Increduli gli studenti

Dagli studenti di Lettere a quelli di Giurisprudenza, di Lingue, di Scienze Politiche, che vanno a Lettere per studiare in santa pace, si leva un solo coro: “non ci crediamo!”. La notizia della fine dei lavori è accolta con scetticismo. Siamo nelle aule studio sotterranee della scala C, aule che in realtà non sono state concepite come spazi per studiare ma che ormai vengono occupate per quello, visto che altri posti per farlo non ce ne sono. “Per la toponomastica degli studenti sono le cosiddette catacombe”, dice Benedetta, studentessa di Scienze Politiche all’Orientale, che cerca di trovare concentrazione a Lettere. Con il rumore dei martelli in sottofondo però non è che ci si concentri poi tanto. I lavori sono finiti, contenta? “Finiti? Siamo sicuri? In questa zona, che è quella frequentata da chi cerca di studiare, non è stato toccato niente. Fa freddo, non ci sono i riscaldamenti d’inverno, non c’è l’aria condizionata d’estate. Le aree studio sono state del tutto trascurate”. Facciamo la stessa domanda a Maria, laureanda in Lingue. “Questo è un cantiere da quando ci ho messo piede – dice- Se i lavori sono finiti lo sono solo temporaneamente, dopo un po’ salterà fuori qualche altra cosa da fare”. Appena Maria termina questa frase si sente il rumore di un trapano. “Visto?”, dice la studentessa con aria rassegnata. Passiamo a due studentesse del vecchio ordinamento, Silvia e Patrizia, entrambe iscritte a Lettere. “La cosa più fastidiosa in questi anni è stata il frastuono”, dicono, “cambiare scala per un po’ non è poi un grande dramma”. Patrizia aggiunge: “magari a noi di Lettere cercano di abituarci fin dall’inizio ad un senso di precarietà diffuso per farci pesare meno il nostro domani ‘non’ lavorativo! E’ una questione di forma mentis, e così non ci facciamo più caso se studiamo in un sottoscala, se aspettiamo di fare gli esami seduti per terra e così via…”. “E’ l’arte di arrangiarsi!”, esclama Silvia. A quanto pare in questi tre anni ci si è dovuti arrangiare parecchio, ma era indispensabile. Antonio Adamo, studente di Filosofia e consigliere di facoltà uscente, ammette che gli interventi realizzati erano assolutamente necessari. “I lavori si dovevano fare. Alla fine siamo riusciti in questa lunga convivenza. Ora non resta che attendere la ridistribuzione degli spazi promessa dal Preside”. Dulcis in fundo, il commento più indulgente, un pizzico romantico. Parla una studentessa fuori sede originaria di Salerno, Loredana. Ammette di non seguire i corsi assiduamente e di non aver risentito più di tanto dei disagi sofferti da coloro che frequentano la facoltà tutti i giorni o quasi. Solo una cosa per lei è certa: “Lettere è tornata ad essere bella”. “Ripulita in questo modo la facoltà è molto più bella – dice- e con i lampioni nuovi la si può ammirare anche la sera”.
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