La nuova Medicina deve essere caratterizzata dalle quattro P: deve, cioè, essere predittiva, preventiva, partecipativa e personalizzata. Lo sosteneva Umberto Veronesi, uno dei nomi più illustri a puntare l’attenzione sull’importanza del rapporto medico-paziente. Ma ad insistere su questa necessità anche la dott.ssa Rosa Ruggiero la quale, il 3 dicembre, ha presentato presso la Mooks Mondadori di Piazza Vanvitelli il libro ‘Ascoltare il
malato, parlare al malato. Piccolo Vademecum per chi vuole diventare medico. Riflessioni per chi è medico da tempo’ (Kairos Editore). La dott.ssa Ruggiero, dirigente medico dell’ASL Na1 e titolare di una docenza sulla ‘Comunicazione medico- paziente’ nell’ambito del Master in Management Sanitario della Federico II, ha voluto, attraverso questo testo di 90 pagine, raccogliere e divulgare l’esperienza sviluppata durante l’ADE (Attività Didattica Elettiva) su ‘Il dialogo medico-paziente’ che ha svolto insieme alla prof.ssa Adriana Oliva, ordinario di
Biochimica, per gli studenti di Medicina della Seconda Università. “I ragazzi hanno seguito queste lezioni che si concentrano sul problema della sensibilizzazione al dialogo e che durano da qualche anno. Il corso consta di una prima parte in cui ci si sofferma sulla teoria della comunicazione e una seconda in cui si fanno delle simulazioni di
rapporto medico-paziente. Gli studenti desideravano degli appunti, e alla fine è venuto fuori questo libro”, spiega l’autrice. Il testo è, quindi, l’espressione di questo lavoro e raccoglie esempi, differenziazioni medico-malato in vari ambiti di cura, dall’ospedale all’ambulatorio, con l’anziano, la donna o il bambino. “C’è tutta una serie di esempi pratici a cui poter fare riferimento, tra i quali una storia vera di cui riporto la mia testimonianza. Anche se – tiene
a rimarcare – la comunicazione non può mai essere standard, perché bisogna di volta in volta adattarla al malato. Il medico, chi ‘è medico’, deve sapere che si trova davanti non ad una malattia, ma ad una persona, che vive la malattia in maniera soggettiva, diversa. Una notizia ad un malato oncologico, ad esempio, bisogna darla in maniera diversa a seconda della persona che si ha davanti. Il dovere del medico è guidare il paziente attraverso
la malattia e soprattutto dargli un percorso da condividere, in cui si senta supportato, capito, aiutato anche nell’affrontare la sue paure. Questa è la filosofia che sta alla base del libro e del nostro lavoro in aula”. Il malato deve sentirsi parte di un percorso di cui il medico sia la guida, abbattendo quei residui di medicina paternalistica dove il paziente doveva seguire le cure senza chiedere. “Ci sono studi nordeuropei e nordamericani che confermano che il paziente, se ben informato e contento della relazione che ha con il suo medico, aderisce meglio alle terapie, ai farmaci, non ripete esami inutili, non gira per avere altre diagnosi o approfondire il problema. Il comunicare non è solo un must etico, ma anche un must organizzativo, perché bisogna comprendere che spiegare bene le cose al malato è un’arma di governo clinico molto potente e utile per tutti”. Il libro è rivolto, quindi, non solo agli studenti di Medicina, ma anche a chi svolge la professione già da tempo: “Il libro fa riflettere su come formare i nuovi medici. Iniziative come quella della prof.ssa Oliva sono lodevoli, ma non hanno la strutturazione di un percorso. Alcuni ragazzi hanno seguito anche tre Ade di seguito, perché pensavano di poter avere ancora qualcosa da imparare”. La battaglia della dott. ssa Ruggiero, che a tal proposito ha scritto anche al Presidente della Repubblica, è quella di far partire da Napoli, “la città dell’accoglienza, dove è nato Giuseppe Moscati”, un
corso curriculare su questa disciplina: “un percorso strutturato sulla comunicazione medico-paziente. Ora questi corsi sono affidati alla sensibilità dei docenti, ma non basta. Se si riuscisse ad inserire un esame obbligatorio sulla materia fin dal primo anno, avremmo un domani dei medici migliori”. Interesse sull’argomento è stato dimostrato
anche dall’Ordine dei Medici, dove avrà luogo una ulteriore presentazione del volume, e dove Rosa Ruggiero ha organizzato un corso sul tema: “molto seguito anche da colleghi sessantenni, che hanno ritenuto utile ripensare a quello che si è vissuto e a come lo si è vissuto, alla professione che abbiamo vissuto anche sulla nostra pelle. C’è un cambiamento notevole oggi, dettato non solo dalla spinta etica, ma anche da quella della medicina difensiva, perché si parla più chiaramente col malato. Se si instaura un migliore rapporto, ci si cautela anche meglio: un paziente informato e non arrabbiato è una garanzia migliore della medicina difensiva o della semplice firma sotto il consenso informato. Molto spesso le persone denunciano i medici perché sono infuriate, perché non hanno capito, perché non sono state bene informate. Va considerato anche questo aspetto pratico, oltre a quello, importantissimo, etico e morale”.
