Due settimane in Cina, a Chengdu, ospiti di un campus della Sichuan University. È l’esperienza che hanno vissuto la scorsa estate, nella prima metà di luglio, 12 allievi del Corso di Studi in Ingegneria per l’Ambiente e Territorio e il professore Carlo Gualtieri, docente di Idraulica ambientale. Hanno partecipato allo University Immersion Program, un programma di mobilità internazionale promosso dall’Ateneo cinese da alcuni anni, durante i quali le aule della Sichuan University hanno ospitato ragazze e ragazzi da tutto il mondo. Vitto, alloggio e spese di trasferimento all’interno della Cina sono state garantite dalla struttura ospitante. “È stata – racconta Carmine Sessa, un ragazzo che vive a Siano, in provincia di Salerno, e frequenta attualmente la laurea di secondo livello in Ingegneria – una esperienza tanto interessante quanto faticosa. La Cina, rispetto all’Europa, è davvero un altro mondo”. Carmine ha alloggiato, insieme agli altri italiani, all’interno di uno dei tre campus dell’Ateneo. “Una struttura molto bella – riferisce – con attrezzature sportive, spazi, aule molto funzionali, biblioteche e laboratori”. Le lezioni si svolgevano in inglese. Assistevano ragazzi cinesi ed ospiti dal resto del mondo. Durante i corsi non sono mancate sorprese
e curiosità. “Avevo notato sin dal primo giorno – racconta Carmine – che alcuni studenti cinesi si erano letteralmente addormentati. Dormivano mentre il professore spiegava. Nei giorni seguenti ho interrogato alcuni coetanei del posto. Mi hanno spiegato che è normale, che è tollerato dai professori, anche perché ci sono studenti che lavorano o che si svegliano in orari improponibili per raggiungere l’università. Insomma, si dà per scontato che possa arrivare un momento di stanchezza e che ci si appisoli a lezione. Non è permesso, invece, rivolgere domande al docente durante la lezione. La considerano una intollerabile mancanza di rispetto. Se uno studente non ha ben capito qualcosa deve necessariamente attendere che la lezione si concluda per avvicinare il professore”. Chengdu è una megalopoli da 12 milioni di abitanti nel sud-ovest della Cina, che si è sviluppata ai piedi del Tibet. “Ci sono – prosegue lo studente – problemi di inquinamento davvero spaventosi. Il sole è letteralmente oscurato da una perenne cappa di smog. Nel corso delle due settimane del soggiorno cinese, l’ho visto solo per mezza giornata. Sarà forse per questo che è consentito fumare nei luoghi chiusi. A Chengdu fa meno male il fumo di sigaretta inalato passivamente che passeggiare all’aperto”. Una situazione, quella dello smog perenne, che, unita al clima caldo umido estivo, con punte vicine ai 40 gradi, ha richiesto notevolissime doti di adattamento: “Non è stato facile
ed infatti nei primi giorni, complice il cibo piccantissimo e speziatissimo e l’acqua molto povera di sali minerali, eravamo tutti piuttosto spossati”. Nel corso del soggiorno alla Sichuan University, ogni ospite italiano è stato seguito da un coetaneo cinese, che gli ha fatto da guida sia nell’ambito universitario, sia durante le escursioni e le visite sul territorio. “Abbiamo conosciuto un sito per la riproduzione del panda, che è una delle attrattive di quel territorio. Abbiamo avuto inoltre l’opportunità di visitare alcune aree archeologiche”. Il prof. Gualtieri, il docente che ha accompagnato le ragazze ed i ragazzi italiani, in Cina ha tenuto un corso di 12 ore di Idraulica ambientale. “Avevo oltre 200 studenti cinesi – racconta – ed ho trovato grande attenzione da parte loro. Il corso era al livello di Laurea Triennale. Alla fine ho somministrato un test con quesiti a risposta multipla, perché la frequenza alle mie lezioni comportava il riconoscimento di crediti formativi, qualora si fosse superata la prova finale. La totalità degli allievi del corso ha superato il test. Per me è stata una bella soddisfazione”. Il professore ha tenuto anche un seminario per i suoi colleghi cinesi, relativo al progetto di una diga in Brasile al quale ha lavorato negli anni scorsi. “Nel complesso – conclude – il bilancio dell’esperienza è stato estremamente positivo. Conto di ripeterla il prossimo anno”.
Fabrizio Geremicca
e curiosità. “Avevo notato sin dal primo giorno – racconta Carmine – che alcuni studenti cinesi si erano letteralmente addormentati. Dormivano mentre il professore spiegava. Nei giorni seguenti ho interrogato alcuni coetanei del posto. Mi hanno spiegato che è normale, che è tollerato dai professori, anche perché ci sono studenti che lavorano o che si svegliano in orari improponibili per raggiungere l’università. Insomma, si dà per scontato che possa arrivare un momento di stanchezza e che ci si appisoli a lezione. Non è permesso, invece, rivolgere domande al docente durante la lezione. La considerano una intollerabile mancanza di rispetto. Se uno studente non ha ben capito qualcosa deve necessariamente attendere che la lezione si concluda per avvicinare il professore”. Chengdu è una megalopoli da 12 milioni di abitanti nel sud-ovest della Cina, che si è sviluppata ai piedi del Tibet. “Ci sono – prosegue lo studente – problemi di inquinamento davvero spaventosi. Il sole è letteralmente oscurato da una perenne cappa di smog. Nel corso delle due settimane del soggiorno cinese, l’ho visto solo per mezza giornata. Sarà forse per questo che è consentito fumare nei luoghi chiusi. A Chengdu fa meno male il fumo di sigaretta inalato passivamente che passeggiare all’aperto”. Una situazione, quella dello smog perenne, che, unita al clima caldo umido estivo, con punte vicine ai 40 gradi, ha richiesto notevolissime doti di adattamento: “Non è stato facile
ed infatti nei primi giorni, complice il cibo piccantissimo e speziatissimo e l’acqua molto povera di sali minerali, eravamo tutti piuttosto spossati”. Nel corso del soggiorno alla Sichuan University, ogni ospite italiano è stato seguito da un coetaneo cinese, che gli ha fatto da guida sia nell’ambito universitario, sia durante le escursioni e le visite sul territorio. “Abbiamo conosciuto un sito per la riproduzione del panda, che è una delle attrattive di quel territorio. Abbiamo avuto inoltre l’opportunità di visitare alcune aree archeologiche”. Il prof. Gualtieri, il docente che ha accompagnato le ragazze ed i ragazzi italiani, in Cina ha tenuto un corso di 12 ore di Idraulica ambientale. “Avevo oltre 200 studenti cinesi – racconta – ed ho trovato grande attenzione da parte loro. Il corso era al livello di Laurea Triennale. Alla fine ho somministrato un test con quesiti a risposta multipla, perché la frequenza alle mie lezioni comportava il riconoscimento di crediti formativi, qualora si fosse superata la prova finale. La totalità degli allievi del corso ha superato il test. Per me è stata una bella soddisfazione”. Il professore ha tenuto anche un seminario per i suoi colleghi cinesi, relativo al progetto di una diga in Brasile al quale ha lavorato negli anni scorsi. “Nel complesso – conclude – il bilancio dell’esperienza è stato estremamente positivo. Conto di ripeterla il prossimo anno”.
Fabrizio Geremicca