“Il Corso di Laurea in Ingegneria Elettrica è un unicum in Campania. Spesso questo non è recepito correttamente dagli studenti e, soprattutto, non è recepito il forte contenuto innovativo che il Corso detiene”, afferma il prof.
Guglielmo Rubinacci, docente di Elettrotecnica, eletto alla guida del Corso. Necessario, quindi, insistere sull’orientamento nelle sue tre fasi, dall’ingresso al post laurea. “La nostra posizione nel configurare un corso è quello di garantire un risultato formativo di fascia alta per consentire un inserimento nel mondo del lavoro in posizioni elevate”, afferma il docente. Le percentuali di inserimento vanno già in questa direzione, se si pensa che oltre il 90% dei laureati trova impiego soddisfacente nell’arco dei tre anni dal conseguimento del titolo. Nell’intento del docente va, però, ancora potenziato questo aspetto “perché i ragazzi devono vedere in chi li ha formati una
guida, un indirizzo, qualcuno che dopo la laurea non li saluti ma sia ancora un punto di riferimento. L’università deve fornire un supporto per eseguire nel modo giusto tutti i passaggi”. Lo stretto rapporto col territorio è un’importante carta da giocare, considerata la spendibilità di questo tipo di laurea in ambito locale: “gli ingegneri elettrici hanno grandi potenzialità per dare un contributo significativo allo sviluppo dell’economia locale, guidando processi di innovazione tecnologica in campi vitali per l’industria ed i servizi. Solo a titolo esemplificativo, mi limito a citare le smart grid, in cui convergono le caratteristiche di una rete di distribuzione elettrica e di una rete d’informazione, per gestire in modo efficiente la complessità di interconnessioni multiple con crescenti ‘dosi di intelligenza’. Questo esempio, solo per far capire che la professionalità dell’ingegnere elettrico trova riscontro non solo in grandi realtà industriali, spesso delocalizzate o concentrate in poli di grossa potenza economica e tecnologica, come avviene in altri campi dell’ingegneria, ma ha un grande valore aggiunto da spendere per consentire al nostro Paese di reggere la sfida sempre più competitiva della modernità. Ciò non significa voler connotare la preparazione di ‘provincialità’, poiché la sfida è comunque globale ed un impegno sul territorio può
avere successo solo se collegato in modo stabile ai più affermati contesti internazionali”. Sulla novità del nuovo canale a San Giovanni a Teduccio: “Si tratta di un’opportunità meravigliosa per poter dare una configurazione moderna alla nostra offerta. Si tratta di una struttura di pregio, molto ben collegata e che ha molte potenzialità,
considerata l’area di potenziale sviluppo racchiusa a Napoli est”. Un problema del quale occuparsi: gli abbandoni dopo i primi anni di corso. “Abbiamo circa 70 immatricolati al primo anno della Triennale. La percentuale di crediti formativi conseguiti al primo anno è del 52%, comunque superiore alla media del DIETI (Dipartimento di Ingegneria
Elettrica e Tecnologie dell’Informazione, n.d.r), pari al 43%, con, inoltre, un 28% di studenti inattivi. I laureati entro 4 anni e 9 mesi sono il 25% rispetto ad una media del Dieti del 20%. Il 38% abbandona gli studi dopo 4 anni, rispetto ad una media DIETI del 52%. È questo il dato decisamente sconfortante”. Quindi occorre continuare a monitorare il fenomeno “per impostare più efficienti strategie di recupero”. Un invito agli studenti alla partecipazione attiva affinché si rilevino eventuali criticità. Il primo strumento di monitoraggio “è rappresentato dai questionari della valutazione della didattica. Purtroppo, la nuova modalità on line non ha ancora avuto esito positivo. Speriamo che i ragazzi colgano responsabilmente questa occasione”.
Guglielmo Rubinacci, docente di Elettrotecnica, eletto alla guida del Corso. Necessario, quindi, insistere sull’orientamento nelle sue tre fasi, dall’ingresso al post laurea. “La nostra posizione nel configurare un corso è quello di garantire un risultato formativo di fascia alta per consentire un inserimento nel mondo del lavoro in posizioni elevate”, afferma il docente. Le percentuali di inserimento vanno già in questa direzione, se si pensa che oltre il 90% dei laureati trova impiego soddisfacente nell’arco dei tre anni dal conseguimento del titolo. Nell’intento del docente va, però, ancora potenziato questo aspetto “perché i ragazzi devono vedere in chi li ha formati una
guida, un indirizzo, qualcuno che dopo la laurea non li saluti ma sia ancora un punto di riferimento. L’università deve fornire un supporto per eseguire nel modo giusto tutti i passaggi”. Lo stretto rapporto col territorio è un’importante carta da giocare, considerata la spendibilità di questo tipo di laurea in ambito locale: “gli ingegneri elettrici hanno grandi potenzialità per dare un contributo significativo allo sviluppo dell’economia locale, guidando processi di innovazione tecnologica in campi vitali per l’industria ed i servizi. Solo a titolo esemplificativo, mi limito a citare le smart grid, in cui convergono le caratteristiche di una rete di distribuzione elettrica e di una rete d’informazione, per gestire in modo efficiente la complessità di interconnessioni multiple con crescenti ‘dosi di intelligenza’. Questo esempio, solo per far capire che la professionalità dell’ingegnere elettrico trova riscontro non solo in grandi realtà industriali, spesso delocalizzate o concentrate in poli di grossa potenza economica e tecnologica, come avviene in altri campi dell’ingegneria, ma ha un grande valore aggiunto da spendere per consentire al nostro Paese di reggere la sfida sempre più competitiva della modernità. Ciò non significa voler connotare la preparazione di ‘provincialità’, poiché la sfida è comunque globale ed un impegno sul territorio può
avere successo solo se collegato in modo stabile ai più affermati contesti internazionali”. Sulla novità del nuovo canale a San Giovanni a Teduccio: “Si tratta di un’opportunità meravigliosa per poter dare una configurazione moderna alla nostra offerta. Si tratta di una struttura di pregio, molto ben collegata e che ha molte potenzialità,
considerata l’area di potenziale sviluppo racchiusa a Napoli est”. Un problema del quale occuparsi: gli abbandoni dopo i primi anni di corso. “Abbiamo circa 70 immatricolati al primo anno della Triennale. La percentuale di crediti formativi conseguiti al primo anno è del 52%, comunque superiore alla media del DIETI (Dipartimento di Ingegneria
Elettrica e Tecnologie dell’Informazione, n.d.r), pari al 43%, con, inoltre, un 28% di studenti inattivi. I laureati entro 4 anni e 9 mesi sono il 25% rispetto ad una media del Dieti del 20%. Il 38% abbandona gli studi dopo 4 anni, rispetto ad una media DIETI del 52%. È questo il dato decisamente sconfortante”. Quindi occorre continuare a monitorare il fenomeno “per impostare più efficienti strategie di recupero”. Un invito agli studenti alla partecipazione attiva affinché si rilevino eventuali criticità. Il primo strumento di monitoraggio “è rappresentato dai questionari della valutazione della didattica. Purtroppo, la nuova modalità on line non ha ancora avuto esito positivo. Speriamo che i ragazzi colgano responsabilmente questa occasione”.