Sono ambiziosi. Sognano di svolgere lavori creativi e di ricoprire incarichi di prestigio, ben remunerati, presso grandi aziende, ma poi ti confessano che, in realtà ‘basta lavorare’. Sono gli studenti di Ingegneria. Ragazzi che hanno scelto una carriera universitaria difficile, il più delle volte per passione, talvolta per comprensibile calcolo. “A scuola amavo tantissimo la storia e la filosofia e mi sarebbe anche piaciuto seguire un corso di studi di tipo umanistico, ma rischi di fare la fame. Quello che si studia qui è comunque interessante e spero in guadagni futuri” dice Stefano D’Apunzo, iscritto al secondo anno di Ingegneria Informatica. Un buon titolo di studi e un settore che tira. “Puoi sia fare il programmatore, che lavorare in azienda a stretto contatto con la produzione. Hai molti sbocchi e questo secondo me è positivo” commenta Stefano. “Anche a me interessavano altre cose, ma ho scoperto che gli argomenti che si affrontano in questo corso sono proprio interessanti”, interviene Andrea Nunziata, al primo anno dello stesso Corso. “Se non mi fossero piaciuti i Fondamenti di Informatica, forse avrei pensato di aver fatto una scelta sbagliata. Invece mi appassionano proprio” afferma Piero Venere.
Cosa vorreste fare nella vita? ‘Via da Napoli’ è la risposta quasi automatica che alcuni danno. Piero, per esempio, felpa e sciarpa del Napoli al collo, non ha dubbi. “In America. Lì per ogni porta che si chiude se ne aprono cento soprattutto se hai la laurea”. “Voglio conservare la speranza che, altrove, le cose possano essere diverse e non ci siano le stesse illegalità” sostiene Andrea. “Io sono innamoratissima della mia città e della mia terra, ma non ci sono proprio i mezzi per andare avanti o per fare ricerca” aggiunge Cristina Nappo, stile alternativo e modi spigliati da finta dura, che non sa decidere se restare dov’è, o trasferirsi a Fisica: “mi piace troppo. Forse perché, a scuola, ho avuto una professoressa, che me l’ha fatta amare”. “Sono molto legato ai posti e alle abitudini, per me Napoli è bella, si vive relativamente bene e non vedo la necessità di andarsene” sostiene invece Stefano che propone una diversa distribuzione degli esami. “Non sempre siamo tutti ligi. Tempi troppo lunghi tra una seduta e l’altra, ti danneggiano, perché pensi di avere molto tempo davanti. Forse sarebbe anche meglio avere, in un semestre, due corsi invece di quattro. Ci sarebbe più tempo”.
‘Magari andassi alla Ferrari!’. È la frase che si sente pronunciare più spesso dagli studenti di Ingegneria Meccanica. “Ho scelto questi studi perché mi è sempre piaciuto l’automobilismo. È un Corso di ampio respiro, in cui si affrontano anche argomenti economici. Mi appassiona la progettazione e mi piacerebbe fare più esercitazioni sperimentali. Ad esempio per Disegno industriale, ci fanno seguire un corso di CAD in due dimensioni, quando un progettista meccanico deve saper usare il CAD in tre dimensioni” afferma Gaetano Esposito. “Il corso che ti permette di avere il primo approccio con il disegno in 3D, è Disegno Assistito dal Calcolatore, un esame a scelta del secondo anno dell’indirizzo di Automazione. Sono solo tre crediti, ma ti fanno fare simulazioni di crash test aziendali” suggerisce Gennaro Bozza. Anche lui vorrebbe avere maggiori possibilità di applicazioni pratiche. “Mi piacerebbe un maggior contatto con le aziende, perché troppa teoria non ti aiuta a capire come funziona il mondo del lavoro, però so che gli ingegneri italiani sono molto apprezzati all’estero”. “Ho scelto questi studi perché mi appassionano la progettazione e i motori. È un interesse nato già negli ultimi anni di scuola. L’esame per me più significativo è stato quello di Motori a Combustione Interna, si avvicina molto a quello che mi piaceva, anche prima di arrivare all’università. È stato bello studiare delle cose che avevo letto su Quattoruote. Ho svolto anche la tesi della triennale su questo argomento” dice Andrea Casolaro, studente specialistico di Ingegneria Meccanica. A fronte di argomenti appassionanti ci sono anche quelli duri da digerire. “Elettrotecnica e Impianti Meccanici non mi sono congeniali ed ho faticato un bel po’ per farli. Il primo esula completamente dal percorso meccanico, il secondo ha un’impostazione di tipo più gestionale che non mi interessa molto” aggiunge Andrea che ha un sogno: “mi piacerebbe fare il progettista. Progettare e testare motori, sarebbe bello, inutile dire dove”.
