“Il Suor Orsola dispone di un corpo docente vivo, formato prima di tutto da ricercatori, che durante il lockdown si è messo a disposizione, in vista della ricostruzione di una nuova realtà post Covid-19, per trovare soluzioni adatte agli studenti ma anche all’intera società. Da qui è nata l’idea del Libro Bianco della ricerca”, afferma il Rettore dell’Ateneo Lucio d’Alessandro. Il libro, presentato pubblicamente l’11 giugno, il pdf è scaricabile per tutti sul sito dell’Ateneo, include “una ventina di progetti in diversi campi, come quelli giuridico, pedagogico, psicologico, sociologico e della comunicazione, ma anche del patrimonio culturale, le tecnologie digitali e Interaction Design”, spiega il Rettore. Dalla tutela dei diritti allo smart working, alla privacy, al legal design nell’area giuridica, alle nuove soluzioni pedagogiche riferite all’emergenza educativa per la pedagogia, all’evoluzione delle funzioni cognitive e agli effetti e ai rischi della pandemia sulle relazioni per la psicologia, alla raccolta di opinioni e comportamenti degli studenti per la comunicazione, a un’analisi interlinguistica delle nuove strategie discorsive connesse all’informazione e alla diffusione di credenze sulla pandemia per le scienze storico-letterarie e linguistiche, alla gestione più equilibrata dei flussi del turismo culturale, alla creazione di un’app per la gestione della vita universitaria nella fase due e allo studio delle tecnologie di interazione per il campo digitale. Per gli studenti la pandemia ha rappresentato un periodo molto delicato. Tanto che i professori Antonello Petrillo e Stefania Ferraro, con i loro colleghi delle Università di Salerno, Politecnico e Bicocca di Milano, hanno avviato la ricerca “SaNaMi” su un campione di 1.000 universitari per misurarne opinioni e comportamenti durante l’emergenza. Lo studio ha inteso esplorare le condizioni economiche delle famiglie di appartenenza (prima, durante e dopo la pandemia) e quelle di vita durante l’isolamento e la dotazione di “risorse” per affrontarlo (superficie e qualità dell’abitazione, dispositivi tecnologici posseduti etc.) ma anche le percezioni soggettive dell’isolamento e, in generale, del fenomeno pandemico nei suoi riflessi sanitari, economici, sociali e politici con le conseguenti aspettative per il futuro. “Gli studenti sono nativi digitali, tuttavia hanno sofferto enormemente questa situazione perché la vita universitaria è basata sull’incontro, è presenza, contatto e dialogo, crescita comune. Dunque, sono stati privati di qualcosa di molto importante, ma che nello stesso tempo li ha fatti riscoprire parte integrante di una comunità che, pur costretta alla distanza, aveva delle cose da dirsi, delle attività da portare avanti e che alla fi ne è riuscita nel suo intento”, racconta il Rettore. Realizzare per gli studenti progetti come il libro della ricerca vuol dire, quindi, mirare a “restringere la distanza e accompagnarli verso il nuovo futuro nella maniera più sicura e consapevole possibile, anche perché a settembre speriamo di ritornare tutti in Ateneo per rimetterci in gioco e superare anche questa sfida con gli strumenti giusti”.
Francesca Corato
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