malato, parlare al malato. Piccolo Vademecum per chi vuole diventare medico. Riflessioni per chi è medico da tempo’ (Kairos Editore). La dott.ssa Ruggiero, dirigente medico dell’ASL Na1 e titolare di una docenza sulla ‘Comunicazione medico- paziente’ nell’ambito del Master in Management Sanitario della Federico II, ha voluto, attraverso questo testo di 90 pagine, raccogliere e divulgare l’esperienza sviluppata durante l’ADE (Attività Didattica Elettiva) su ‘Il dialogo medico-paziente’ che ha svolto insieme alla prof.ssa Adriana Oliva, ordinario di
Biochimica, per gli studenti di Medicina della Seconda Università. “I ragazzi hanno seguito queste lezioni che si concentrano sul problema della sensibilizzazione al dialogo e che durano da qualche anno. Il corso consta di una prima parte in cui ci si sofferma sulla teoria della comunicazione e una seconda in cui si fanno delle simulazioni di
rapporto medico-paziente. Gli studenti desideravano degli appunti, e alla fine è venuto fuori questo libro”, spiega l’autrice. Il testo è, quindi, l’espressione di questo lavoro e raccoglie esempi, differenziazioni medico-malato in vari ambiti di cura, dall’ospedale all’ambulatorio, con l’anziano, la donna o il bambino. “C’è tutta una serie di esempi pratici a cui poter fare riferimento, tra i quali una storia vera di cui riporto la mia testimonianza. Anche se – tiene
a rimarcare – la comunicazione non può mai essere standard, perché bisogna di volta in volta adattarla al malato. Il medico, chi ‘è medico’, deve sapere che si trova davanti non ad una malattia, ma ad una persona, che vive la malattia in maniera soggettiva, diversa. Una notizia ad un malato oncologico, ad esempio, bisogna darla in maniera diversa a seconda della persona che si ha davanti. Il dovere del medico è guidare il paziente attraverso
la malattia e soprattutto dargli un percorso da condividere, in cui si senta supportato, capito, aiutato anche nell’affrontare la sue paure. Questa è la filosofia che sta alla base del libro e del nostro lavoro in aula”. Il malato deve sentirsi parte di un percorso di cui il medico sia la guida, abbattendo quei residui di medicina paternalistica dove il paziente doveva seguire le cure senza chiedere. “Ci sono studi nordeuropei e nordamericani che confermano che il paziente, se ben informato e contento della relazione che ha con il suo medico, aderisce meglio alle terapie, ai farmaci, non ripete esami inutili, non gira per avere altre diagnosi o approfondire il problema. Il comunicare non è solo un must etico, ma anche un must organizzativo, perché bisogna comprendere che spiegare bene le cose al malato è un’arma di governo clinico molto potente e utile per tutti”. Il libro è rivolto, quindi, non solo agli studenti di Medicina, ma anche a chi svolge la professione già da tempo: “Il libro fa riflettere su come formare i nuovi medici. Iniziative come quella della prof.ssa Oliva sono lodevoli, ma non hanno la strutturazione di un percorso. Alcuni ragazzi hanno seguito anche tre Ade di seguito, perché pensavano di poter avere ancora qualcosa da imparare”. La battaglia della dott. ssa Ruggiero, che a tal proposito ha scritto anche al Presidente della Repubblica, è quella di far partire da Napoli, “la città dell’accoglienza, dove è nato Giuseppe Moscati”, un
corso curriculare su questa disciplina: “un percorso strutturato sulla comunicazione medico-paziente. Ora questi corsi sono affidati alla sensibilità dei docenti, ma non basta. Se si riuscisse ad inserire un esame obbligatorio sulla materia fin dal primo anno, avremmo un domani dei medici migliori”. Interesse sull’argomento è stato dimostrato
anche dall’Ordine dei Medici, dove avrà luogo una ulteriore presentazione del volume, e dove Rosa Ruggiero ha organizzato un corso sul tema: “molto seguito anche da colleghi sessantenni, che hanno ritenuto utile ripensare a quello che si è vissuto e a come lo si è vissuto, alla professione che abbiamo vissuto anche sulla nostra pelle. C’è un cambiamento notevole oggi, dettato non solo dalla spinta etica, ma anche da quella della medicina difensiva, perché si parla più chiaramente col malato. Se si instaura un migliore rapporto, ci si cautela anche meglio: un paziente informato e non arrabbiato è una garanzia migliore della medicina difensiva o della semplice firma sotto il consenso informato. Molto spesso le persone denunciano i medici perché sono infuriate, perché non hanno capito, perché non sono state bene informate. Va considerato anche questo aspetto pratico, oltre a quello, importantissimo, etico e morale”.