Il Preside: “Non ho mai incontrato un veterinario ricco, ma felice sì”

“Se pensate di iscrivervi a Medicina Veterinaria per curare cani e gatti avete sbagliato Facoltà. Anche questi animali fanno parte dell’attività del veterinario, ma la vera mission è quella di controllare il management e la sanità degli animali che producono alimenti per l’uomo e, nel caso di cani e gatti, studiare le malattie che questi trasmettono”. E’ quanto afferma il Preside della Facoltà federiciana prof. Luigi Zicarelli, unica in Campania. Gli studenti, avverte il Preside: “sono in Facoltà tutti i giorni dalle 9 alle 17. Fin dal primo anno, alle ore di teoria se ne aggiungono 36 di pratica da svolgere presso l’ospedale veterinario del Frullone, aperto 24 ore su 24, dove affluiscono 7mila randagi l’anno tra cani e selvatici. In collaborazione con i veterinari dell’Asl, gli studenti assistono e aiutano nelle terapie, imparano a fare le iniezioni su animali vivi”. Non manca l’attività pratica in Facoltà, dove, invece, “effettuano autopsie sui cadaveri di animali morti, quali mucche e pecore”. Ad oggi, manca l’ospedale per i grossi animali. “Il progetto è pronto, è stata indetta la gara per cominciare i lavori, sempre al Frullone”. Per ovviare a questa mancanza, i laureandi, al secondo semestre del quinto anno, grazie alle convenzioni della Facoltà con Asl, macelli e aziende zootecniche, svolgono un tirocinio che li fa entrare a diretto contatto col mondo dei grandi animali. La recente legislazione europea prevede che i Corsi di Laurea in Medicina Veterinaria ricevano la certificazione EAEVE (European Association of Establishment for Veterinary Education) e, affinché ciò avvenga, gli studenti devono poter fare pratica presso un ospedale veterinario. “Ad aprile del prossimo anno avremo la visita della Commissione Europea, dunque il progetto del Policlinico animale del Frullone si concretizza da subito”. Per intraprendere questo tipo di studi “occorre tanto impegno, non bisogna perdere nemmeno una lezione e creare un rapporto diretto con i professori”. 
Gli sbocchi occupazionali. Al momento, il mercato risulta un po’ fermo. “Non ho mai incontrato un veterinario ricco – dice scherzando il Preside – ma felice sì, perché soddisfatto del proprio lavoro. Le opportunità non sono tante, ma non dimentichiamo l’ampio ventaglio di conoscenze che si acquisiscono durante il percorso di studi, spendibili in diversi campi: dalla pet terapy alla produzione e ispezione degli alimenti di origine animale fino alla gestione in aziende avicole o bufaline”. Negli ultimi dieci anni, la popolazione studentesca è costituita sempre più da donne che provengono dal centro cittadino, sono pochi coloro che si spostano dalla provincia. “Quella del veterinario è un’attività che si è urbanizzata molto e poi, a mio avviso, i cittadini sono più preparati ai test di selezione e ciò li agevola nella fase d’ingresso. I docenti si trovano a dover spiegare tutto, perché i ragazzi di alcune zone di Napoli non sanno neanche com’è fatta una stalla – dice il Preside – Vorrei nuovamente ricordare che uno dei compiti del veterinario è quello di soprassedere alla sanità. Dunque, un probabile impiego potrebbe essere in un macello pubblico. In tanti, invece, quando sanno di doversi recare al macello, per le ore di pratica, si rifiutano!”.
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