Da tempo, le sedute del Consiglio di Facoltà ad Economia – non esclusa quella di fine marzo – ruotano intorno a due domande cruciali ed ancora inevase. Quale offerta didattica? Con quali modalità di accesso? Mantenere invariata l’offerta formativa senza numero programmato, nel lungo periodo, appare impossibile. Grazie al contributo di altre Facoltà, che metteranno a disposizione il proprio personale docente, si potrà andare avanti ancora per un anno, ma a partire dal 2012 i pensionamenti e la mancanza di decreti attuativi che regolarizzino concorsi e chiamate, causeranno un deficit di ben 40 docenti. A polarizzare ancora di più le posizioni, ci pensa la mozione del Dipartimento di Economia che, invece, una decisione l’ha presa ed ha chiesto di non introdurre il numero programmato senza avere prima operato significative riorganizzazioni della didattica, e la presidenza ha disegnato alcuni scenari possibili. Assicurata la permanenza in vita dei Corsi di Laurea in Economia e Commercio ed Economia Aziendale, restano da decidere le sorti delle lauree triennali in Economia delle Imprese Finanziarie, Scienze del Turismo e Statistica, per la quale esiste il progetto regionale interateneo, “una scommessa da cui partire”, come sottolinea la prof.ssa Simona Balbi nel Consiglio del 28 marzo. “Mi sembra di capire che abbiamo ancora un anno per verificare se i requisiti saranno ancora così stringenti e implementare un’offerta chiara”, interviene il prof. Giancarlo De Vivo, Presidente del Corso di Laurea in Economia e Commercio. “I nostri laureati trovano lavoro al Nord e all’estero, è meglio lasciarli qui disoccupati? Il numero programmato non mi sembra negativo. Rispetto all’università di massa, migliorerebbe anche la nostra immagine”, sostiene il prof. Stefano Ecchia, Presidente del Corso di Laurea in Economia delle Imprese Finanziarie. “Stiamo cercando di far sopravvivere delle competenze all’interno di una riorganizzazione necessaria ad evitare il numero programmato. I dati dell’OCSE dicono che in Italia il rapporto fra laureati ed il resto della popolazione è fra i più bassi. Stiamo cercando di dare delle opportunità anche ai vostri fratelli minori”, dice la prof.ssa Lilia Costabile, rivolta agli studenti di Scienze del Turismo che affollano preoccupati l’aula. Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento del prof. Giancarlo Guarino: “dobbiamo salvare le culture che abbiamo elaborato”. La prof.ssa Francesca Stroffolini prova, invece, a fare una proposta diversa: “programmare gli accessi non è la soluzione, perché non è detto che vengano selezionati i migliori. I ragazzi hanno tempi diversi e forse rimodulare i percorsi e stabilire delle propedeuticità stringenti per il passaggio all’anno successivo darebbe davvero delle possibilità ai volenterosi”. Si rivolge agli studenti anche il prof. Ermanno Bocchini: “cerchiamo di darvi una cultura del mercato, non un mercato della cultura”. Il prof. Riccardo Martina prova a tirare le conclusioni: “paghiamo le conseguenze di pessime programmazioni, che hanno fatto sì che troppi studenti gravino sulle nostre strutture. Facendo leva sugli errori del passato, stiamo cercando di definire l’università del futuro, ma forse più che un confronto serrato servono solidi argomenti”. “Non possiamo ignorare le richieste del territorio. Non possiamo essere bravi come gli altri, magari meglio degli altri, senza soldi”, conclude il prof. Sergio Stammati con un intervento che strappa gli applausi dell’aula.