Indagini sul campo, film e racconti proiettivi: le attività di Sociologia generale e del lavoro

Cineforum, vicinanza al tema immigrazione e racconti proiettivi per gli studenti di Scienze dell’Amministrazione e dell’Organizzazione. Il variegato corso in questione è ‘Sociologia generale e dei processi economici e del lavoro’ diviso in due moduli tenuti dai docenti Michelangelo Pascali e Valentina Grassi. “I 12 crediti di cui è composto presentano un aspetto teorico, con manuali di radice filosofica, ed uno pratico, di analisi della realtà”, introduce il prof. Pascali. Il docente è molto giovane anche se insegna da 9 anni: “ho avuto un incarico alla Federico II, dove mi sono laureato in Giurisprudenza con una tesi in Criminologia. Sulla stessa materia ho tenuto un corso alla Parthenope, prima di dedicarmi alla Sociologia dei processi”. Ha deciso di far confrontare gli studenti con un’esperienza di rilevazione pratica: “dovranno compilare un questionario da somministrare ad un immigrato, che chiede: dati personali dell’intervistato, tipo di alloggio, numero di figli, media mensile delle entrate nel suo nucleo familiare, condizione professionale, programmi televisivi più visti, livello d’interesse per le problematiche del nostro Paese”. Gli immigrati sono uno dei tanti punti di osservazione della nostra società: “dopo la strage di Lampedusa abbiamo avuto posizioni di accoglienza o rifiuto da parte degli italiani. Il questionario mira a rilevare l’indice d’integrazione dei soggetti ed è un invito ad avvicinarli a realtà diverse dalla loro. Un consiglio, più che un obbligo”. Gli studenti, incerti sulle modalità di somministrazione del questionario, sono stati guidati dalla prof.ssa Grassi: “i corsisti hanno imparato tecniche particolari nel sottoporre domande al fine di un’indagine quantitativa”. Alcune questioni sono orientate al ricordo della terra d’origine e interessano i migranti che lasciano il proprio Paese per condizioni di povertà, politiche sfavorevoli o guerra. Il tipo di domande poste richiede capacità relazionali: “dato che ci sono anche domande su dati sensibili”.
Il corso offre anche uno sguardo dettagliato sulle diverse forme di precariato presenti nel nostro Paese. La capacità di recepire la materia deriva dal bagaglio culturale dello studente: “che purtroppo risulta un po’ carente dato che la formazione scolastica lascia molto a desiderare”, afferma il prof. Pascali. Il corso terminerà in questo mese, gli esami seguiranno subito dopo. “L’esame non è difficile da preparare, basterebbe una mezz’oretta alla fine di ogni lezione per riordinare le idee e due-tre settimane di studio per organizzare il discorso. È comunque necessario seguire, anche se non obbligatorio. I corsisti sono quasi sempre i più preparati”, continua il docente. Il voto è importante, ma non troppo: “credo che il criterio di votazione applicato allo studente sia suscettibile di variazioni, non lo possiamo immaginare precisissimo. Il voto è indicativo di un metodo di studio, sacrificio e superamento della tensione da esame in quel momento”. Comprensivo, ma esigente, il docente coinvolge i suoi 30 allievi in diverse attività didattiche collaterali: “Ho intenzione di organizzare un cineforum pomeridiano sul tema costruzione/costrizioni della realtà”. Ha pensato a film poco conosciuti o per nulla distribuiti nel nostro Paese: “per fornire attraverso il cinema uno strumento conoscitivo delle società minori e dei loro meccanismi costitutivi, in modo che possano apprendere con piacere”. I titoli scelti: Kinetta di Giorgos Lanthimos, Stellet Licht di Carlos Reygadas, Ovsyanki di Aleksey Fedorchenko, Immacolata e Concetta di Salvatore Piscicelli, Oasis di Lee Chang-dong: “spero di aggiungerne altri proposti dai ragazzi”, conclude. 
Con la prof.ssa Grassi gli studenti affrontano altre prove pratiche che consistono nell’analisi dell’immagine a livello denotativo e connotativo e nel racconto proiettivo: “dopo aver riflettuto insieme su cosa rappresenta una figura, ne indaghiamo l’area relativa all’emotività, come ad esempio la locandina del film Tohr, dove è raffigurato un eroe biondo, immagine pubblicitaria che rimanda alla mitologia, alla storia e alla cristianità”, spiega la docente. Il racconto proiettivo è invece basato sulla visione del futuro attraverso aree tematiche come ad esempio famiglia e lavoro: “le ragazze vedono la loro futura famiglia come quella del Mulino Bianco, mentre il lavoro è visto da uomini e donne come ruolo dirigenziale, sempre in opposizione alla famiglia. L’immaginario esterofilo c’è, ma è bilanciato da un forte attaccamento alla propria città”.
Allegra Taglialatela
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