“Il tedesco può essere una carta vincente per il lavoro”

A tu per tu con la prof.ssa Sabine E. Koesters Gensini, docente da due anni  di Lingua Tedesca presso L’Orientale e di Linguistica generale a La Sapienza di Roma. Originaria di Sanderbusch, nella Frisia settentrionale, racconta l’amore per il nostro paese. “La passione per l’Italia è nata dalla mia prima laurea in Sonderpädagogik, un tipo di scienze pedagogiche in cui ci si occupa in particolare della formazione dei disabili e nell’ambito di questi studi avevo riscontrato in Italia un approccio verso la pedagogia dell’integrazione. Quindi ho studiato la teoria in Germania e poi sono venuta in Italia, grazie a una borsa di studio, per capire come potesse essere realizzato il progetto. In seguito, ho deciso di prendere una seconda laurea in Lingue e Letterature straniere”.
Le dritte della docente a chi ha scelto di studiare le lingue. Innanzitutto occorre nutrirsi di consapevolezza: “Imparare una lingua nell’arco di tre anni è una sfida semi-impossibile. Il nostro dovere è formare gli studenti in modo tale che possano lavorare con le lingue in maniera creativa e aprirsi ad altri campi di sapere, quello tecnico-specialistico per esempio. Un semplice corso di lingua non prepara a questo, quindi non basta che le lingue piacciano, ma bisogna avere l’idea di voler lavorare con le lingue in un certo ambito e svolgere un’attività intellettuale a 360 gradi”. Uno dei settori più promettenti è il campo della comunicazione. “I nostri studenti acquisiscono capacità metalinguistiche, dunque sono idonei a lavorare in tutti i luoghi in cui lo Stato e gli enti privati incontrano persone”. Dopo la Laurea Triennale, “non si deve pensare di aver completato la formazione accademica. Il Corso di Laurea Magistrale è molto importante se si vuole insegnare, tradurre, perfezionare la conoscenza della lingua. Un corso universitario non può veicolare tutti i contenuti ma ci sforziamo di insegnare i metodi per risolvere i problemi che si incontreranno in settori specifici”. In cosa consiste la capacità di ‘problem solving’? “Se lo studente, ad esempio, non conosce una parola, però la ri-conosce in base alle sue competenze fonetiche e ortografiche e la sa cercare nel dizionario, è in grado di arrivare alla traduzione giusta”. Le lingue si imparano anche sviluppando i propri interessi: “se mi interesso di moda, leggo i giornali di moda in tedesco, se mi piace la letteratura posso leggere le poesie con il testo originale a fronte, e così via”. L’ideale per perfezionare l’apprendimento di una lingua sarebbe un periodo di studio all’estero, “anche se in questo momento storico è un grande sacrificio per tante famiglie. Andrebbero perciò sfruttati gli strumenti della nuova comunicazione. È formidabile ascoltare musica e soprattutto vedere film, perché si può sentire la pronuncia con la velocità normale dell’eloquio in relazione all’immagine”. In merito alle mete da prediligere, “non credo si possa dire che studiare a Berlino sia meglio che altrove. Lo studente deve seguire le proprie attitudini: se mi piace la metropoli, vado a Berlino o ad Amburgo. Se apprezzo il classicismo, vado a Weimar o a Jena. Se voglio essere più vicina all’Italia, anche come modi di fare e stili di vita, vado in Baviera. Se invece non mi spaventano il freddo e la pioggia – si fa per dire – allora vado al nord”. Durante il periodo di studio sul campo, “anche trovare lavoretti in Germania non sarebbe male, poiché il contatto regolare con la varietà linguistica in qualsiasi forma è fondamentale e una piccola entrata darebbe la possibilità di non gravare troppo sulle tasche della famiglia”. 
