sul Clima a Parigi, è stato firmato un accordo tra i Governi – commenta il dott. Rubino – che definisce un piano di azione globale per contrastare i cambiamenti climatici pericolosi limitando il riscaldamento globale al di sotto dei 2 gradi centigradi. Si tratta della più grande sfida dell’Umanità. Sono coinvolti ben
195 Paesi, ed è un accordo stipulato sulla base di prove scientifiche obiettive”. Per questo è vitale che studiosi e ricercatori siano liberi da vincoli politici. “Prendere coscienza delle problematiche ambientali e sensibilizzare non solo l’opinione pubblica ma soprattutto coloro che
devono prendere delle decisioni sicuramente non affrettate ma fondate sullo studio e la ricerca”, è questo l’obiettivo della giornata secondo il  Direttore del Dipartimento di Matematica e Fisica Antonio D’Onofrio che si augura, nello storico giorno del Natale di Roma ricordato dal Direttore del Dipartimento Distabif Paolo Pedone, possa nascere un nuovo spirito per l’Ambiente. Entrambi presenti all’incontro- dibattito, moderato dal giornalista Gaetano Trocciola, che ha ospitato due brillanti relazioni sui cambiamenti climatici in atto sia dal punto di vista oceanografico che dal punto di vista atmosferico: gli interventi di Giorgio Budillon dell’Università Parthenope, dove svolge attività di ricerca in Climatologia, Meteorologia e Oceanografia Sperimentale, e di Paolo Bonasoni, dirigente di ricerca all’Isac-Cnr di Bologna del gruppo ‘Climate hotspots: atmospheric observations and technological development’. Gli scenari futuri sono a dir poco apocalittici. “Le acque dei mari non solo si stanno riscaldando ma diventano più dolci e questo vuol dire che l’acqua è meno pesante per cui è molto più difficile che si inabissi per favorire la normale circolazione delle correnti oceaniche che contribuiscono a definire la temperatura costante del Pianeta – spiega il prof. Budillon – Si prospetta, dunque, un’acidificazione dell’oceano e, se non blocchiamo l’emissione di C02 almeno all’era preindustriale, il riscaldamento sfiorerà i 5 gradi centigradi contro 1 solo grado in situazione di equilibrio. Ma cosa possiamo fare? Certamente
è impossibile fermare questo fenomeno ma possiamo rallentarlo con strategie di adattamento e mitigazione”. Stesso discorso per il Clima e la Qualità dell’Aria, due facce della stessa medaglia perché hanno stesse sorgenti: “l’effetto serra naturale inizia ad alterarsi proprio a causa della attività antropica e questo è stato affermato dal V rapporto dell’IPCC, un insieme di scienziati di tutto il mondo che costituisce il 96% della categoria – aggiunge il dott. Bonasoni – e che raccolgono informazioni in quattro volumi di 6000 pagine durante un arco di tempo della durata di quattro anni”. Hot-spot climatici nel bacino del Mediterraneo, stazioni di ricerca sparsi in tutto il Pianeta, modelli matematici, controllo della flora strategica, sono tutti strumenti per studiare il clima, le emissioni dell’anidride carbonica e dei composti chimici come il metano o il biossido di carbonio e come contrastarle. “Il Clima, da non confondere con il tempo meteorologico, è un bene comune, di tutti e per tutti”, la conclusione è affidata al dott. Bonasoni che prende in prestito un verso del Laudato Sì di San Francesco d’Assisi. Non è stata però una lezione frontale ma piacevolmente interattiva: gli studenti delle scuole superiori del territorio, prima di marciare verso la Reggia, hanno risposto ad un questionario on-line su cause, principi ed effetti dei cambiamenti climatici, scoprendo di essere abbastanza
informati sui fatti e di avere conoscenze scientifiche (7,41 risposte esatte su 10). “In un mondo ideale, le menti migliori dovrebbero essere selezionate, finanziate e lasciate libere di studiare e sperimentare, per capire, interpretare e descrivere i complessi fenomeni dell’Universo, mentre abili ed imparziali divulgatori dovrebbero sintetizzare la moltitudine di informazioni raccolte dal mondo scientifico ed informare la società, affinché essa possa formarsi un’opinione e consapevolmente delegare i suoi rappresentanti migliori a prendere decisioni per il bene comune – commenta Carmina Sirignano – Purtroppo siamo tutti consapevoli di vivere in un mondo tutt’altro che ideale, dove la società spesso è male informata, i processi di selezione non favoriscono i migliori, i politici hanno a cuore più la rielezione che il bene comune e assecondano un’opinione pubblica poco matura e facilmente influenzabile. È necessario, però, che nessuno abdichi al proprio ruolo di cittadino consapevole e dia, come può, il suo contributo per migliorare la conoscenza e la consapevolezza collettiva. Questa manifestazione ha questo scopo. Non intendiamo fare sermoni, ma condividere le nostre esperienze, cercando di distinguere le opinioni dai fatti”.
Claudia Monaco
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