Quando lo sport diventa metafora della vita, è in grado di trasmettere insegnamenti spendibili anche nel quotidiano, ad esempio all’università. Una testimonianza in tal senso viene da Roberto De Rosa, iscritto al terzo anno di Ingegneria Meccanica alla Federico II, da soli 3 anni judoka al CUS Napoli. Una tenacia comune a pochi, tanta voglia di fare e di non fermarsi mai: dal judo agli allenamenti saltuari in palestra, dal jogging al surf, dal rugby al ciclismo, da un lavoro part-time allo studio.
Fuori sede, Roberto vive a Fuorigrotta con altri studenti ma risiede a Scauri, dove torna nel weekend nella veste di cameriere per un noto pub di Formia, dove lavora da circa 3 anni. “Il lavoro – spiega – mi garantisce un guadagno mensile fisso che mi permette una certa stabilità economica, pagare le bollette, le tasse universitarie e la palestra”. Ed è proprio l’indipendenza la sua vera forza. Tanti impegni non lo distraggono, però, dall’università. “Ho scelto l’indirizzo di Meccanica – racconta – perché forma lo studente ad una ‘mente ingegneristica”. Partecipa attivamente alla vita di Facoltà: “Seguo i corsi sia in via Claudio che a Piazzale Tecchio. Spesso resto a studiare in Facoltà o al Pico in via Terracina perché mi piace vivere a pieno l’università, ritrovarmi con gli amici”.
In prossimità dell’esame, il judoka studia anche fino a notte fonda senza, tuttavia, rinunciare alla sua passione per lo sport. Semplicemente si organizza. Una mezza giornata libera è per lui un’occasione per prendere il treno e tornare a Scauri dove può dedicarsi al surf, d’estate come d’inverno quando le onde sono ancora più alte. Sulla tavola da surf – e sul tatami – occorre mantenere il proprio equilibrio; in assenza di controllo, infatti, l’onda e l’avversario possono facilmente sopraffare. Così si apprende a “gestire con intelligenza la propria istintività, modellarla a seconda dell’imprevisto”. Lo stress – sottolinea Roberto – “è una sensazione che non concepisco perché il nervosismo e l’ansia sopraggiungono quando ci si dedica a cose che non si vorrebbero fare”.
Se la vitalità lo caratterizza da sempre, ad aver contribuito ad arricchire la personalità di Roberto è stato senz’altro il judo. “Ho iniziato in modo disimpegnato, è stato un mio coinquilino a spronarmi ad iscrivermi ma l’impatto è stato sin dall’inizio molto positivo. Fino a poco tempo prima praticavo rugby a livelli agonistici sia a Scauri che a Napoli”. Una passione che ha inseguito da piccolo ma che ha interrotto perché molto impegnativa. “Alla prima lezione di judo – racconta – pensi di iniziare uno sport e invece ti insegnano a rispettare delle tecniche, delle regole come il saluto prima e dopo ogni combattimento, ad avere il totale controllo di te, della tua forza e del tuo avversario. Sono piccole cose che ti portano, nel tempo, ad acquisire una maggiore consapevolezza di te stesso ed a scoprire le potenzialità e la forza per affrontare qualsiasi cosa”. Nessun rammarico di non poter seguire il judo a livelli agonistici, perché il suo obiettivo non è la competizione ma continuare a scoprire e studiare a fondo la disciplina. In tale prospettiva, per Roberto il judo più che uno sport è una vera filosofia di vita perché “il combattimento sul tatami è una metafora di come usare la propria intelligenza nella vita quotidiana” dove l’avversario si presenta sotto svariate forme: da un docente in fase di esame ad un problema o un imprevisto spiacevole da affrontare. “Non colpendo con botte e percussioni – spiega il judoka “cintura blu” – il judo insegna a rispettare l’avversario che diventa il ‘veicolo’ per controllare te stesso in un momento di difficoltà. Infatti, pur esistendo delle tecniche categoriche da rispettare, il ka–ta, alla fine queste non sono altro che esercizi da mettere in pratica, nel momento del combattimento, in maniera duttile a seconda delle situazioni”. Come sul tatami, all’università “ti puoi allenare quanto vuoi e superare ogni sforzo, studiare tanto per un esame, ma puoi sempre incappare in un imprevisto da affrontare con intelligenza”. Il prossimo esame? “A fine settembre, Meccanica razionale”. La materia più bella finora incontrata: “Scienza delle costruzioni”. Il futuro: dopo la laurea ambirebbe ad inserirsi nel ramo della progettazione energetica.
Il judo e la socialità. Gli allenamenti bisettimanali rappresentano anche un momento di aggregazione. Il folto gruppo di atleti cusini è diventato una grande famiglia. “Ho subito stretto amicizia con tutti i ragazzi del judo, gran parte studenti come me”. Sono legami che vanno oltre le ore condivise in palestra perché “per qualsiasi problema ti sono sempre vicini”. I vantaggi di una struttura come il CUS? “Offre bellissimi e moderni spazi dove allenarsi ed un ambiente molto selezionato, dove incontrare persone di un certo spessore socio–culturale. E’ un ottimo contesto dove potersi rapportare in modo maturo sia ai propri coetanei che a persone più grandi”. Ottima, inoltre, la possibilità di praticare più sport contemporaneamente nello stesso complesso. Infatti, Roberto si allena anche nella sala attrezzi della palestra. L’unico neo, il prezzo: un po’ eccessivi, per Roberto, i 40 euro (tariffa riservata agli studenti) al mese per un corso bisettimanale.