“Credo che sia una facoltà che ti permette di avere una visione molto ampia, sicuramente ti da molte possibilità di inserimento” interviene Andrea Di Lisa. “Ci vorrebbe qualche propedeuticità in meno. E meno ansia e stress” commenta Cristina. “Mi piacerebbe trascorrere qualche anno all’estero, però ho un po’ di dubbi. Quando finisci di studiare, l’università ti abbandona e invece vorrei un maggior sostegno” afferma Anselmo Cipolletta. “Se non hai il massimo dei voti alla laurea triennale, questo influenza il voto della specialistica, però vale solo per gli studenti della Federico II e non per quelli che vengono da fuori. Ci stiamo impegnando perché il regolamento venga modificato” interviene Carmine De Chiaro, rappresentante degli studenti ad Ingegneria Meccanica.
“I programmi di alcune materie, come Elettronica, sono eccessivi per quel che necessita alla nostra professionalità” sostiene Aniello Bennato, secondo anno di Ingegneria Biomedica, che spera di trovare lavoro presso una casa farmaceutica, appena terminata la triennale, “non voglio proseguire con la specialistica. Mi piacerebbe lavorare nel campo dei nuovi biomateriali. Studiare richiede tempo, continuare altri due anni, significherebbe rischiare di restare completamente fuori”.
Carlo Ferrara è studente del corso in Ambiente e Territorio, iscritto da otto anni al vecchio ordinamento. “Ho scelto questo Corso quando il profilo professionale non era ancora molto ben definito. Non lo è pienamente nemmeno oggi, perché ti da una serie di nozioni generali che ognuno di noi dovrà sviluppare per trovare una propria strada”. Cura e tutela dell’ambiente, queste le ragioni che hanno motivato la sua scelta. “L’acqua e la sua salvaguardia, è uno degli argomenti che mi è piaciuto più di tutti, insieme allo studio degli interventi per rimediare al dissesto idrogeologico”. Carlo è uno studente lavoratore. In questi anni ha svolto tantissimi lavori, ma nessuno attinente al suo campo. Lezioni private, lavori estivi in fabbrica, incarichi presso un’agenzia assicurativa. Felice delle sue scelte, Carlo è convinto che ogni argomento studiato abbia, in qualche modo, allargato i suoi orizzonti. “Geotecnica per esempio. È una materia nuova, non schematizzate e poi richiede lavori sul campo”. Obiettivo futuro: “la mia professione al servizio degli altri. Il nostro titolo ti può dare l’occasione di guadagnare bene, ma spesso si dimentica che, dietro tanti problemi e disfunzioni, ci sono dei professionisti che hanno messo il loro mestiere al servizio del prossimo”. A detta di alcuni, la Facoltà ha un unico neo, anche se non più grave come in passato. “Ci sono poche ragazze” sostiene Pasquale Carandente. “Da noi la presenza dei due sessi è la stessa” interviene Salvatore Raso, primo anno di Ingegneria Biomedica che spiega: “volevo iscrivermi a Medicina ma non ho superato i test ed ho scelto di venire qui, invece che a Biologia e Biotecnologie, perché con questi corsi rischi di guadagnare poco facendo analisi per tutta la vita. A scuola mi piacevano anche la matematica e la fisica e questo Corso condensa il tutto”.
Simona Pasquale
Cosa vorreste fare nella vita? ‘Via da Napoli’ è la risposta quasi automatica che alcuni danno. Piero, per esempio, felpa e sciarpa del Napoli al collo, non ha dubbi. “In America. Lì per ogni porta che si chiude se ne aprono cento soprattutto se hai la laurea”. “Voglio conservare la speranza che, altrove, le cose possano essere diverse e non ci siano le stesse illegalità” sostiene Andrea. “Io sono innamoratissima della mia città e della mia terra, ma non ci sono proprio i mezzi per andare avanti o per fare ricerca” aggiunge Cristina Nappo, stile alternativo e modi spigliati da finta dura, che non sa decidere se restare dov’è, o trasferirsi a Fisica: “mi piace troppo. Forse perché, a scuola, ho avuto una professoressa, che me l’ha fatta amare”. “Sono molto legato ai posti e alle abitudini, per me Napoli è bella, si vive relativamente bene e non vedo la necessità di andarsene” sostiene invece Stefano che propone una diversa distribuzione degli esami. “Non sempre siamo tutti ligi. Tempi troppo lunghi tra una seduta e l’altra, ti danneggiano, perché pensi di avere molto tempo davanti. Forse sarebbe anche meglio avere, in un semestre, due corsi invece di quattro. Ci sarebbe più tempo”.
