Il crowdfunding per far decollare progetti innovativi

Per una crisi economica che arriva, sono tante le soluzioni vecchie e nuove che le persone adottano per far camminare le proprie idee. Diretto discendente della classica colletta popolare, il crowdfunding ne ha tradotto le caratteristiche usando la lingua del web, e per questo è diventato uno dei metodi più utilizzati per finanziare i propri progetti innovativi. Non è un caso dunque che il Dipartimento di Economia, nell’ambito del corso di Analisi degli investimenti del prof. Francesco Gangi, Magistrale in Economia e Management, ha ospitato mercoledì 22 aprile la dottoressa Anna Ruggiero nella sua sede capuana per un workshop sull’argomento. “Crowdfunding – ha esordito la Ruggiero – significa letteralmente “finanziamento della folla”. È un processo collaborativo di gruppo che le persone utilizzano affinché in sei mesi possano far partire un progetto mettendo insieme una determinata somma di denaro. Si tratta di applicare gli strumenti di progettualità che voi conoscete, ma passando da una logica di uno ad uno verso una logica di uno a molti”. E che i molti siano molti è il desiderio di chiunque avvii una campagna di raccolta fondi on-line, sebbene il risultato non sia mai scontato. Infatti, come ha spiegato la dottoressa, la riuscita di una campagna dipende da svariati fattori, e un’ottima idea non sempre basta a convincere le persone ad aprire il portafoglio, che sia quello reale o piuttosto quello virtuale: “Una delle problematiche maggiori oggi, soprattutto nel settore del sociale, è che sono tutti bravissimi a fare cose ma non sanno chiedere. Le banche del tempo, potenzialmente meravigliose, non decollano per questo motivo, perché le persone si offrono ma non domandano”.
Domandare, e domandare aiuto, è quindi una delle abilità da sviluppare per vedere il proprio progetto finanziato. Non basta piazzare la propria idea on-line, bisogna anche rivolgersi ad un pubblico preciso: “Bisogna partire da una comunità già esistente, con la quale magari avete già costruito una parte di cammino e con cui avete interagito. Quanti siete oggi? Se calcolate 40 euro per ognuno di voi, e considerate le vostre cerchie ristrette, già abbiamo fatto una discreta sommetta, ad esempio”. 
Una volta individuato l’interlocutore, è importante utilizzare tecniche che potrebbero appartenere più ad un letterato che non ad un economista, ma sulle quali di certo chi studia marketing non è a digiuno: “Per spiegare il nostro progetto si attua una vera e propria selezione del tono, che può variare dall’ironico all’epico, fino al cordiale. Non sto più fornendo una informazione, ma sto raccontando una storia. Attivo così attenzione su più livelli: direttamente sul pubblico, ma anche sui giornali e i media tradizionali, che potranno rimbalzare la campagna”. E magari il modo migliore per attirare questa attenzione è porre enfasi su un video efficace, che rappresenti il prodotto e soprattutto coinvolga emotivamente lo spettatore. 
La lezione è continuata con una carrellata di progetti e di piattaforme, dei quali sono stati analizzati punti di forza, caratteristiche, prospettive. Un approccio molto pratico dunque, ed è stato dagli esempi concreti che la dottoressa Ruggiero è arrivata a parlare dei vari tipi di crowdfunding. Oltre al reward crowdfunding, quello più diffuso e in cui le persone effettuano donazioni per vedere realizzato un prodotto (ed ottenere, appunto, delle rewards, delle ricompense), esistono altre tipologie di campagna, ognuna con le proprie specificità: “Il lending crowdfunding è una pratica meno diffusa qui da noi, ma molto attiva nei paesi orientali. Anche qui l’accento è sull’aspetto relazionale, perché si tratta di campagne per ottenere prestiti da privati. La morale è ‘dai alle persone un’opportunità di rilancio e avrai amici per tutta la vita’”. Mentre l’equity crowdfunding è una sorta di crowd investement, perché i donatori sono veri e propri investitori, ed entrano nella stessa struttura societaria. Solo che lo fanno con il massimo grado di pubblicità”.
Svariate le domande da parte degli studenti, molti dei quali sono intervenuti con il malcelato scopo di informarsi su come avviare la propria campagna di donazioni e di vedere finalmente realizzate le proprie idee o far partire la propria startup. “Molto probabilmente siamo tutti qui perché abbiamo avuto questa idea – dice Roberto, studente ventunenne del curriculum Magistrale in Economia Finanza e Mercati, del CdL in Economia e Commercio – Non siamo soltanto corsisti, siamo studenti che hanno visto l’avviso dell’evento e si sono interessati. La nostra speranza era acquisire gli strumenti tecnici per avviare una campagna”. Eduardo, suo collega di corso, vive a Caserta e forse dall’incontro si aspettava qualcosa di più: “A noi interessava più l’aspetto finanziario, quindi l’equity crowdfunding, e di questo si è parlato un po’ meno. Però l’accento posto sul marketing, e sul riconsiderare la community come un insieme di relazioni, è qualcosa che vale in tutti questi contesti e può essere applicato a qualunque campagna. Per cui, bene così”.
Uno degli aspetti che ha soddisfatto di più gli studenti intervenuti è stato lo sguardo internazionale sulla problematica. “Si è parlato anche della differenza tra il mercato americano e quello italiano – ci dice Francesco, anche lui 21 anni, ma iscritto ad Economia Aziendale per manager di impresa – La mia impressione è stata che il discorso emozionale sia ancora più importante qui in Italia, dove forse l’innovazione viene considerata di meno come valore. Per un’idea innovativa io sceglierei la piattaforma kickstarter, così avrei un pubblico più ampio e internazionale. E poi comincerei di sicuro con un video virale”.
Uno dei casi che più ha colpito i ragazzi è stato quello di Zack Brown, giovane statunitense che ha chiesto cento dollari per “sviluppare” la sua potato salad, un’insalata di patate. Così divertente ed ironico che alla fine di dollari gliene sono arrivati 55 mila. “Quel video lì andava a toccare dei punti che invogliavano l’ascoltatore ad agire – pensa Gennaro, studente capuano iscritto al primo anno di Magistrale, sempre ad Economia Aziendale per manager di impresa – Questa secondo me è la cosa più importante, un risultato che non tutti i video riuscivano ad ottenere. Bisogna che il video abbinato alla campagna arrivi ad emozionare il singolo donatore”. 
Una cosa è certa, se Zack Brown è riuscito a racimolare cifra con tre zeri per un’insalata di patate, allora tutto è possibile. Un episodio su cui questi studenti, una volta a casa, di sicuro rimugineranno parecchio.
Valerio Casanova
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