Gli studenti: tempo e metodo per prepararsi al meglio

È primo pomeriggio e davanti le aule T di Via Claudio, Maria Governo e Silvia Aurino, matricole, rispettivamente ad Ingegneria Civile e Ingegneria Gestionale per i Progetti e le Infrastrutture, attendono che comincino gli esami scritti di Fisica Generale I. È il primo esame e le due ragazze stringono forte al petto libri e quadernoni d’appunti: “siamo molto preoccupate perché non abbiamo superato le prove intercorso. È stato utile avere un riferimento per capire i propri errori, ma speravamo tanto di poter evitare di sostenere lo scritto completo”. Ma come mai hanno deciso di dare prima Fisica che Analisi? “Il superamento degli OFA ci ha dato fiducia nei nostri mezzi e nelle nostre possibilità – rispondono le ragazze – Per questo abbiamo preferito rimandare un esame così impegnativo e vasto come Analisi. Fisica, proprio perché prevedeva delle prove intercorso, sembrava più abbordabile”. L’unica incognita è l’attesa, sono le 15.15 e la prova sarebbe dovuta cominciare già da 45 minuti: “l’ultima volta il professore è arrivato con due ore e mezza di ritardo”. Al piano superiore, Chiara Cimmino e Lina, iscritte al secondo anno di Ingegneria dei Materiali, stanno per sostenere la prova di Elettrotecnica. Sono stanche, sotto pressione, dopo un semestre lungo, con troppi corsi: “questa materia prevedeva anche un preappello a dicembre, ma non ce la siamo sentite di affrontarlo. Abbiamo seguito, per tre mesi, cinque corsi, anche male organizzati, perché non sono terminati contemporaneamente e, per tutto il mese di gennaio, siamo dovuti venire una volta la settimana in Facoltà solo per seguire le lezioni del Laboratorio di Chimica che ci ha messo a disposizione quattro date d’esame, una ogni lunedì di febbraio”. Si considerano in regola, anche se dell’anno precedente manca loro ancora l’esame di Analisi II: “abbiamo preferito dare, al suo posto, un esame modulare. Il problema, però, non sta tanto nelle materie e nei contenuti, ma nell’organizzazione delle date d’esame. I professori non si mettono mai d’accordo e gli appelli si accavallano, perciò si sceglie sempre di affrontare prima la disciplina per la quale ci si sente meglio preparati”. Non tutti gli studenti si lamentano dell’organizzazione e dei calendari d’esame. “Quest’anno il calendario è stato ben organizzato”, dice Gabriella Rubino, studentessa di Ingegneria Edile in pausa sigaretta davanti la biblioteca di Piazzale Tecchio, che però sottolinea: “il sito docenti continua a non essere regolarmente aggiornato”. Nel cortile dello stesso edificio incontriamo Nicola Longobardo e Pasquale Favella, secondo anno di Ingegneria Chimica, i quali si stanno preparando per l’appello di Disegno del giorno successivo. Hanno molto da dire riguardo alla propria vita da studenti e da una breve intervista si passa ad una lunga chiacchierata. I due ragazzi si considerano ‘in regola con gli studi’, pur non avendo ancora sostenuto Analisi II e Chimica: “Analisi I ci ha preso molto tempo, per superarlo ci siamo dovuti concentrare molto. Non è stato facile, perché per la mole di studio richiesta occorrono tempo e metodo”. Nicola e Pasquale sono contenti della Facoltà in cui si trovano: “in generale funziona bene, i docenti sono disponibili e mai arroganti, le date d’esame vengono rese note con un certo anticipo e, in genere, sono precise”. Unica nota dolente: “vorremmo poter sostenere esami con maggiore frequenza, avere più sessioni e non solo queste finestre prestabilite, proprio perché appena iscritti non si ha un metodo di studio e tutto quello che si è fatto in precedenza in pratica non serve. Avere maggiori appelli aumenterebbe la possibilità di essere in regola”. Il confronto con i docenti è difficile: “gli unici professori che a lezione dicono tutto quello che serve veramente sono stati, fino a questo momento, solo quelli di Algebra Lineare e Geometria e Fisica Matematica. Con gli altri resta sempre il dubbio su quale sia la risposta giusta. Dipende dal metodo. Ci sono quelli che valutano con due domande. Per altri, invece, due ore di quello che si potrebbe definire un ‘interrogatorio’ non bastano, perché, una volta appurata la preparazione, cercano il punto debole per mettere in difficoltà. Altri, ancora, bocciano dopo aver valutato negativamente le basi acquisite in altri esami, in cui magari hai preso trenta. Ci sono perfino dei docenti che rimandano a posto perché le risposte fornite sono corrette ma a loro non è piaciuto come sono stati esposti i contenuti. La verità è che sono troppo vecchi”. Passeggiando nei corridoi di Ingegneria non è nemmeno così improbabile incontrare studenti ‘anziani’, quelli degli ordinamenti precedenti, come Marco, iscritto alla vecchia versione della Triennale in Ingegneria Navale. È in Facoltà da cinque anni ed è ormai arrivato quasi alla fine e si gestisce gli esami con una certa autonomia: “nel mio ordinamento erano previsti dieci esami l’anno, trenta in tutto, un carico impossibile da gestire in così poco tempo. Con un’organizzazione di questo tipo, basta un piccolo blocco e i tempi si allungano. Se, poi, non si riesce a costruire una buona base il primo anno, allora, si devono rivedere continuamente gli argomenti del passato. Però non tutti si rendono conto di avere delle lacune e questo rallenta ulteriormente il cammino successivo”.
Simona Pasquale
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