‘Magari andassi alla Ferrari!’. È la frase che si sente pronunciare più spesso dagli studenti di Ingegneria Meccanica. “Ho scelto questi studi perché mi è sempre piaciuto l’automobilismo. È un Corso di ampio respiro, in cui si affrontano anche argomenti economici. Mi appassiona la progettazione e mi piacerebbe fare più esercitazioni sperimentali. Ad esempio per Disegno industriale, ci fanno seguire un corso di CAD in due dimensioni, quando un progettista meccanico deve saper usare il CAD in tre dimensioni” afferma Gaetano Esposito. “Il corso che ti permette di avere il primo approccio con il disegno in 3D, è Disegno Assistito dal Calcolatore, un esame a scelta del secondo anno dell’indirizzo di Automazione. Sono solo tre crediti, ma ti fanno fare simulazioni di crash test aziendali” suggerisce Gennaro Bozza. Anche lui vorrebbe avere maggiori possibilità di applicazioni pratiche. “Mi piacerebbe un maggior contatto con le aziende, perché troppa teoria non ti aiuta a capire come funziona il mondo del lavoro, però so che gli ingegneri italiani sono molto apprezzati all’estero”. “Ho scelto questi studi perché mi appassionano la progettazione e i motori. È un interesse nato già negli ultimi anni di scuola. L’esame per me più significativo è stato quello di Motori a Combustione Interna, si avvicina molto a quello che mi piaceva, anche prima di arrivare all’università. È stato bello studiare delle cose che avevo letto su Quattoruote. Ho svolto anche la tesi della triennale su questo argomento” dice Andrea Casolaro, studente specialistico di Ingegneria Meccanica. A fronte di argomenti appassionanti ci sono anche quelli duri da digerire. “Elettrotecnica e Impianti Meccanici non mi sono congeniali ed ho faticato un bel po’ per farli. Il primo esula completamente dal percorso meccanico, il secondo ha un’impostazione di tipo più gestionale che non mi interessa molto” aggiunge Andrea che ha un sogno: “mi piacerebbe fare il progettista. Progettare e testare motori, sarebbe bello, inutile dire dove”.
“Credo che sia una facoltà che ti permette di avere una visione molto ampia, sicuramente ti da molte possibilità di inserimento” interviene Andrea Di Lisa. “Ci vorrebbe qualche propedeuticità in meno. E meno ansia e stress” commenta Cristina. “Mi piacerebbe trascorrere qualche anno all’estero, però ho un po’ di dubbi. Quando finisci di studiare, l’università ti abbandona e invece vorrei un maggior sostegno” afferma Anselmo Cipolletta. “Se non hai il massimo dei voti alla laurea triennale, questo influenza il voto della specialistica, però vale solo per gli studenti della Federico II e non per quelli che vengono da fuori. Ci stiamo impegnando perché il regolamento venga modificato” interviene Carmine De Chiaro, rappresentante degli studenti ad Ingegneria Meccanica.
“I programmi di alcune materie, come Elettronica, sono eccessivi per quel che necessita alla nostra professionalità” sostiene Aniello Bennato, secondo anno di Ingegneria Biomedica, che spera di trovare lavoro presso una casa farmaceutica, appena terminata la triennale, “non voglio proseguire con la specialistica. Mi piacerebbe lavorare nel campo dei nuovi biomateriali. Studiare richiede tempo, continuare altri due anni, significherebbe rischiare di restare completamente fuori”.
Carlo Ferrara è studente del corso in Ambiente e Territorio, iscritto da otto anni al vecchio ordinamento. “Ho scelto questo Corso quando il profilo professionale non era ancora molto ben definito. Non lo è pienamente nemmeno oggi, perché ti da una serie di nozioni generali che ognuno di noi dovrà sviluppare per trovare una propria strada”. Cura e tutela dell’ambiente, queste le ragioni che hanno motivato la sua scelta. “L’acqua e la sua salvaguardia, è uno degli argomenti che mi è piaciuto più di tutti, insieme allo studio degli interventi per rimediare al dissesto idrogeologico”. Carlo è uno studente lavoratore. In questi anni ha svolto tantissimi lavori, ma nessuno attinente al suo campo. Lezioni private, lavori estivi in fabbrica, incarichi presso un’agenzia assicurativa. Felice delle sue scelte, Carlo è convinto che ogni argomento studiato abbia, in qualche modo, allargato i suoi orizzonti. “Geotecnica per esempio. È una materia nuova, non schematizzate e poi richiede lavori sul campo”. Obiettivo futuro: “la mia professione al servizio degli altri. Il nostro titolo ti può dare l’occasione di guadagnare bene, ma spesso si dimentica che, dietro tanti problemi e disfunzioni, ci sono dei professionisti che hanno messo il loro mestiere al servizio del prossimo”. A detta di alcuni, la Facoltà ha un unico neo, anche se non più grave come in passato. “Ci sono poche ragazze” sostiene Pasquale Carandente. “Da noi la presenza dei due sessi è la stessa” interviene Salvatore Raso, primo anno di Ingegneria Biomedica che spiega: “volevo iscrivermi a Medicina ma non ho superato i test ed ho scelto di venire qui, invece che a Biologia e Biotecnologie, perché con questi corsi rischi di guadagnare poco facendo analisi per tutta la vita. A scuola mi piacevano anche la matematica e la fisica e questo Corso condensa il tutto”.
Simona Pasquale