L’apprendimento del tedesco
L’idea dell’Università italiana è “andare dai segmenti minimi verso segmenti maggiori: al primo anno, si insegnano la fonetica, la fonologia e la morfologia. Al secondo, il lessico e la sintassi. Al terzo, la sociolinguistica o la linguistica testuale, dipende un po’ dai docenti. Il carattere è solitamente modulare e si sostiene una prova per ogni modulo”. Il tedesco non è una lingua particolarmente complicata. “In fonetica, per cominciare, ci sono pochi suoni che all’inizio possono creare qualche problema. L’ortografia non è trasparente come quella italiana, ma certamente è più facile di quella inglese, per fare solo un esempio. Bisogna abituarsi alla scrittura in minuscole e maiuscole, ma non credo sia questo lo scoglio. La grammatica è piuttosto ricca di flessione. Va detto, però, che, anche se si sbaglia il genere grammaticale di una parola, l’enunciato risulta lo stesso comprensibile nella maggior parte dei casi. Non bisogna dunque arrestarsi di fronte agli inevitabili errori. Nella sintassi, poi, c’è un ordine della frase diverso rispetto all’italiano, però anche in questo caso non si rischia la non comunicazione in caso di errori. Intendiamoci, l’apprendimento della grammatica e della sintassi standard del tedesco è imprescindibile in un percorso universitario ma questo è ben noto a tutti gli studenti. Il lessico, invece, che, a differenza di lingue come inglese o francese, in tedesco è poco prevedibile, va studiato con grandissima attenzione, più di quello che vedo fare agli studenti che ho conosciuto in questi anni. Bisogna leggere e ascoltare tanto, fare esercizi specifici e crearsi degli schedari personali in cui annotare anche le diverse accezioni delle parole più usate in tedesco. L’acquisizione del vocabolario è molto faticosa e non finisce praticamente mai e mi sembra che l’importanza di questo sforzo enorme, ma assolutamente inevitabile, non sia sempre chiara agli studenti”. Con quale lingua è vantaggioso abbinare il tedesco? “Associare il tedesco con l’arabo o il russo non sarebbe una cattiva idea, ma bisogna valutare le proprie possibilità”. Per l’apprendimento delle lingue non deve essere sottovalutata l’importanza della competenza nella propria madrelingua. “È preferibile evitare due lingue molto ricche di flessione, se non si possiede una buona base nella grammatica italiana. Se le basi mancano, bisogna reagire e non esitare a studiare anche la grammatica italiana, non smettere mai di leggere per allenarsi a sviluppare una certa sensibilità verso i fatti linguistici anche in chiave contrastiva. Spesso le lingue non coincidono, non sono etichette. Dietro ogni idioma c’è la cultura, un modo di vedere proprio. Non dico di ‘pensare in’ tedesco, ma almeno di provare a ‘pensare come’ i tedeschi”. 
“Non si impara una lingua senza esercitarsi”
Dopo il Modulo di Lingu(istic)a Tedesca, “agli studenti frequentanti viene offerto di fare una prova di fine modulo sulla parte del programma svolto durante le lezioni. Per quanto riguarda invece le esercitazioni di lingua che si svolgono in entrambi i semestri, tutti gli studenti sostengono un esame scritto alla fine dell’anno, che consiste in tre parti: verifica della grammatica, comprensione del testo e composizione. Al momento stiamo cercando anche di modificare tutte le prove scritte per avvicinare la modalità di verifica alla realtà linguistica vera”. Le difficoltà incontrate dagli studenti agli esami e nelle ore di esercitazione delle abilità linguistiche “sono comprensibili, però noi dobbiamo portare gli studenti a un certo livello alla fine dei tre anni di studio”. Spesso, l’impegno degli studenti “non è sufficiente. Il problema maggiore è che non frequentano abbastanza le 

esercitazioni di lingua e tendono a studiare solo in vista dell’esame finale”. In genere, “gli studenti riescono molto meglio nella parte grammaticale, ma spesso non sono in grado di applicare quello che sanno teoricamente nella composizione, che è fondamentale per imparare l’uso reale di una lingua”. Inoltre, gli argomenti su cui si basa la composizione sono trattati nei corsi tenuti dai collaboratori linguistici. “Non si impara una lingua al di fuori dalle esercitazioni di lingua. Inizialmente i ragazzi frequentano, poi si rendono conto che le ore di frequenza sono tante per le lingue, allora pensano di poter tagliare un po’ qua e un po’ là. Una soluzione sarebbe formare gruppi di studio, scambiarsi gli appunti, trovare altre strategie”. Non va sottovalutata l’importanza delle esercitazioni neanche per la terza parte dell’esame, ossia il colloquio orale di Lingua, che si svolge una volta superato lo scritto e mira ad accertare la competenza nelle abilità del parlare e del comprendere, discutendo dei contenuti trattati durante le ore dei lettorati. Questi, dunque, non vanno presi alla leggera, “altrimenti si rischia di avere una formazione mediocre e bloccarsi dopo. Molti studenti, infatti, si bloccano al secondo anno e intanto frequentano il terzo. Bisogna, invece, insistere. Sono consapevole del fatto che i tassi di bocciatura sono abbastanza alti. Confrontando i compiti con gli studenti, però, anche loro riconoscono che non hanno acquisito certe abilità. Meglio andare per gradi”. L’unica chiave è l’esercizio. “Nessun docente è contento quando vede che ha un numero alto di non ammessi, intanto perché lo deve riesaminare e poi perché siamo tutti consapevoli che il successo del nostro insegnamento è correlato ai voti positivi. Se alla fine del corso le ore di esercitazioni linguistiche sono frequentate da appena 15 studenti sugli oltre 100 attesi, è chiaro che tutti coloro che non hanno seguito con regolarità avranno difficoltà al momento dell’esame”. 