Fiorella Di Napoli
Fuori sede, Roberto vive a Fuorigrotta con altri studenti ma risiede a Scauri, dove torna nel weekend nella veste di cameriere per un noto pub di Formia, dove lavora da circa 3 anni. “Il lavoro – spiega – mi garantisce un guadagno mensile fisso che mi permette una certa stabilità economica, pagare le bollette, le tasse universitarie e la palestra”. Ed è proprio l’indipendenza la sua vera forza. Tanti impegni non lo distraggono, però, dall’università. “Ho scelto l’indirizzo di Meccanica – racconta – perché forma lo studente ad una ‘mente ingegneristica”. Partecipa attivamente alla vita di Facoltà: “Seguo i corsi sia in via Claudio che a Piazzale Tecchio. Spesso resto a studiare in Facoltà o al Pico in via Terracina perché mi piace vivere a pieno l’università, ritrovarmi con gli amici”.
In prossimità dell’esame, il judoka studia anche fino a notte fonda senza, tuttavia, rinunciare alla sua passione per lo sport. Semplicemente si organizza. Una mezza giornata libera è per lui un’occasione per prendere il treno e tornare a Scauri dove può dedicarsi al surf, d’estate come d’inverno quando le onde sono ancora più alte. Sulla tavola da surf – e sul tatami – occorre mantenere il proprio equilibrio; in assenza di controllo, infatti, l’onda e l’avversario possono facilmente sopraffare. Così si apprende a “gestire con intelligenza la propria istintività, modellarla a seconda dell’imprevisto”. Lo stress – sottolinea Roberto – “è una sensazione che non concepisco perché il nervosismo e l’ansia sopraggiungono quando ci si dedica a cose che non si vorrebbero fare”.
Se la vitalità lo caratterizza da sempre, ad aver contribuito ad arricchire la personalità di Roberto è stato senz’altro il judo. “Ho iniziato in modo disimpegnato, è stato un mio coinquilino a spronarmi ad iscrivermi ma l’impatto è stato sin dall’inizio molto positivo. Fino a poco tempo prima praticavo rugby a livelli agonistici sia a Scauri che a Napoli”. Una passione che ha inseguito da piccolo ma che ha interrotto perché molto impegnativa. “Alla prima lezione di judo – racconta – pensi di iniziare uno sport e invece ti insegnano a rispettare delle tecniche, delle regole come il saluto prima e dopo ogni combattimento, ad avere il totale controllo di te, della tua forza e del tuo avversario. Sono piccole cose che ti portano, nel tempo, ad acquisire una maggiore consapevolezza di te stesso ed a scoprire le potenzialità e la forza per affrontare qualsiasi cosa”. Nessun rammarico di non poter seguire il judo a livelli agonistici, perché il suo obiettivo non è la competizione ma continuare a scoprire e studiare a fondo la disciplina. In tale prospettiva, per Roberto il judo più che uno sport è una vera filosofia di vita perché “il combattimento sul tatami è una metafora di come usare la propria intelligenza nella vita quotidiana” dove l’avversario si presenta sotto svariate forme: da un docente in fase di esame ad un problema o un imprevisto spiacevole da affrontare. “Non colpendo con botte e percussioni – spiega il judoka “cintura blu” – il judo insegna a rispettare l’avversario che diventa il ‘veicolo’ per controllare te stesso in un momento di difficoltà. Infatti, pur esistendo delle tecniche categoriche da rispettare, il ka–ta, alla fine queste non sono altro che esercizi da mettere in pratica, nel momento del combattimento, in maniera duttile a seconda delle situazioni”. Come sul tatami, all’università “ti puoi allenare quanto vuoi e superare ogni sforzo, studiare tanto per un esame, ma puoi sempre incappare in un imprevisto da affrontare con intelligenza”. Il prossimo esame? “A fine settembre, Meccanica razionale”. La materia più bella finora incontrata: “Scienza delle costruzioni”. Il futuro: dopo la laurea ambirebbe ad inserirsi nel ramo della progettazione energetica.
Il judo e la socialità. Gli allenamenti bisettimanali rappresentano anche un momento di aggregazione. Il folto gruppo di atleti cusini è diventato una grande famiglia. “Ho subito stretto amicizia con tutti i ragazzi del judo, gran parte studenti come me”. Sono legami che vanno oltre le ore condivise in palestra perché “per qualsiasi problema ti sono sempre vicini”. I vantaggi di una struttura come il CUS? “Offre bellissimi e moderni spazi dove allenarsi ed un ambiente molto selezionato, dove incontrare persone di un certo spessore socio–culturale. E’ un ottimo contesto dove potersi rapportare in modo maturo sia ai propri coetanei che a persone più grandi”. Ottima, inoltre, la possibilità di praticare più sport contemporaneamente nello stesso complesso. Infatti, Roberto si allena anche nella sala attrezzi della palestra. L’unico neo, il prezzo: un po’ eccessivi, per Roberto, i 40 euro (tariffa riservata agli studenti) al mese per un corso bisettimanale.
Fiorella Di Napoli