600 matricole
al primo anno
Le lezioni sono frontali. “Faccio il mio caso. Al primo anno ho avuto circa 200 studenti frequentanti. I Corsi di Tedesco sono distribuiti su tre canali e quest’anno abbiamo avuto, nell’insieme, più di 600 matricole. Cerco sempre di coinvolgere gli studenti e farli partecipare, li incoraggio a fare domande, assegno compiti e cerco di sentirli tra i banchi. Consiglio sempre di studiare in maniera parallela rispetto agli argomenti trattati nelle lezioni, ma non tutti lo fanno”. Il numero di iscritti a Tedesco si è triplicato rispetto agli anni passati. “Da un lato siamo molto contenti ma dall’altro è una sfida anche per noi confrontarci con grandi numeri”. Il motivo dell’interesse per la lingua: “l’attesa di vivere meglio e crearsi un futuro umano e professionale, perché la Germania ha un ruolo economico importante all’interno dell’Europa e il tedesco può essere una carta vincente per il lavoro”. 
Le attività accademiche in cui è impegnata la docente: “Attualmente sto lavorando sul Fondo Calvino: un progetto sulle lingue in cui lo scrittore è stato tradotto nel mondo. Un altro progetto è legato al nazionalsocialismo”. La docente ha già pubblicato nel 2008 un libro, ‘Parole sotto la svastica’, sull’insegnamento del tedesco durante il Terzo Reich. “Ora sto lavorando sul cosiddetto Israel Korpus: un corpus parlato da ebrei di origine tedesca e austriaca che hanno lasciato la Germania a causa del nazionalsocialismo e sono andati a vivere in Palestina, oggi Israele, mantenendo però la loro lingua”. Tra gli interessi scientifici, “gli studi sul lessico, la fraseologia, la linguistica educativa. Tuttavia, la gratificazione maggiore è la didattica: pensare di aver contribuito al futuro degli studenti e aver dato loro qualcosa che ricordano con affetto, è ciò che mi piace di più dell’insegnamento”.
Sabrina Sabatino
 
La proposta degli studenti: una media tra le prove
Lingua Tedesca II, lo scritto
è di un livello elevato di difficoltà
44 studenti promossi su 149 esaminandi. È il risultato complessivo dell’esame scritto di Lingua Tedesca II, che si è tenuto il giorno 21 gennaio. “Se uniamo entrambi i gruppi che hanno sostenuto la prova, si contano più di 100 bocciature. E non possiamo credere che nessuno di questi studenti non abbia affatto studiato. Il suicidio di massa capita puntualmente a ogni sessione, poiché il numero di non ammessi è sempre molto alto. Non possiamo far altro che lamentarci”, dice Fabiana, studentessa di Lingue, Letterature e Culture dell’Europa e delle Americhe che ha già tentato due volte il test. “Onestamente, credo che la ragione di questo insuccesso sia da attribuire, da un lato, a noi studenti. Ormai, siamo quasi sempre gli stessi a essere rimandati. Dall’altro lato, la seconda annualità prevede un livello di difficoltà altrettanto discutibile. Inoltre, il metodo di correzione applicato esige il superamento di ogni esercizio con il 18 pieno. Credo che quest’ultimo sia lo scoglio maggiormente problematico”, continua la collega Francesca. “Quali sono i problemi più comuni? In linea di massima, mi sento di affermare che la grammatica di per sé non sia il vero ostacolo. A mio parere, sarebbe opportuno fare una media tra le prove previste dall’esame, se in una di esse non si raggiunge la soglia limite. La prova si divide in tre parti: l’applicazione delle regole grammaticali in tipologie di esercizi che cambiano ogni volta; la comprensione di un brano e le relative domande; infine, la produzione di un testo. Ecco, la maggior parte di noi non sa praticamente scrivere in tedesco o meglio non sa tradurre nelle strutture del tedesco le frasi che pensa in italiano”, chiarisce nuovamente Fabiana. “Non si può pretendere da uno studente al secondo anno che non si possa commettere qui e là qualche errore di grammatica, se gli stessi parlanti nativi sono i primi a farli nello scritto. Nessuno deciderebbe di studiare tedesco se lo conoscesse al punto tale da non avere alcun tipo di incertezza. Chiaramente, le prove sono corrette dai lettori, che in quanto madrelingua sono rigorosi al 100%”, afferma Annalisa di Mediazione Linguistica e Culturale.
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